19 Settembre 2024

EDITORIALE

Fonte: Corriere della Sera

di Dario di Vico

Landini

In attesa di vedere se la coalizione Landini modificherà l’offerta politica, di sicuro mette in moto dinamiche nuove nel movimento sindacale. Il congresso cgil di Rimini aveva visto trionfare Susanna Camusso ma il leader della Fiom ora rompe gli schemi.

Non abbraccia l’idea delle primarie ma tenta di mettere assieme rappresentanza industriale classica e rete dell’associazionismo più vivace come Libera ed Emergency.

Il lessico di Landini per ora è confinato dentro l’universo-fabbrica e quindi dovrà aggregare mediatori culturali che gli portino in dote l’alfabeto dei territori e delle nuove forme di aggregazione giovanile. È chiaro comunque che questo percorso lo porta in rotta di collisione con la Cgil, che da una parte gli imputa di fare apprendistato politico-elettorale e dall’altra rivendica essa stessa di essere una coalizione sociale. Nella battaglia contro il renzismo – e forse in previsione della mossa di Landini – il sindacato di Susanna Camusso ha da tempo accentuato il carattere di soggetto-carovana.

Procede per campagne (contro il Jobs act o contro gli appalti al ribasso) o per iniziative-evento (l’anteprima di un film, la presentazione di un libro) e i suoi dirigenti girano in lungo e in largo il Paese per essere presenti. Si stempera il ruolo del sindacato come soggetto che elabora piattaforme, promuove vertenze, gestisce realtà di crisi. Così dopo la mossa di Landini inizierà un derby serratissimo in cui la Cgil e la coalizione Fiom si contenderanno gli stessi spazi, gli stessi interlocutori, la stessa radicalità. Un esempio? Per non farsi sorpassare la Cgil dell’Emilia-Romagna ha indetto ieri 4 inutili e ulteriori ore di sciopero contro il Jobs act.

Un ingorgo di questo genere potrà sul breve avvantaggiare la Cisl – la Uil si è cosi spostata a sinistra da non avere più campo – che già con la scelta di non partecipare allo sciopero generale di dicembre ha segnalato una sua differente propensione. Se la nuova segreteria Furlan riuscirà a innovare la cultura sindacale e produrre parole d’ordine sensate avrà davanti a sé delle praterie perché in fondo sia il governo sia la Confindustria hanno bisogno di un interlocutore credibile che organizzi idee piuttosto che scioperi.

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