Il presidente riappare in tv e fa le prime concessioni ai Wagner: «Siete patrioti anche voi». E offre loro l’esilio in Bielorussia
Il momento più grave per la Russia è stato superato grazie all’unità del popolo e delle istituzioni, «di fronte ai ricatti e al tentativo di architettare una rivolta». Dopo ore di silenzio, Vladimir Putin si è presentato in tv davanti ai suoi concittadini per spiegare quello che, secondo lui, è accaduto sabato e pure per lanciare un segnale di apertura agli uomini della Wagner dei quali il Paese non può facilmente fare a meno in Ucraina.
Il capo dello Stato ha sostenuto che se la colonna di Prigozhin non si fosse fermata, «la ribellione armata sarebbe stata soppressa in ogni caso». Quindi, se le forze di sicurezza e l’esercito hanno consentito ai wagneriani di procedere per quasi ottocento chilometri, non è stato per inefficienza e incapacità. «C’è voluto del tempo, anche per dare la possibilità di ricredersi a chi aveva fatto un errore. Per dare loro la possibilità di capire che le azioni che stavano compiendo erano respinte dalla società».
Le lodi
Dopo aver lodato la compattezza dell’esercito e degli apparati statali, Putin si è rivolto ai mercenari, riconoscendo il loro valore in Ucraina («Sono patrioti e l’hanno dimostrato sul campo») e ringraziandoli «per aver preso l’unica decisione giusta, quella di fermarsi». Ora devono scegliere cosa fare, ha detto ancora Putin. O si uniscono alle strutture ufficiali russe oppure vanno in Bielorussia e continuano a prestare servizio. Prigozhin non è stato mai nominato . Neanche una parola su cosa lo attende. Il presidente ha parlato genericamente degli «organizzatori della ribellione» i quali hanno «mentito a coloro che hanno trascinato nell’impresa». Poi, però, ha concluso, «hanno compreso il loro errore».
Putin in serata ha pure incontrato il ministro della Difesa Shoigu assieme ad altri responsabili degli uffici principali (Interno, Guardia Nazionale, Comitato investigativo, eccetera) e al direttore del servizi segreti. Per mandare un ulteriore segnale, che «tutto è a posto e tutti sono al loro posto». A questo punto è difficile pensare che la richiesta di Prigozhin della sua testa possa avere una qualche possibilità di successo. Putin ha elogiato le Forze Armate, i servizi di sicurezza, ma è evidente che ora si deve occupare con grande attenzione del colossale problema che si è trovato ad affrontare e di come funzioni quello che è oggi il più importante dei dicasteri, la Difesa.
Adesso si vuole dare l’immagine della stabilità, ma qualcosa bisognerà pure fare per correggere le storture. Per ore e ore, mentre i wagneriani prendevano il controllo di Rostov e avanzavano verso Mosca, sono stati mossi solo la Guardia Nazionale e pochi reparti non particolarmente agguerriti. E i servizi segreti? Gli americani hanno detto che sapevano tutto da giorni. Possibile che l’Fsb, principale successore del Kgb, non avesse capito cosa bollisse in pentola.
Il futuro
Ci sono poi altre domande. Si potrà proseguire l’Operazione militare speciale senza il contributo della Wagner? Oppure la compagnia di ventura continuerà a operare in maniera autonoma, pur sotto il cappello della Difesa, visto che i miliziani dovranno tutti firmare un contratto entro il primo luglio, come era stato stabilito? In ogni caso, i reparti mercenari sono da sempre guidati da ufficiali che rispondevano a Prigozhin solo per le linee generali. I veri esperti di condotta militare sono loro.
È probabile che il capo dello Stato stia pure riflettendo sugli interventi da attuare per ricompattare dietro di lui il Paese. La sua popolarità è ancora intatta? Per ora ci sono dubbi. Certo, se nei prossimi giorni Putin riuscisse a proiettare di nuovo quell’immagine di grande forza, di inflessibilità e di spietatezza che tanto è piaciuta in passato (si pensi al 1999, quando dichiarò di impegnarsi a inseguire i terroristi «fin nei cessi»), allora i sondaggisti potrebbero ancora assicurare tutti che il Paese è dietro il leader. Tra le poche voci non osannanti di ieri, c’è quella di Vladislav Surkov, ex assistente di Putin e ideologo della cosiddetta democrazia sovrana (cioè limitata): «Smettiamola di giocare con le compagnie militari private… Prosperavano solo nei tempi bui e in quelli della guerra civile».