20 Settembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Riccardo Franco Levi


Posta di fronte alla durezza e alle chiusure del presidente Trump, la cancelliera Merkel ha detto che adesso spetta all’Europa di pensare alla propria sicurezza e costruire il proprio futuro. Proprio di sicurezza e di difesa avevano parlato, definendole come la priorità sulla quale impegnarsi, il presidente francese Emmanuel Macron e il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, in occasione della loro cena di lavoro svoltasi a Parigi. Temi che avevano identificato come quelli da affrontare con la massima urgenza e sui quali è più concreta l’ipotesi di un passo in avanti dell’Europa. Alla luce del tragico attentato di Manchester sono parole che assumono un peso ancora maggiore e chiedono di essere rapidamente tradotte in pratica. Ci si riuscirà? L’elezione di Emmanuel Macron ha dato un’iniezione di fiducia e speranza all’Europa. Adesso — sono ancora parole del nostro presidente del Consiglio — si tratta di investire questo capitale di fiducia nella direzione comune. L’immediato viaggio a Berlino di Macron appena eletto presidente e il suo incontro con la cancelliera Merkel hanno mostrato e dimostrato il rilancio dell’intesa, da sempre decisiva per il progresso della costruzione europea, tra Francia e Germania.
Cosa può fare l’Italia per non restare isolata in un rinsaldato abbraccio tra Parigi e Berlino? Se una possibile risposta può essere quella di una più stretta collaborazione con la Francia al fine di meglio equilibrare il rapporto con la Germania, come dobbiamo muoverci? Cosa sappiamo del nuovo presidente francese? Un utile punto di partenza per avere indicazioni sul Macron uomo politico, sulle sue priorità e, quel che più conta per noi, sulle opportunità che si aprono per l’Italia può essere l’attenta analisi del modo in cui egli ha composto il suo primo governo. Se le scelte per gli incarichi di primo ministro, ministro degli Esteri e ministro dell’Economia sono state il segno della sua determinazione, persino della sua brutalità, nello scompaginare le file di gollisti e socialisti, la definizione di Ministero dell’Europa e degli Esteri (prima Europa, poi Esteri) conferma una vocazione europea già resa esplicita nel modo più spettacolare possibile con il suo primo, solitario ingresso da presidente francese sulle note dell’Inno alla gioia di Beethoven, l’inno non ufficiale ma non per questo meno autentico dell’Unione Europea.
La decisione, poi, di non cedere al governo ma di tenere vicino a sé il superconsigliere economico Jean Pisani-Ferry indica la volontà di conservare stretto e personale controllo sulle grandi scelte di politica economica, il terreno sul quale egli ha più direttamente maturato le proprie esperienze di lavoro e di governo. Sono, però, le nomine ai dicasteri della Giustizia e della Difesa quelle per noi più interessanti. Sono queste le due caselle sulle quali Macron ha collocato le due personalità dal profilo più marcatamente europeo: François Bayrou, leader della formazione centrista MoDem, più volte ministro e candidato alle elezioni presidenziali, e Sylvie Goulard, autorevole europarlamentare, presidente del Movimento Europeo francese, già consigliere politico del Presidente della Commissione Europea. Quello della giustizia è il settore nel quale dobbiamo riparare allo strappo e all’errore compiuti con la nostra decisione di restare fuori dall’Ufficio del Pubblico Ministero Europeo, strumento non ancora perfetto ma preziosissimo per coordinare un’attività coordinata di indagine su scala europea e rafforzare i presidi a tutela della comune sicurezza.
Quello della difesa è il campo nel quale sono più possibili forme avanzate e rafforzate di cooperazione e dove noi possiamo vantare tanto una forte e qualificata presenza nell’industria degli armamenti quanto forze armate che hanno dimostrato tutto il loro valore nelle operazioni all’estero. La riforma del governo dell’economia della zona euro con un bilancio e un ministro delle Finanze comuni non sono un obiettivo che si possa raggiungere nell’immediato. E non illudiamoci di poter giocare la carta della Francia per strappare nuove flessibilità di bilancio alla Germania. Puntiamo su difesa e giustizia. I tavoli sui quali dovremmo e ci conviene per primi giocare le nostre carte sono quelli di François Bayrou e di Sylvie Goulard. Dimostriamo al guardasigilli francese la nostra volontà di collaborazione anticipando a lui la nostra decisione di aderire all’Ufficio del Pubblico Ministero Europeo. Assicuriamo alla Ministre des Armées (questo il nuovo titolo della titolare del dicastero della Difesa) tutto il nostro contributo e il nostro sostegno al progetto per la difesa europea nel quale la Francia, tanto più nella sua posizione di sola potenza nucleare europea dopo la Brexit, giocherà un ruolo di punta. Sicurezza e difesa. Manchester le impone.

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