La premier: «Da alcune Ong attività ideologica che aiuta gli scafisti. Ischia? C’è tantissimo lavoro da fare. Ogni euro investito sul territorio è per dare più sicurezza ai nostri figli»
Le immagini che arrivano da Ischia raccontano meglio di qualsiasi parola un Paese in emergenza. Ancora morti, frane, case devastate e territori feriti. Giorgia Meloni è alla guida del governo da poco più di un mese, gli ultimi due giorni li ha passati in collegamento con chi sta gestendo gli interventi per estrarre i corpi dal fango. Sullo sfondo le dichiarazioni sugli interventi non fatti, gli abusi, i condoni, i soldi rimasti nei cassetti o persi nei meandri della burocrazia e dell’inefficienza.
Presidente, non c’è solo Ischia. L’Italia dei condoni ha dimostrato quali sono i rischi di edificare senza regole. Non è tempo di mettere in sicurezza il territorio?
«In Cdm abbiamo preso un impegno: approvare entro l’anno il Piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico. Inoltre, i ministri competenti effettueranno una ricognizione sia delle risorse già esistenti sia del personale da mettere a disposizione dei Comuni, a partire da quelli più piccoli. Abbiamo poi dato mandato al ministro Musumeci di creare un gruppo di lavoro interministeriale per gli interventi di medio e lungo periodo. C’è tantissimo lavoro da fare ma serve anche un approccio culturale diverso. Perché ogni euro investito sulla cura del territorio è un euro investito per dare ai nostri figli un’Italia più sicura e protetta».
Il ministro Pichetto Fratin ha proposto di arrestare i sindaci che consentono l’abusivismo. Fratelli d’Italia aveva dato il via libera al decreto Genova del 2018 sulle pratiche di condono a Ischia. È stato un errore?
«Quella del ministro Pichetto è stata un’espressione infelice, ma che voleva probabilmente sottolineare la necessità che le istituzioni siano chiamate a rispondere delle loro responsabilità. Se lei andasse a riprendere la dichiarazione di voto di FdI scoprirebbe che noi fummo molto critici nei confronti del condono su Ischia inserito nel decreto sul ponte Morandi. È agli atti. Così come sono agli atti le critiche a tutte quelle norme che con Genova non c’entravano assolutamente. Votammo in ogni caso il provvedimento perché la priorità era dare risposte a una città che affrontava un’emergenza senza precedenti».
Da poco premier in una situazione di crisi economica, con una legge di Bilancio da presentare in pochi giorni, una maggioranza in tensione sulla scelta dei ministri e su alcuni provvedimenti, una crisi con la Francia sui migranti. Duro prendere il timone dopo Mario Draghi, più di quanto si aspettasse?
«Sapevo che sarebbe stato un compito arduo guidare una Nazione come l’Italia in uno dei momenti più complessi della sua storia. Non mi sono mai illusa, anche se rispetto a Draghi posso contare su una maggioranza chiara, un programma comune e un mandato popolare. Perché nel nostro ordinamento una persona sola non può fare la differenza: serve la squadra. Per questo so che questo governo durerà a lungo, anche perché l’Italia ha pagato per troppo tempo l’assenza di stabilità. La manovra lo dimostra: avevamo poche risorse e abbiamo deciso dove concentrarle. Emergono priorità e una visione: crescita economica e attenzione al lavoro, a partire dalla messa in sicurezza del sistema produttivo a fronte del caro energia. Abbiamo dato segnali chiari con la tassazione sui premi di produttività, il fisco per gli autonomi, i provvedimenti che eliminano gabelle inutili, il pacchetto famiglia da un miliardo e mezzo di euro. E poi l’attenzione ai redditi più bassi. Alcuni sono rimasti spiazzati dalle scelte di un governo che, si diceva, avrebbe favorito i ricchi: noi abbiamo scelto invece di sostenere i più fragili e rafforzare la classe media. Anche la tassa piatta incrementale si applica su massimo 40 mila euro, riguarda dunque il ceto medio. Il messaggio di fondo che vogliamo dare è questo: la ricchezza non la crea lo Stato ma le imprese con i loro lavoratori. Allo Stato compete dare una mano. Saremo al fianco di chi, in un momento difficile, si rimbocca le maniche».
Tra otto mesi alcuni beneficiari perderanno il reddito di cittadinanza: l’accusano di fare cassa sui poveri. Sarà possibile davvero avviarli al lavoro? Anche qualche suo alleato le consiglia più cautela.
«A me non risulta che gli alleati consigliassero maggior cautela, sulle mie proposte ho trovato piena condivisione. Tutti sanno che io ho sempre contestato il principio del reddito di cittadinanza, ma mi pare che fossero d’accordo anche molti altri. Vedere il Pd, che votò contro l’istituzione del reddito, oggi scendere in piazza per difenderlo dimostra la strumentalità di certe posizioni. Il reddito non è stato utile a contrastare strutturalmente la povertà e non ha funzionato come strumento di inserimento nel mercato del lavoro. Al M5S vorrei chiedere se quando lo hanno istituito lo immaginavano come una sorta di vitalizio da percepire dai 18 anni fino alla pensione. Se la risposta è sì, io non sono d’accordo. Se la risposta è no, visto che ci sono persone che lo prendono da anni e non hanno mai trovato lavoro, dimostra che non ha funzionato. Noi distinguiamo tra chi non può lavorare e va assistito e chi invece può lavorare e va accompagnato verso un’occupazione. Usiamo per questo diversi strumenti, dalla decontribuzione totale per chi assume percettori di reddito di cittadinanza, fino al pieno utilizzo dei miliardi di euro del Fondo sociale europeo destinati alla formazione. Sapeva che alcune aziende che si occupano della messa a terra della fibra ottica chiedono l’impiego di lavoratori immigrati perché pare non trovino italiani disposti a farlo, anche se assunti con un contratto collettivo nazionale? Se non sei disponibile a lavorare con contratto regolare sei libero di farlo ma non puoi pretendere che lo Stato ti mantenga. Forse il lavoro c’è più di quanto sembri e forse il reddito ha spinto alcuni a rifiutarlo, preferendo il nero. Aggiungo che non siamo noi a fare cassa sui poveri, visto che tutti i risparmi vengono reinvestiti proprio sui più fragili, ma chi ha usato la disperazione per interesse elettorale».<
Il presidente di Confindustria le ha contestato di aver fatto poco o niente per le imprese. I sindacati l’accusano di aver favorito, con l’estensione della flat tax, i lavoratori autonomi e le categorie che le tasse le pagano di meno. Landini minaccia già lo sciopero e le piazze.
«Tutte le critiche sono utili e le rispetto. Ma ciascuna di queste associazioni difende legittimamente i propri iscritti e non ha il dovere, che ha invece il governo, di garantire un equilibrio complessivo. Bonomi dice che non si è fatto nulla per le imprese. Devo segnalare che abbiamo liberato 30 miliardi per destinarli interamente al caro energia. Questo non ci ha impedito di dare segnali come la decontribuzione, il taglio al cuneo fiscale, il rinvio della Sugar e Plastic tax, il dimezzamento della tassazione sui premi di produttività e la detassazione dei fringe benefit. Più della metà delle risorse che abbiamo messo in campo è destinata alle aziende. Certo vorremmo fare, ma le sole misure per l’energia costano circa 5 miliardi di euro al mese. Landini dice invece che non abbiamo fatto nulla per i poveri. E allora come definirebbe l’indicizzazione delle pensioni minime al 120%, l’aumento del 50% dell’assegno unico per i figli, i 500 milioni contro il caro carrello e il taglio del cuneo fiscale per i redditi più bassi? Sull’accusa di aiutare le categorie che pagherebbero meno tasse come gli autonomi la considero un tipico pregiudizio della sinistra e non l’ho mai condiviso».
I provvedimenti di rottamazione delle cartelle fiscali, la misura sul Pos, l’aumento del tetto al contante non danno la sensazione di un liberi tutti e di una fuga dalle tasse?
«Non penso. Stralciamo solo cartelle vecchissime sotto i mille euro e per le quali la riscossione avrebbe per lo Stato un costo superiore a quello che incasserebbe. Per le altre cartelle stabiliamo il principio che l’importo dovuto si paga interamente con una piccola maggiorazione e la possibilità di rateizzare. Non siamo di fronte a un condono. La polemica sul tetto al contante mi sembra poi abbastanza pretestuosa. Ci siamo attestati sulla media europea, ma occorre ricordare che l’economia europea di riferimento, la Germania, non ha il tetto al contante. Detto questo, nessuno ricorda che in questa manovra c’è anche la norma contro le aziende “apri e chiudi”, queste sì protagoniste di un’evasione strutturale e concorrenza sleale nei confronti di chi agisce nella legalità».
Ci sono già molti partiti, anche della maggioranza, che vogliono mettere la legge di Bilancio sotto pressione in Parlamento. Non teme che possa essere stravolta? Da Forza Italia e dalla Lega arrivano distinguo quasi quotidiani.
«Francamente non lo credo. Abbiamo corso contro il tempo per dare al Parlamento la possibilità di esaminare approfonditamente la manovra. Possono arrivare certamente norme migliorative, non solo dalla maggioranza ma anche dall’opposizione. Escludo che venga stravolta: sono anzi stata colpita dalla coesione nel Consiglio dei ministri che ha approvato la legge di Bilancio. E come si sa in Cdm siedono tanto il segretario della Lega quanto il coordinatore di Forza Italia. Stravolgere la manovra significherebbe delegittimarli. Sicuramente terremo in debita considerazione le proposte che arriveranno dalla maggioranza e spero che anche l’opposizione abbia un atteggiamento non pregiudiziale. Per questo a chi ha chiesto di interloquire, per ora solo Calenda, abbiamo risposto “volentieri”».
Sente spesso Berlusconi? La crisi sulla formazione del governo e sulla scelta dei ministri è stata riassorbita?
«Berlusconi lo sento spesso, su tutte le questioni fondamentali. Anche con Salvini c’è un rapporto costante e continuo. Alcune posizioni che possono sembrare distoniche non mi preoccupano, sono sicura e posso rivendicare di aver condiviso tutte le scelte principali di questo governo. E intendo continuare a fare così».
Il suo è un governo di destra. Sa che tra i partiti e nell’opinione pubblica c’è ancora diffidenza rispetto a rotture con il passato (fiamma nel simbolo, valore della Resistenza, ad esempio) che lei non avrebbe compiuto.
«Francamente non vedo questa diffidenza. Il nostro è un governo di destra moderna e conservatrice come tanti altri nel mondo occidentale. Il racconto irreale e disastroso che la sinistra ha fatto in campagna elettorale sull’ipotesi di un governo Meloni è stato ampiamente smentito. Si guardi intorno: lo spread è ai minimi rispetto agli ultimi mesi e a livello internazionale c’è grande attenzione nei confronti dell’Italia. Mi pare che questo racconto di un esecutivo pericoloso sopravviva solo nelle speranze della sinistra. La verità è che sono spiazzati dalla nostra serietà. E questo produce diversi cortocircuiti. Un paio di giorni fa ho letto di una manifestazione contro la violenza sulle donne nella quale si sfilava al grido di “Meloni fascista sei la prima della lista” e sui cartelli c’era scritto “Meloni, ti mangiamo il cuore”. Come dire, una “leggerissima” contraddizione».
Ha avuto un’agenda fitta di incontri internazionali. Sulla collocazione occidentale del suo governo, soprattutto sulla guerra in Ucraina, mi sembra non ci siano dubbi. Molto più difficile su tante questioni, come l’immigrazione, il rapporto con l’Europa. Non teme l’isolamento dell’Italia?
«I rapporti con l’Europa sono buoni. Il primo incontro l’ho fatto a Bruxelles proprio perché volevo dare il segnale di un’Italia pronta a collaborare, difendendo il proprio interesse nazionale, come mi pare legittimamente facciano tutti. Non ho mai avuto problemi con la Francia né li ho oggi. Tra l’altro ho avuto uno scambio di messaggi con Emmanuel Macron qualche giorno fa. Al di là delle dichiarazioni di alcuni esponenti del governo francese sui migranti, incomprese dai più, i nostri rapporti bilaterali proseguono. La posizione italiana ha portato un risultato concreto: per la prima volta la rotta del Mediterraneo centrale viene considerata prioritaria in un documento della Commissione Ue; non era mai accaduto e non sarebbe accaduto se non avessimo posto il tema. L’Italia non può essere abbandonata, non è scritto in nessun trattato che debba essere l’unico punto di sbarco possibile in Europa».
Ci sarà un incontro con Macron?
«Non è ancora in calendario ma certamente dovremo rivederci. Siamo persone con responsabilità di governo che lavorano per cercare soluzioni. È normale che Italia e Francia si parlino».
Sulla questione del tetto al prezzo del gas, ancora rinviata, non si vedono grandi aperture…
«Mettere un freno alla speculazione che sta drenando miliardi e miliardi di euro è una priorità sulla quale l’Europa non può restare ferma. Passi avanti ci sono ma bisogna procedere più spediti».
Crede davvero che le Ong lavorino d’intesa con i trafficanti di uomini? E non è sopravvalutato il rischio di invasione da parte degli immigrati rispetto ad altre emergenze (economia, lavoro) in testa nelle preoccupazioni degli italiani?
«Non sono io ma l’agenzia europea Frontex a dire che alcune Ong rappresentano un fattore di spinta dei flussi di migranti illegali, con conseguenze sia sugli arrivi che sui morti in mare. Penso che uno Stato serio non possa tollerare questi fenomeni di illegalità. L’approccio di alcune Ong, che svolgono una attività prevalentemente ideologica che ha poco a che fare con le norme del diritto internazionale in tema di salvataggio in mare, trova una naturale convergenza con gli interessi degli scafisti. Con questa gestione del fenomeno si finisce per aiutare non chi ha più bisogno ma chi ha i soldi per pagare i trafficanti. Non vanno poi sottovalutati i numeri: nel 2022 sono sbarcate illegalmente in Italia poco meno di 100 mila persone, che si sommano a quelle registrate ogni anno, da dieci anni a questa parte».
Tanti intellettuali l’hanno attaccata duramente sulla questione dei migranti. Con alcuni di loro, come Roberto Saviano, ha in corso processi in tribunale. Visto il suo ruolo di presidente del Consiglio non pensa sia il momento di ritirare le querele nei confronti di tutti i giornalisti?
«No, non lo penso. Io ho presentato la querela quando ero capo dell’opposizione. L’ho fatto non perché Saviano mi aveva criticato sull’immigrazione ma perché, nel tentativo vergognoso di attribuirmi la responsabilità della morte in mare di un bambino, mi definiva in tv in prima serata una “bastarda”. E quando gli è stato chiesto se quella parola non fosse distante dal diritto di critica ha ribadito il concetto. Non capisco la richiesta di ritirare la querela perché ora sarei presidente del Consiglio: significa ritenere che la magistratura avrà un comportamento diverso in base al mio ruolo, ovvero che i cittadini non sono tutti uguali davanti alla legge? Io credo che tutto verrà trattato con imparzialità, vista la separazione dei poteri. Ma penso anche che una certa sinistra non debba considerarsi al di sopra della legge. Sto semplicemente chiedendo alla magistratura quale sia il confine tra il legittimo diritto di critica, l’insulto gratuito e la diffamazione».
Continuo a pensare che chi è alla guida del Paese non debba mettere il peso del proprio ruolo in un processo contro i giornalisti. Inoltre non ritiene che qualche ministro o parlamentare della maggioranza abbia fatto uscite (sui rave party, la famiglia, le coppie gay, la scuola, il reddito di cittadinanza, i ventimila euro solo a chi si sposa in Chiesa) sbagliate? Sembra una maggioranza indisciplinata…
«Molto meno di tante maggioranze che ho visto in passato. Non ho condiviso alcune proposte o dichiarazioni di cui parliamo, anche se qualche volta si è montato il caso ad arte. L’ho detto direttamente alle persone interessate quando non ero d’accordo. L’importante è che ci sia l’onestà di distinguere le proposte di singoli parlamentari di maggioranza rispetto alle azioni del governo».
C’è qualche possibilità che ucraini e russi si siedano a un tavolo di trattativa? L’incontro con Xi è servito ad aprire qualche spiraglio? Lei è stata sempre molto critica con i cinesi, c’è un cambiamento di linea?
«Putin non sta dimostrando grande volontà di trattativa. Vale la pena continuare a sostenere l’Ucraina perché la possibilità di aprire un tavolo può nascere solo sulla base di un equilibrio delle forze in campo. Ho parlato con Xi dell’importanza che la Cina può avere per tenere vivo un canale diplomatico con Mosca. Ci siamo anche detti, con trasparenza, che Italia e Cina sono due Stati molto distanti ma che hanno storie millenarie alle spalle che possono consentire un dialogo, pur nelle profonde differenze».
Sul Covid e la campagna vaccinale non c’è il rischio di abbandonare i comportamenti di sicurezza e prudenza ancora necessari in una fase di diffusione del virus anche se in forme più leggere?
«Noi abbiamo un atteggiamento molto responsabile. Abbiamo per esempio prorogato l’obbligo delle mascherine in Rsa e ospedali, per proteggere anziani e fragili. Il ministro Schillaci ha annunciato una campagna per incentivare le vaccinazioni, sia per il Covid che per l’influenza stagionale, tra queste categorie. Quello che è cambiato è l’approccio, non più basato sulla coercizione ma sulla responsabilizzazione e sull’informazione, e il fatto che le nostre decisioni saranno sempre basate su evidenze scientifiche. Un presupposto che è spesso mancato nelle decisioni dei precedenti governi. Per questo mi sono affidata ad un esperto come il ministro Schillaci. Mi fido di lui e dei collaboratori che sceglierà».
Si è definita nel suo discorso in Parlamento «underdog». Altre volte ha parlato di un atteggiamento di sottovalutazione nei suoi confronti da parte dei maschi. Dopo un mese a Palazzo Chigi come va?
«C’è un clima di grande collaborazione e in molti vogliono partecipare a questa fase di cambiamento. È vero, sono spesso stata sottovalutata nella mia vita ma non è detto che non possa essere un vantaggio. Ho fatto riferimento al concetto di underdog come colui che per affermarsi ha bisogno di stravolgere i pronostici, promettendo che ne avrei stravolti altri. E penso che ci stiamo riuscendo».
È possibile che la maggioranza si allarghi con il sostegno di Renzi e Calenda?
«Non penso che la maggioranza abbia bisogno di allargarsi a qualcuno perché è solida. Ciò non toglie che se alcuni all’interno dell’opposizione vorranno condividere con noi alcune proposte ci sarà sempre la nostra disponibilità».
Cosa dobbiamo aspettarci sul fronte dei diritti civili (aborto, diritti delle coppie di fatto, coppie gay, adozioni)? Sa che ci sono molti timori.
«Non ci si deve aspettare niente di diverso da quello che abbiamo detto: nessuno dovrà temere per le proprie scelte individuali e per la propria libertà. Non abbiamo alcuna intenzione di comprimere diritti ma semmai di aggiungerne. Per intenderci, ribadisco che non voglio né abolire né modificare la legge 194 ma offrire un aiuto in più alle donne che pensano di ricorrere all’interruzione di gravidanza perché spinte dalle difficoltà economiche».
Alle critiche per aver portato sua figlia a Bali ha risposto con un post. Lo rifarebbe? Fiorello l’ha difesa, come era come suo datore di lavoro?
«Difendo quella scelta e la rifarò. Credo nella libertà educativa di ciascun genitore e intendo esercitare la mia. Ho letto che Fiorello si è proposto come baby sitter di Ginevra visto che io ero stata baby sitter di sua figlia. Penso che Ginevra si divertirebbe moltissimo con lui. Solo che fare “il tato” per 3 euro l’ora, come lui ha proposto, mi renderebbe un datore di lavoro decisamente peggiore rispetto a quello che è stato lui con me».
Giorgia Meloni è sempre nervosa e arrabbiata, si dice. E non risponde alle domande dei giornalisti. Nell’ultima conferenza stampa lei è stata contestata per la lunghezza dell’introduzione e il poco spazio alle domande. Cambierà?
«Io sono una persona che alle domande risponde e non credo di essere nervosa. Vedo invece da parte di alcuni giornalisti un nervosismo nei miei confronti che non avevo ravvisato in passato. Ho fatto 5 conferenze stampa in 4 settimane. Nell’ultima, prima che segnalassi di avere un altro impegno, avevo già risposto a 9 domande. Vi invito a controllare a quante domande abbiano risposto i miei predecessori in occasione della presentazione della manovra. Certo la mia esposizione è stata articolata perché si trattava della legge di Bilancio ed era giusto spiegarla nel dettaglio. Comunque, non voglio alimentare ulteriori polemiche. Dalla prossima conferenza stampa potrei ripristinare le regole del mio predecessore con il quale non ci furono mai problemi».