23 Novembre 2024

Fonte: La Stampa

di Francesca Sforza

A Monaco i segnali dell’avanzata: l’AfD tiene comizi nascosti e soffia sulle paure. Gli analisti: molti che sono stati esclusi dalla crescita guardano a loro

Ogni tanto qualcuno cade a terra, interrompendo il corso del lungo fiume di persone che seguono le frecce di vernice bianca sul marciapiede, con su scritta l’indicazione «Oktoberfest». Succede, se si comincia a bere dal mattino, così come è frequente che la massa umana, a Monaco, a forza di ridere, spintonarsi e barcollare, assuma un’andatura oscillante, e vista di spalle, con i pantaloncini corti in pelle traforata e gli abiti femminili stretti in vita su tessuti quadrettati e pizzi di foggia tradizionale, sembri una grande, e un po’ inquietante, danza popolare.
Ma cosa balla davvero nel cuore della Baviera, che con i suoi 568 miliardi di euro ha lo stesso prodotto interno lordo di tutta l’Argentina?
I primi a chiederselo sono i vertici della Csu, sorella bavarese della Cdu, il partito della cancelliera, che a tre giorni dal voto non nascondono la loro preoccupazione: il partito di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD) è forte, molto più forte di quanto i sondaggi non intercettino. «Abbiamo paura che arrivi al 20 per cento», ci hanno detto diversi rappresentanti del primo partito bavarese pregando di spegnere il registratore e posare il taccuino.
Non è come per i Länder dell’Est, dove gli estremisti di AfD puntano su un mix di disagio, scontento e invidia sociale nei confronti dell’Ovest più ricco e arrogante. Qui la strategia è diversa, e si riassume in un paio di slogan elettorali che campeggiano per le strade nella periferia di Monaco: «Chi vota Csu, poi si ritrova la Merkel», o anche «Franz Joseph Strauss (mitico e indimenticato governatore della Baviera) oggi voterebbe AfD». Niente a che vedere con Hitler e con le nostalgie neonazi – che pure in origine vengono proprio da queste verdi valli -. Qui l’AfD punta all’elettore anziano della Csu, quello della prima ora, quello che da sempre vede in Frau Merkel un’estranea, e nei migranti dei nemici. E se i partiti tradizionali scelgono le facili adunate nelle birrerie dell’Oktoberfest, i candidati dell’AfD si mettono a parlare all’interno di locali improvvisati in periferia, nei presidi sanitari – un paziente di Stoccarda è finito nelle cronache locali per aver dimostrato il proprio dissenso: «Non voglio andare dal medico e trovarmi in un covo di estremisti».
Sono comizi volanti, che si sciolgono così come si sono assembrati, di cui giornali e tv non parlano, ma che ci sono, lasciano una scia amara e forse profonda. «È vero che da quando ci sono così tanti stranieri i reati di molestie e abusi nei confronti delle donne sono aumentati?», chiede la conduttrice del Tg della sera sulla «Bayerischer Rundfunk» al sovrintendente alla sicurezza regionale. «Beh, sì, il numero dei reati sessuali da parte di stranieri è all’incirca raddoppiato – è stata la risposta -, anche se certo questo dipende anche dal fatto che ci sono in generale più stranieri che in passato».
Secondo gli ultimi sondaggi l’umore in Baviera è molto polarizzato: il 37 per cento considera i migranti un’opportunità, e un’analoga percentuale li trova indesiderabili. È chiaro che l’AfD punta a scalare la seconda cima, e lo fa con il richiamo a quei «valori identitari», che sono stati da sempre patrimonio elettorale della Csu.
E poi ci sono gli astenuti, un partito-ombra che alle ultime elezioni prese il 28,5 per cento. Oggi quegli stessi non votanti potrebbero essere trascinati a destra: «C’è una discreta fetta di popolazione – dice Sigrid Rossteutscher, politologa a Norimberga – che non ha partecipato alla crescita degli ultimi quindici anni, e che per questo è frustrata, distante, delusa».
I politici faticano ad avvicinarsi a queste realtà, perché al fondo pensano che l’astenuto sia una causa persa, e quindi lasciano che ai bordi delle grandi città crescano sempre nuovi non-elettori. «Ancora più grave – dice Michael Kaendig, docente di diritto a Monaco – è quando rimangono vittima del disinteresse le giovani generazioni, in particolare figli di stranieri, perché allora rischiano di perdere l’orientamento». Martin B., addetto in un negozio di componenti tecnologiche vicino alla stazione centrale di Monaco, racconta stupefatto di essersi trovato a cena con sei amici turchi (di seconda generazione) che voteranno tutti per l’AfD: «Capisce? Se anche i turchi votano per loro…».
C’entra sicuramente la posizione assunta dall’Spd nei confronti di Erdogan, ma il salto dal bacino socialdemocratico a quello inesplorato dei populisti di estrema destra fa riflettere. All’ultimo dibattito tra i candidati locali prima del voto, nella popolare trasmissione Muenchner Runde, il candidato dell’AfD non c’era. C’era quello della Csu, quello dell’Spd, la candidata verde Claudia Roth, persino il candidato del partito di sinistra Linke (che in Baviera si aggira intorno al 3 per cento dei consensi). Il rischio è che domenica si presentino in troppi, anche senza invito.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *