19 Settembre 2024

Il leader dem Enrico Letta: nessun imbarazzo su tasse e giustizia. Semmai è Salvini in difficoltà, ma ora stop ai giochini

E se Matteo Salvini stesse pensando di staccare la spina alla legislatura prima del tempo per andare al voto nel 2022? È la domanda che si stanno ponendo in questi giorni al Nazareno e nel centrosinistra in genere. Nei colloqui privati tra i big di quell’area è diventato un interrogativo ricorrente. E sabato scorso è stato il segretario della Cgil, Maurizio Landini, a dare voce pubblicamente a questi timori: «Salvini dice che non si possono fare le riforme e che è pronto a votare Draghi alla presidenza della Repubblica. Insomma, sembra che non abbia in testa l’idea che questa legislatura duri molto».
Dunque, nel centrosinistra ci si chiede, con una certa preoccupazione, quali siano le reali intenzioni di Salvini. Ne parlava l’altro giorno con qualche compagno di partito la capogruppo dem alla Camera, Debora Serracchiani: «Salvini mi sembra piuttosto confuso e preoccupato dall’ascesa della Meloni. E più i sondaggi confermeranno questo trend più lui vorrà andare a votare». Parole analoghe a quelle del portavoce di Base riformista, Andrea Romano: «Salvini continua a fare due parti in commedia per paura di un’emorragia di consensi verso Giorgia Meloni e punta al voto nel 2022 per arginarla».
Già, l’idea che sta maturando nel Pd è che il leader leghista, visti i sondaggi che danno il suo partito in costante flessione e FdI in crescita, possa pensare che sia più opportuno sfilarsi dal governo. E le elezioni nel 2022 coglierebbero impreparato il centrosinistra, perché dem e Movimento 5 Stelle, nonostante le reciproche rassicurazioni di Giuseppe Conte ed Enrico Letta, hanno ancora bisogno di tempo per dare vita a un’alleanza che sfidi il centrodestra nelle urne. «Sono convinto che alle Politiche andremo alleati con i 5 Stelle», è il ragionamento del segretario dem. Il quale però immagina uno scenario del genere nel 2023. Anche per questa ragione il Pd sta cercando di evitare che Forza Italia torni a saldarsi con Lega e FdI, perché se dal governo si sfilassero anche gli «azzurri» il voto anticipato diventerebbe una certezza. «E pur di andare a votare Salvini contribuirebbe all’elezione di Draghi al Quirinale», dice un autorevole esponente dem.
Letta però, al momento, preferisce concentrarsi sul presente e su quelle che a suo giudizio possono essere le conseguenze di questo atteggiamento movimentista del leader della Lega. «Il punto — spiega il segretario ai suoi — è che mettere in discussione le riforme come sta facendo Salvini in questi giorni indebolisce Draghi ed espone l’Italia alle manovre, soprattutto dei frugali, in Europa. Così rischiamo di venire nuovamente dipinti come i soliti inaffidabili». Il segretario del Partito democratico è invece convinto che questo governo sia in grado di fare le riforme: «Sono la missione di Draghi, oltre che la condizione formale per accedere ai fondi del pacchetto Next Generation Eu», spiega ai suoi.
Letta ritiene perciò che Salvini dica cose infondate quando accusa il Pd e i 5 Stelle di non riuscire a mandare in porto le riforme. E, parlando con i suoi, rispedisce al mittente quelle critiche: semmai è la Lega che su questo terreno ha difficoltà a muoversi. La dimostrazione? «Sulla giustizia Salvini si nasconde dietro lo strumento nobile del referendum per non assumersi l’onere di una riforma condivisa. Il leader leghista sostiene che il Partito democratico è in imbarazzo su questo tema. Ma quando mai. Il Pd ha già presentato giovedì le sue proposte in linea con l’impianto della riforma Cartabia. Sono proposte molto chiare, specie sulla prescrizione e sul Csm». Insomma, il segretario dem è preoccupato che questo Salvini di «lotta e di governo» finisca per logorare l’esecutivo che invece ha una missione da compiere. Per questa ragione tutte le forze politiche che lo sostengono dovrebbero «agire con massima responsabilità». Indebolire il governo o staccare la spina prima sarebbe esiziale, secondo Letta, perché Draghi a Palazzo Chigi è «la garanzia» che si facciano le riforme. Perciò il segretario del Partito democratico incalza il leader leghista e lo sfida. «Non è il momento di fare i giochini», è l’ammonimento di Enrico Letta.

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