24 Novembre 2024

ESTERI

Fonte: La Repubblica

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L’esperto di sud est asiatico per il think tank americano Brookings Institution è soddisfatto per la svolta democratica…

…e per l’andamento pacifico delle ultime elezioni in Birmania ma evidenzia i grandi ostacoli del prossimo futuro e invita “la comunità internazionale a non cantare vittoria troppo presto”

 

NEW YORK – “”Daw” Suu Kyi si trova di fronte a una serie di sfide ciclopiche”, avverte Lex Rieffel. Autore di vari saggi sul Sud East asiatico, e in particolare sulla Birmania, di cui è il grande esperto per The Brookings Institution, il più antico think tank americano. Rieffel è soddisfatto per la svolta democratica e per l’andamento pacifico, senza violenze, delle ultime elezioni. Ma evidenzia anche i grandi ostacoli del prossimo futuro e invita “la comunità internazionale “, come hanno fatto altri esperti, “a non cantare vittoria troppo presto”. E soprattutto “ad avere pazienza “.

Lex Rieffel, perché tanta cautela? Non è una vittoria netta, quella di Suu Kyi?
“In attesa dei risultati ufficiali, sappiamo il partito di Suu Kyi potrebbe avere la maggioranza in parlamento, nonostante il 25% dei seggi riservato per i militari: ma il paese è ancora lontano dalla formazione di un nuovo governo. Ci vorranno 3-4 mesi”.

Quale sarà la sfida più difficile?
“Sicuramente la costruzione di un rapporto nuovo con i militari. Le altre, riguardano la sua capacità di governare, le riforme da varare e le aspettative dell’elettorato”.

Quale è il contributo che può dare la comunità internazionale?
“Deve dare prova di maggiore pazienza. Deve fare un passo indietro permettendo che le varie forze che si contrappongono in Birmania trovino lo spazio per concludere la guerra civile che dura dai tempi dell’indipendenza. E soprattutto non deve cercare di plasmare la Birmania secondo le varie immagini del paese che si hanno all’estero, sforzandosi invece di capirne le complessità della cultura, anche per evitare di fare dei danni”.

Perché lo dice? Pensa ad esempio che il ruolo degli Usa nello spingere la transizione abbia recato dei danni?
“Ritengo che l’unica cosa importante fatta da Washington sia stata di abbandonare le sanzioni imposte da George W. Bush e puntare a un ruolo più attivo. D’altra parte i progetti di aiuti americani, come quelli di altri paesi occidentali, hanno fatto più male che bene: proprio perché non tenevano conto della realtà e della storia della Birmania “.

 

 

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