Il segretario del Pd: «Sì al tavolo sul Quirinale ma senza il nome di Berlusconi, chiama anche i miei parlamentari»
Sabato Enrico Letta chiederà alla Direzione e ai parlamentari del Pd un mandato in bianco per trattare, insieme alle presidenti dei gruppi Debora Serracchiani e Simona Malpezzi, sul Quirinale. Nella riunione, che non si terrà più giovedì, visto che per il 13 è prevista la camera ardente di David Sassoli, deputati e senatori dem, che temono si possa scivolare verso le elezioni e non si fidano del tutto che questo non sia in fondo l’obiettivo del segretario, porranno un unico vincolo: «L’esigenza della continuità della legislatura».
Nella segreteria di martedì, dedicata per gran parte alla commemorazione di Sassoli, Letta ha spiegato che c’è la «necessità di individuare una personalità super partes, nel tempo più rapido possibile, anche per evitare il rischio di una nuova fase dell’antipolitica». Intervistato da Giovanni Floris su La7, a DiMartedì, è più esplicito sull’identikit: «Un candidato con le caratteristiche di Mattarella». E al giornalista che gli chiede se possa essere lo stesso Mattarella risponde: «Sarebbe il massimo». Una frase che entusiasma i parlamentari dem che tifano per un bis dell’attuale capo dello Stato. «A me pare l’unica soluzione seria per non creare confusione in un momento delicatissimo», ribadisce Matteo Orfini. E a Mattarella pensano anche, tra gli altri, Walter Verini, Stefano Ceccanti e Andrea Romano. E anche Veltroni non ha escluso del tutto la possibilità di un bis in caso di stallo. Ma nella trasmissione Letta non va oltre. Anzi sottolinea: «Sarebbe la soluzione migliore, ma il presidente ha detto più volte di no e bisogna essere rispettosi della sua volontà».
Il segretario dem, però, al momento, è preoccupato per la candidatura di Berlusconi, che, rivela, «ha chiamato anche dei parlamentari del Pd»: «Così blocca tutto e impedisce il dialogo. Se lui non fa un passo indietro noi non ci sediamo al tavolo con gli altri. Del resto, il centrodestra non ha il pallino, non c’è un partito dominante. Perciò bisogna dialogare per raggiungere un accordo largo e anche per siglare un nuovo patto di governo fino al 2023, con una maggioranza ampia perché non credo che si possa fare una maggioranza Ursula».
Comunque Pd, Cinque Stelle e Leu meditano di disertare la quarta votazione, quella in cui non c’è più bisogno della maggioranza dei due terzi, nel caso in cui il leader di Forza Italia insista nella sua candidatura: «Non lo escludo», ammette Letta.
Il leader dem comunque non farà nomi nemmeno in Direzione, ma chi ci ha parlato in questi giorni sa che il segretario è sempre dell’idea che «se spuntasse la candidatura di Draghi, il Pd dovrebbe sostenerla e non potrebbe certo mettersi di traverso». Ma in questo caso, «bisognerà trovare una soluzione di governo efficace, perché non ci possiamo permettere un mese di crisi al buio». E il segretario del Partito democratico è convinto che anche Giuseppe Conte, con cui ha un’interlocuzione costante, possa posizionarsi alla fine su Draghi. L’importante, comunque, per Letta è «preservare il presidente del Consiglio e tutelarlo», qualsiasi sia l’incarico che ricoprirà: «In questo momento l’Italia ha una carta fondamentale che si chiama Draghi, se ce la giochiamo, se salta Draghi per un motivo o per l’altro è un disastro per il Paese».
Nella segreteria di martedì, dedicata per gran parte alla commemorazione di Sassoli, Letta ha spiegato che c’è la «necessità di individuare una personalità super partes, nel tempo più rapido possibile, anche per evitare il rischio di una nuova fase dell’antipolitica». Intervistato da Giovanni Floris su La7, a DiMartedì, è più esplicito sull’identikit: «Un candidato con le caratteristiche di Mattarella». E al giornalista che gli chiede se possa essere lo stesso Mattarella risponde: «Sarebbe il massimo». Una frase che entusiasma i parlamentari dem che tifano per un bis dell’attuale capo dello Stato. «A me pare l’unica soluzione seria per non creare confusione in un momento delicatissimo», ribadisce Matteo Orfini. E a Mattarella pensano anche, tra gli altri, Walter Verini, Stefano Ceccanti e Andrea Romano. E anche Veltroni non ha escluso del tutto la possibilità di un bis in caso di stallo. Ma nella trasmissione Letta non va oltre. Anzi sottolinea: «Sarebbe la soluzione migliore, ma il presidente ha detto più volte di no e bisogna essere rispettosi della sua volontà».
Il segretario dem, però, al momento, è preoccupato per la candidatura di Berlusconi, che, rivela, «ha chiamato anche dei parlamentari del Pd»: «Così blocca tutto e impedisce il dialogo. Se lui non fa un passo indietro noi non ci sediamo al tavolo con gli altri. Del resto, il centrodestra non ha il pallino, non c’è un partito dominante. Perciò bisogna dialogare per raggiungere un accordo largo e anche per siglare un nuovo patto di governo fino al 2023, con una maggioranza ampia perché non credo che si possa fare una maggioranza Ursula».
Comunque Pd, Cinque Stelle e Leu meditano di disertare la quarta votazione, quella in cui non c’è più bisogno della maggioranza dei due terzi, nel caso in cui il leader di Forza Italia insista nella sua candidatura: «Non lo escludo», ammette Letta.
Il leader dem comunque non farà nomi nemmeno in Direzione, ma chi ci ha parlato in questi giorni sa che il segretario è sempre dell’idea che «se spuntasse la candidatura di Draghi, il Pd dovrebbe sostenerla e non potrebbe certo mettersi di traverso». Ma in questo caso, «bisognerà trovare una soluzione di governo efficace, perché non ci possiamo permettere un mese di crisi al buio». E il segretario del Partito democratico è convinto che anche Giuseppe Conte, con cui ha un’interlocuzione costante, possa posizionarsi alla fine su Draghi. L’importante, comunque, per Letta è «preservare il presidente del Consiglio e tutelarlo», qualsiasi sia l’incarico che ricoprirà: «In questo momento l’Italia ha una carta fondamentale che si chiama Draghi, se ce la giochiamo, se salta Draghi per un motivo o per l’altro è un disastro per il Paese».