Fonte: La Stampa
Prima tranche da 1,9 miliardi. Ma solo dopo che Atene avrà consegnato il piano
L’Eurogruppo valuterà il pagamento a rate dei 7,2 miliardi ancora nella pancia del programma di salvataggio greco esteso al 30 giugno. Secondo fonti concordanti, il versamento potrebbe avvenire in due-tre momenti, e anche prima di fine aprile, data indicata come limite per chiudere la trattativa «soldi per riforme» con Atene. Se Alexis Tsipras invierà a Bruxelles entro una settimana un piano di interventi chiaro e concreto, come ha promesso giovedì notte ai partner europei, potrebbe essere convocato un Eurogruppo per deliberare sugli esborsi. Secondo una voce governativa ellenica, la prima tranche potrebbe essere di 1,9 miliardi.
È una via di uscita che va declinata al condizionale, almeno per momento. L’incontro a sette che Tsipras ha avuto con Angela Merkel, Francois Hollande e i presidenti di Bce (Draghi), Commissione (Juncker), Eurogruppo (Dijsselbloem) e Consiglio (Tusk) ha chiarito le posizioni, forse ha anche «ricostruito la fiducia reciproca perduta», ha suggerito un partecipante. Prima dell’insolito G7 europeo, c’era stata un’epidemia di mal di pancia, soprattutto in area Benelux. «Poi erano tutti contenti», ha assicurato uno dei partecipanti. In effetti risulta che, dopo la relazione di Tusk, nessuno abbia avuto più molto di ridire, tranquillizzati sulla Grecia e sull’andamento dell’economia, particolarmente da un Draghi disposto all’ottimismo a patto che tutti facciano il proprio dovere.
Le nuove riforme
Dopo tre ore abbondanti di colloqui, Atene si è impegnata – ancora – «a presentare nel giro di pochi giorni una nuova lista di riforme», più chiara e con più cifre. È l’ultima chance. Hollande dice che il faccia a faccia «ha ricordato a Tsipras l’urgenza e la situazione del paese». L’intesa sulla Grecia è stato conclusa il 20 febbraio all’Eurogruppo, ha ricordato il premier Renzi: «C’è stata una riunione, positiva, ed è sempre importante discutere, ma non c’è stato nessun accordo». E qui siamo. In cambio di progetti di riforma senza troppe ombre arriveranno i soldi. Al di là d’una irritazione generalizzate per il mondo ondivago di negoziare di Tsipras & Co., nessuno vuole perdere il paziente greco. Jean-Claude Juncker ha incaricato il suo vice, Valdis Dombrovskis, di favorire l’accesso alla riserva di bilancio dei fondi Ue non utilizzati per rendere possibile il pagamento entro l’anno di due miliardi alla Grecia. «Servono per appoggiare gli sforzi di crescita», ha detto il presidente della Commissione. Aiuteranno le imprese e sostegno sociali. La buona notizia è che il tasso di cofinanziamento sarà del 5 per cento invece che del 15.
Tsipras incassa tutto questo come un contributo contro «la crisi umanitaria» che vede erodere il suo paese. Tornerà ad Atene dicendo che non ci sono vincoli, né scadenze, e a queste condizioni la Grecia può onorare a testa alta gli impegni. Le cose non stanno così, ma è uno di quei casi in cui va bene che il fine giustifichi i mezzi. E pure il premier greco è soddisfatto al punto da dire che «non c’è un problema di liquidità a breve termine per la Grecia» e «tutto è ok anche nel settore bancario».
Sulla spinta della necessaria euforia, il leader di Syriza ha trovato anche il modo di difendere il suo ministro dell’Economia, Yanis Varoufakis, da qualche giorno avvolto in una nuvola di critiche. «Il governo funziona in modo collettivo, non ci sono strategie personali – ha assicurato – e i partner Ue non hanno fatto alcun accenno a questo». A ben pensarci, ha aggiunto, «non posso nemmeno immaginare che Merkel o Hollande dicano al governo greco di cambiare il ministro delle finanze». Che però il tedesco Schaeuble non l’abbia mai pensato, è tutt’altra storia.