Fonte: La Stampa
di Valentina Frezzato
Sergio Vazzoler spiega il motivo per cui il messaggio dell’adolescente ha un effetto dirompente
Sergio Vazzoler è consulente in comunicazione d’impresa ed esperto di comunicazione ambientale; partner di Amapola.
Abbiamo una adolescente diventata leader di molti ragazzi sul tema ambiente. Come è riuscita la sedicenne Greta Thunberg a convincere tanti studenti a scioperare per il clima? Dove sta la forza comunicativa?
«L’intervento di fronte ai grandi della Terra aveva una forza dirompente nella sua semplicità. Ha detto cose durissime con tono quasi sottovoce e queste frasi sono rimaste scolpite. Ha utilizzato un linguaggio e dei concetti fortemente radicali con una modalità non gridata, non aggressiva. Questa combinazione di accuse pesanti legate a una presa di coscienza importante e di semplicità ha fatto la differenza».
Su quale concetto è stata vincente?
«Sull’immagine del padre di famiglia, del genitore che dice di amare più di ogni altra cosa il figlio, ma gli distrugge il futuro. È riuscita a spostare l’attenzione. Siamo passati da una dimensione tecnica dell’ambiente, da un canovaccio di comunicazione tutto in negativo, a una immagine fortemente evocativa. Come se fosse riuscita a prendere il tema ambientale e spostarlo sul richiamo alle coscienze, sul rapporto genitori-figli, sull’importanza del futuro dei propri figli».
Proprio il futuro è entrato negli slogan, insieme ad altre parole chiave.
«E alla critica. Quella di Greta è anche una call to action, un richiamo all’attenzione. Fa’ qualcosa, agisci. Ti critica, ti chiede perché l’hai fatto, perché ti comporti così. Il suo è un messaggio che per la prima volta ha “sfondato” su un tema che solitamente non “sfonda”. I numeri e il passaparola che ha generato è sorprendente. Tutti i giornali ne parlano. È un grande segnale di discontinuità».
Quindi a livello comunicativo ha fatto centro?
«Sì. Forse questa è la modalità giusta che insegna molto a chi si occupa da tanti anni di ambiente e non aveva trovato quella chiave, quel registro di comunicazione che lei è riuscita in qualche modo a rappresentare. Dando voce a una generazione che gli adulti si dimenticano spesso di ascoltare».
Proprio perché ha 16 anni viene seguita dai teenager in tutto il mondo?
«Certo. Tanti suoi coetanei si sono mobilitati e si stanno mobilitando. Questo è un segnale molto positivo, ma io ci vedo anche un rischio. Per raggiungere gli obiettivi che sono quanto mai stringenti e urgenti sono gli adulti a doversi muovere. Forse non l’hanno ancora capito».