16 Settembre 2024

POLITICA

Fonte: La Stampa

Finocchiaro ha messo nero su bianco le modifiche all’Italicum. Lo sbarramento scende al 3%. Eccezion fatta per i grillini, gli altri hanno dato via libera


ANSA

Il Ministro delle Riforme Maria Elena Boschi (s) e la Presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato Anna Finocchiario (archivio)

Pare che stavolta ci sia finalmente un accordo largo capace di porre termine al tormento noiosissimo della legge elettorale. In Commissione al Senato, dove se ne discute, la relatrice Finocchiaro ha messo nero su bianco le modifiche al cosiddetto Italicum. Eccezion fatta per i grillini, tutti gli altri hanno dato via libera. Il segreto della Finocchiaro è che ciascuno grazie a lei porta a casa un boccone. Il migliore se lo prende Renzi con il premio di lista: chi arriva primo viene proiettato automaticamente oltre il 50 per cento dei seggi nel nuovo Parlamento. Il Cavaliere non era d’accordo perché aveva fatto due conti e aveva scoperto che, con questi chiari di luna, il premio lo vedrebbe col binocolo. Però ieri è stato tacitato consegnandogli in cambio i capilista bloccati, vale a dire la concreta possibilità di decidere chi tra i suoi verrà eletto nei vari collegi, senza permettere che lo scelgano gli elettori attraverso le preferenze (ce ne saranno due, ma potranno essere espresse per tutti tranne che per i capilista). E i partiti minori? Anche loro sono soddisfatti della mediazione perché crolla la soglia di sbarramento: era all’8 per cento, invece adesso l’asticella viene collocata al 3. Sono in molti a sperare di superarla.

 

Le premesse per metterci alle spalle la riforma dunque ci sarebbero. Peccato che tutto rischi di arenarsi su un dettaglio: la «clausola di salvaguardia». Tradotta in parole semplici, si tratta di 2-3 righe al massimo dove specificare come dal notaio quando entrerà in vigore l’Italicum e, soprattutto, con quali regole si andrebbe a votare casomai scoppiasse una crisi prima di quella data. A parole, sembra una cosa di poco conto; nella realtà è questione serissima perché nessuno (a parte i renziani di stretta osservanza) si fida interamente del premier e della sua promessa che si tornerà a votare non prima del 2018. Quasi tutti viceversa sospettano che Renzi abbia in mente di rovesciare il tavolo molto prima, magari già nella primavera prossima, in modo da avere un Parlamento a sua immagine e somiglianza. Dunque tentano di formulare la clausola di salvaguardia in modo tale da escludere ogni dubbio in proposito.

 

Renzi, viceversa, vorrebbe tenersi le mani libere. Per cui ieri in Commissione c’è stato questo ennesimo tira-e-molla che ha visto protagonista il solito Calderoli: sua la proposta di specificare nella clausola che, casomai si dovesse votare anzitempo, ci si andrà con il sistema indicato dalla Corte Costituzionale, il cosiddetto «Consultellum». Ma il «Consultellum» a Renzi non piace perché sembra inventato apposta per mettergli i bastoni tra le ruote e vietargli di stravincere come lui gradirebbe: non prevede un premio di maggioranza, è un sistema tutto quanto proporzionale, poteva andare bene nella Prima Repubblica. Per cui i renziani si sono opposti alla clausola e il Pd li ha seguiti a ruota. Piuttosto che legarsi le mani col «Consultellum», il premier preferisce che per ora la questione resti nel vago. E se un bel giorno tutto precipitasse al punto da dover sciogliere le Camere? Niente paura, dicono fonti vicine al premier: con un semplice decreto-legge il governo potrebbe indicare il sistema di voto. Ad esempio (l’hanno ripetuto in tanto, incominciando dal vicepresidente della Camera Giachetti), si potrebbe riportare in vita il «Mattarellum» che fu un voga per un decennio, tra il 1994 e il 2005.

 

Ne riparleranno nei prossimi giorni. Ma Calderoli ha un’arma da non sottovalutare: se non gli daranno retta, l’esponente della Lega rovescerà sul tavolo della presidente Finocchiaro 10.500 emendamenti alla legge. E a quel punto si bloccherà tutto per l’ennesima volta, in quanto a Palazzo Madama il Regolamento non permette di depennare gli emendamenti ma impone che vengano esaminati tutti e diecimilacinquecento, uno per uno…

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