L’intelligenza artificiale è uno strumento. Lo strumento prevede che dietro, ad usarlo, ci sia un homo Faber
Visto che sembra che la storia sarà ormai divisa tra un «prima di ChatGPT» e un «dopo di ChatGPT», possiamo chiederci: come sarebbe stata l’informazione online senza giornali prima dell’AI? Possiamo abbozzare una risposta, ipotetica ma verosimile: una fabbrica del riciclo. Una gattomachia infinita (un po’ quello che sta diventando X, al secolo Twitter, con la nuova gestione). Una continua rinascita di notizie decotte.
Come sarebbe invece l’informazione senza giornalismo ma con l’AI? Per paradosso qui abbiamo una risposta più concreta. Perché l’ha mostrato Microsoft negli Usa che nel suo portale MSN ha pensato bene di mettere a profitto i suoi investimenti in OpenAI, la società di ChatGPT, licenziando gli ormai pare inutili giornalisti che facevano almeno da setaccio. Il risultato? Il presidente Usa Joe Biden in silenzio durante la cerimonia per le vittime di Maui diventa una succulenta fake news con Biden che si addormenta (è successo, ma non questa volta). Un giocatore di basket dell’Nba scomparso diventa un giocatore «inutile» nel suo Obituary (allora perché scriverne un necrologio?). Solo due esempi tra i tanti messi a fuoco dalla «Cnn».
Piccoli sprazzi quotidiani di allucinazioni ed errori se mettete l’AI al posto degli esseri umani in un campo delicato come l’informazione. E ne esistono tanti altri: vogliamo parlare della dignità personale? Del voto? Del terrorismo? Delle guerre? Vale la pena ricordare che anche il giornalismo non è privo di difetti, ma è come la democrazia di Churchill: il peggior modello di informazione che abbiamo, fatta eccezione per tutti gli altri. L’AI è uno strumento. Lo strumento prevede che dietro, ad usarlo, ci sia un homo Faber. Chi continua a pensare che l’AI possa fare da sola è servito. Mutuando il concetto dal placebo possiamo dire che è un altro esempio di effetto AIcebo: vogliamo così tanto che ci sia intelligenza nelle macchine che la troviamo, anche se non c’è.