I futures sullo S&P 500 indicano che ci potrebbe essere un deciso balzo in avanti delle quotazioni
Il dollaro s’impenna, l’euro perde quota, il peso messicano ancora di più, i prezzi dei titoli di Stato americani crollano mentre i loro rendimenti schizzano verso l’alto. Poi c’è il bitcoin che corre e la borsa di Tokyo che guadagna terreno, eppure quella di Shanghai resta inchiodata attorno ai valori di inizio seduta. Ma soprattutto i futures sullo S&P 500, i derivati che catturano i prezzi attesi all’apertura fra qualche ora del principale listino azionario di New York, indicano che ci potrebbe essere un deciso balzo in avanti delle quotazioni.
Tutto nei mercati finanziari sembra dire, almeno per il momento, che a questo punto dello spoglio dei voti negli Stati Uniti Donald Trump è il favorito nella corsa per la Casa Bianca. O almeno gli investitori, in queste ore, stanno già prendendo posizione in modo molto deciso in questa direzione.
C’è infatti una razionalità in ciascuno dei movimenti in corso, se li si legge alla luce del programma di Donald Trump. I Treasuries decennali, i titoli del Tesoro americano, hanno improvvisamente perso terreno – con i rendimenti che specularmente sono già saliti di 13 punti (0,13%), un movimento macroscopico in un mercato da molte migliaia di miliardi di liquidità – proprio perché gli operatori hanno ben presente il programma di Trump: nuovi tagli delle tasse, con l’aliquota per le imprese che scenderebbe dal 21% al 15% e meno pressione fiscale sui ricchi, tutti finanziati in deficit.
Ma poiché il disavanzo americano si aggira già intorno al 7% del prodotto lordo, ci si aspetta già un ulteriore aumento di offerta di titoli di Stato americani sul mercato per coprire il disavanzo: i prezzi dei titoli stanno crollando e i rendimenti salendo per questo. Resterà da vedere se questa scossa tellurica genererà mosse di assestamento anche in altri mercati fragili dei titoli pubblici, come in questo momento quello della Francia.
Di riflesso proprio l’attesa di meno tasse e meno regolamentazione sulle imprese americane – sotto un’amministrazione Trump – sta posizionando al rialzo le borse di Wall Street, in vista dell’apertura fra qualche ora. I futures sullo S&P500 indicano una crescita dell’1,3%, molto vasta in un mercato da 55 mila miliardi di dollari di capitalizzazione: un incremento di valore (per ora sulla carta) da 715 miliardi di dollari in apertura, pari all’intera capitalizzazione di tutta la Borsa italiana.
Ma perché il dollaro sale e l’euro scende? La valuta europea in effetti ha già perso terreno nelle ultimissime ore da 1,09 a 1,08 (mentre il peso messicano ha già perso il 2% sul dollaro durante lo spoglio) perché l’attesa dei dazi tante volte annunciati da Trump sta già riallineando i valori relativi delle diverse monete.
Non solo è attesa una corsa dei capitali verso il dollaro, per catturare una prevista crescita delle borsa e per finanziare il maxi-deficit americano. C’è anche l’esigenza degli esportatori verso gli Stati Uniti di praticare prezzi più bassi – monete relativamente svalutate – per riuscire a vendere in America malgrado i dazi che si prevedono già.
Proprio il timore dei dazi al 60% sui prodotti cinesi, anch’essi nel programma trumpiano, spiega la stasi dei listini di Shanghai di fronte agli eventi della notte.
Infine il Bitcoin, balzato dell’8%: la criptovaluta non era molto amata da Trump, che nel 2021 la definì una truffa. Ma in campagna elettorale ha molto aperto ad essa e alla vasta comunità che ruota intorno a quel mondo, dicendo che gli Stati Uniti «dovrebbero diventare la capitale delle criptovalute del pianeta».