Due dighe sono crollate dopo la tempesta: edifici nel fango, quartieri residenziali distrutti. «Migliaia di persone risultano disperse, auspichiamo un aiuto da tutti i Paesi amici, in particolare dall’Italia»
La Libia orientale è stata flagellata dall’uragano Daniel. Le violenta tempesta ha provocato il crollo di due dighe che hanno inondato la città di Derna. Si temono almeno duemila morti, come ha annunciato Osama Hamad, primo ministro dell’autoproclamato governo della Libia orientale, citato dai media libici e dall’emittente al-Jazeera.
Secondo Hamad migliaia di persone risultano disperse. Derna è stata quasi completamente sommersa e i video condivisi online mostrano interi isolati residenziali distrutti lungo il fiume che scende dalle montagne e attraversa il centro della città.
Edifici a più piani, un tempo ben distanti dal fiume, sono parzialmente crollati nel fango. A Derna, 900 chilometri a est di Tripoli, centinaia di residenti sono ancora intrappolati in aree difficili da raggiungere mentre le squadre di soccorso, supportate dall’esercito, cercano di aiutarli.
Hisham Abu Shkewat, ministro del trasporto Aereo e membro della commissione di crisi nel governo di Bengasi, chiede aiuto all’Italia: «Auspichiamo da tutti i Paesi amici, in particolare dall’Italia, un aiuto urgente nelle operazioni di ricerca e soccorso e tutto ciò che possa alleviare le sofferenze degli abitanti della città di Derna».
«La regione orientale della Libia ha affrontato un uragano senza precedenti che ha provocato danni in diverse città, come Al-Bayda e Al-Marj, ma ciò che è accaduto nella città di Derna rappresenta una catastrofe umanitaria sotto tutti gli aspetti, poiché ha causato il crollo di dighe e di edifici» travolti mentre la gente dormiva, ha proseguito Abu Shkewat.
La tempesta, che ha colpito domenica pomeriggio, si è abbattuta con maggiore violenza sulle città costiere di Jabal al-Akhdar (nord-est) e Bengasi, dove è stato imposto il coprifuoco e le scuole sono state chiuse.
L’est del Paese ospita i principali giacimenti e terminali petroliferi. La National Oil Company (NOC) ha dichiarato lo «stato di massima allerta» e ha «sospeso i voli» tra i siti di produzione, dove l’attività è stata drasticamente ridotta.
Descritta dagli esperti come «estrema in termini di quantità d’acqua caduta», la tempesta Daniel aveva già colpito anche Grecia, Turchia e Bulgaria.