20 Settembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Pierluigi Battista

Si può congegnare una legge elettorale solo allo scopo di impedire al presunto vincitore di vincere se il vincitore è inviso all’attuale maggioranza parlamentare?


Mi rendo conto, è l’argomento più noioso della storia politica degli ultimi secoli, ma per chiedere una moratoria pluriennale sulle discussioni che riguardano la legge elettorale, bisognerà pur parlare di legge elettorale. Chiedo perdono ma stavolta l’ennesima bagarre sulla legge elettorale si fonda su una colossale ipocrisia. Di solito, dal ’99 in poi quando il tema ha dilagato rompendo ogni argine, si dice: occorre fare una legge elettorale che garantisca una maggioranza parlamentare e con essa governabilità e stabilità e giù proposte, sottoproposte, controproposte, varianti, commi, precisazioni, controprecisazioni. Stavolta è però esattamente il contrario: bisogna fare una nuova legge elettorale che impedisca di ottenere una maggioranza perché con la legge elettorale attualmente in vigore, approvata alla fine della scorsa legislatura con l’ennesimo giochetto superficiale, una maggioranza è assai probabile, anche non dando un soverchio credito ai sondaggi.
Con questa legge elettorale il centrodestra a guida salviniana avrebbe una larghissima maggioranza ma la domanda è: si può congegnare una legge elettorale solo allo scopo di impedire al presunto vincitore di vincere se il vincitore è inviso all’attuale maggioranza parlamentare? Si può cambiare legge elettorale ogni due o tre anni solo per ritagliarsi un meccanismo che compensi con le sue clausole la sconfortante incapacità, con qualunque legge elettorale, di conquistare i voti necessari per governare? L’Italia è l’unico Paese occidentale che da una ventina d’anni perde un’infinità di tempo sulle leggi elettorali da cambiare ad ogni stagione, ma le leggi elettorali si dovrebbero cambiare di rado, come svolta eccezionale, e solo quando sanciscano radicali cambiamenti, come avvenne con il passaggio dal proporzionale al maggioritario tra la Prima e la Seconda Repubblica. Se poi le maggioranze si sfarinano, la colpa è delle forze politiche, non delle leggi elettorali. E del resto nella Prima Repubblica, anche con il sistema proporzionale, il Parlamento godeva di maggioranze stabili con il principale partito di governo e il principale partito d’opposizione che godevano al contrario dei loro eredi di un grande vantaggio: avere i voti e, nel caso della Dc, anche coalizioni stabili. Ora ricomincia la disputa sulla nuova legge elettorale: chiediamo pietà, e una moratoria. Ma non ce la concederanno.

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