22 Novembre 2024

Fonte: La Repubblica

L’Onu media la tregua tra le milizie dopo una giornata di scontri alle porte della capitale. Vertice tra le milizie con il rappresentate Onu

Un accordo per il cessate il fuoco è stato raggiunto tra le milizie riunite a Tripoli con la mediazione delle Nazioni Unite. L’intesa, che prevede la riapertura dell’aeroporto di Mitiga a Tripoli, la protezione dei civili e la garanzia che le proprietà pubbliche e private non verranno violate, è stato raggiunto nel corso dell’incontro tra i rappresentanti dei gruppi che si fronteggiano nella capitale, con la mediazione del segretario generale dell’Onu Ghassan Salamè. In una serie di tweet, la missione Onu per la Libia (Unsmil) spiega i termini dell’accordo.
Un appello al rispetto del cessate il fuoco in Libia è stato lanciato da Italia, Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti a “tutte le parti in causa” in una nota congiunta dei rispettivi governi in cui, oltre a sottolineare il risultato raggiunto, si auspica la riconciliazione e la ripresa di un processo politico di pace a guida libica. “I governi di Francia, Italia, Regno Unito e Stati Uniti salutano il risultato della mediazione raggiunto oggi dalla missione di supporto dell’Onu mirata a una de-escalation delle violenze a Tripoli e nei dintorni, e ad assicurare la protezione dei civili”.L’accordo arriva dopo una giornata di nuovi violenti scontri nei quartieri periferici di Tripoli. Sono stati uditi colpi di mortaio sulla strada per l’aeroporto, vicino all’insediamento militare di Hamza, a sud della capitale, e a Wadi Alrabie a sud est. Con gli scontri armati sono ripresi anche sporadici lanci di razzi di tipo Grad. La Settima Brigata, nota anche come ‘Al Kaniat’, ha presidiato almeno fino alle 13 di oggi la propria posizione utilizzando anche blocchi di cemento. Si tratta del gruppo armato con base nella città di Tarhuna impegnata da giorni in un’offensiva contro i gruppi armati di Tripoli fedeli al governo di Fayez Serraj. Sono stati segnalati scontri anche nella zona di Al Hadba.
“Gli sforzi della Francia non sono diretti contro nessuno, certamente non contro contro l’Italia, di cui sosteniamo l’iniziativa di organizzare una nuova conferenza su questo dossier importante per i due Paesi”, ha detto il ministero degli Esteri della Francia rispondendo ai media transalpini dopo le critiche contro Parigi sul dossier libico mosse in primis dal vice premier e ministro dell’Interno Matteo Salvini.
E con l’intensificarsi degli scambi di artiglieria si aggrava il dramma dei migranti. Oltre 500 persone sono fuggite oggi da un campo di detenzione nei pressi dell’aeroporto di Tripoli, secondo informazioni riportate online dal ‘Libya observer’ e da altre fonti di stampa locali. Fotografie e video diffusi sui social network dalla capitale mostrano colonne di migranti in cammino lungo la strada con sacchetti e bagagli. I combattimenti hanno raggiunto anche l’area in cui è ospitato l’edificio dell’ambasciata degli Stati Uniti, ora chiusa. Ma il dipartimento di Stato ha smentito che il compound sia stato raggiunto da un incendio, come sostenuto invece dalla Protezione civile libica, e ha confermato che le fiamme sono divampate da un vicino serbatoio di combustibile.
Intanto è stato aggiornato il numero dei morti in Libia di questi giorni. E’ salito ad “almeno 61 persone” uccise e 159 ferite, cui si aggiungono 12 “scomparsi”. Lo riferisce il sito Alwasat citando Malek Merset, un responsabile del ministero della Salute. Sia tra i morti che tra i feriti ci sono civili, aggiunge il sito senza fornire cifre.

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