Al summit va in scena lo scontro senza precedenti tra la premier e il presidente francese, il grande sconfitto delle Europee: Macron fa aspettare Meloni intrattenendosi al telefono, poi si tuffa nell’abbraccio di Mattarella
È alle nove e mezzo della sera pugliese, nello scintillio del Castello svevo di Brindisi vestito a festa, che lo scontro senza precedenti tra Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron appare in tutta la sua virulenza politica. Il grande sconfitto delle elezioni europee scende dall’auto blu dopo un tempo che appare infinito e si trattiene al telefono. Finalmente si incammina sul tappeto rosso, si aggiusta più volte capelli e giacca e, in evidente disagio, si tuffa nell’abbraccio con Sergio Mattarella. La premier lo trafigge con uno dei suoi sguardi diagonali e quando Macron le bacia freddamente la mano, lei ricambia con uno sguardo di marmo.
Immagini che relegano in secondo piano i selfie della premier al mattino, lo scatto sulla Fiat 500 vintage decappottabile, il saluto algido e senza baci con l’amica di un tempo «Ursula» e le foto scenografiche del pomeriggio. I paracadutisti della Folgore che atterrano sul prato verde smeraldo, sotto lo sguardo ammirato dei leader. Giorgia Meloni in rosa cipria che applaude, sorride, parla fitto con Sunak e quando lo show è finito rende pubblico il suo entusiasmo, senza un cenno al clamoroso scontro con la Francia sull’aborto.
Joe Biden, bacchettato dalla premier («>non dovresti far aspettare una signora!»), che raggiunge le telecamere con passo lento e incerto: «The G7 summit? Well, very well». E poi Macron, che al momento della seconda foto di famiglia sull’erba del Golf San Domenico arriva (vistosamente) per ultimo: tiene una mano in tasca e per lunghi minuti «dimentica» di accostarsi alla padrona di casa per un saluto, uno sguardo, una parola.
Il presidente francese le dirà poco più tardi, le parole destinate a incrinare la soddisfazione della premier italiana per una «giornata storica». I giornalisti si assiepano sullo scalone per ascoltare l’ex enfant prodige dell’Eliseo che sfoga il suo risentimento. Dispiaciuto che nel testo finale del G7 non ci sia il passaggio sull’aborto? «Sì, mi dispiace… Mi dispiace ma lo rispetto, perché è stata una scelta sovrana del vostro popolo». Un attacco politico che lo staff della premier aveva cercato in ogni modo di schivare.
Meloni è furibonda. Sa bene che Macron ha provato a sporcare il «suo» G7 perché sta rischiando l’osso del collo. Ha chiaro che il vero obiettivo è impedire la saldatura di un patto tra Meloni e l’arcinemica Marine Le Pen, l’altra leader della destra europea. Ma non pensava che, per quanto azzoppato dall’esito impietoso delle urne, Macron sarebbe arrivato a tanto: a buttare nello scontro l’unità dei sette grandi su dossier strategici come Gaza e Ucraina, intelligenza artificiale, Africa e tratta dei migranti.
Alle nove della sera pugliese, quando ha messo a verbale la sua rabbia, la premier si è persino morsa la lingua: «Profondamente sbagliato, in tempi difficili come questi, fare campagna elettorale utilizzando un forum prezioso come il G7». Lo scontro avrà un impatto sulle trattative per le nomine apicali della Ue, tanto è evidente a Meloni il tentativo di Macron di isolarla, buttarla fuori dai giochi, provando ad additarla come la leader di un Paese arretrato sui diritti civili.
L’irritazione verso Macron è andata crescendo sin dal mattino, con i giornali pieni di titoli sul «blitz» italiano per cancellare l’aborto dalle conclusioni del summit. La paura che il successo del G7 possa essere offuscato dal caso che, a Roma, ha scatenato le opposizioni, aveva spinto fonti italiane ad aggiustare la narrazione: Meloni non ha mai sbianchettato la bozza, in cui si fa esplicito riferimento al testo finale del G7 di Hiroshima, dove la parola aborto era presente. «Tutta panna, montata dalla stampa»… Eufemismi. Quale sia la lettura della premier lo farà capire lei stessa: dalla Francia «una grande scorrettezza».