23 Novembre 2024

Fonte: La Stampa

politica

di Ugo Magri

Il premier deve nominare un nuovo ministro dello Sviluppo, fare in modo che il caso Guidi non travolga Boschi ed evitare che lo scandalo abbia riflessi sul referendum del 17 aprile

Quando si sveglierà stamane (per via del fuso orario, intorno a mezzogiorno ora italiana), Renzi guarderà l’agenda e rileggerà le tre cose da fare che certamente si è annotato ieri sera prima di spegnere la luce.
La prima: nominare un nuovo ministro dello Sviluppo al posto della Guidi, che si è dimessa. Fino a sabato non c’è modo, perché il premier si trova in America per il summit sulla sicurezza nucleare e deve pure incontrare Obama. Se la nomina tarderà qualche giorno, certo non cascherà il mondo: Renzi sarà in grado di approfittarne per una scelta oculata, al di fuori della solita cerchia di fidati amici fiorentini. Per esempio potrà cercare un nome condiviso dentro il Pd in modo da smentire la minoranza interna, che gli rimprovera un atteggiamento da boss. Dovrà prima parlarne con Mattarella, il quale formalmente nomina i ministri su proposta del premier.
Secondo impegno in agenda: tenere Maria Elena Boschi al riparo dalle illazioni nel dibattito parlamentare che senz’altro ci sarà. Tra le carte di Potenza si parla pure di lei, anche se di striscio e con un ruolo per il momento marginale. Le opposizioni chiederanno la sua testa, ben sapendo che non la otterranno mai. Perché, dopo il premier, la Boschi è il personaggio più importante del governo. Se Maria Elena cade, addio Matteo: un’ottima ragione per non lasciarla in pasto agli avversari.
Ultima annotazione sul taccuino del premier: evitare che lo scandalo Guidi abbia riflessi sul referendum del 17 aprile. Il cortocircuito è possibile (anzi probabile) perché sempre di petrolio si tratta, tanto nel caso delle trivelle che dell’inchiesta potentina sui traffici di influenza. Potrebbe accadere che un certo numero di elettori disgustati, invece di restarsene a casa, per protesta decidano di votare (e di votare sì). Nel qual caso il quorum verrebbe raggiunto. E per il premier, che ha suggerito di starsene a casa, sarebbe una dura sconfessione. Meglio aggiustare il tiro finché c’è tempo.

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