19 Settembre 2024

ECONOMIA

Fonte: La Stampa

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L’istituto di statistica: «A fine anno stop alla recessione, ma la crescita resta debole». Via Nazionale: le clausole di salvaguardia danno stabilità, ma attenzione agli aumenti. La Corte dei Conti: possibile che gli enti locali dopo i tagli abbassino le tasse

La Banca d’Italia promuove la legge di Stabilità anche se auspica «la temporaneità del provvedimento» sul Tfr. In un’audizione alle commissioni Bilancio della Camera e del Senato il vice direttore generale Luigi Federico Signorini ha spiegato che «lo smobilizzo del Tfr maturando inciderebbe negativamente sulla capacità della previdenza complementare di integrare il sistema pensionistico pubblico, che in prospettiva presenta bassi tassi di sostituzione, soprattutto per i giovani, mediamente più soggetti a vincoli di liquidità. L’adesione dei lavoratori a basso reddito all’iniziativa aggrava il rischio che questi abbiano in futuro pensioni non adeguate».

 

Parlando più in generale, Signorini ha evidenziato che la manovra evita il rischio di una spirale recessiva. «Data l’eccezionale profondità e durata della recessione il rallentamento nel processo di aggiustamento dei conti pubblici proposto può contribuire a evitare il rischio di una spirale recessiva» aggiungendo che «lo scenario macroeconomico programmatico» delineato dalla nota di aggiornamento è «nel complesso condivisibile» pur se «soggetto a rischi». Inoltre ha spiegato il vice direttore della Banca d’Italia «l’impatto della manovra sul prodotto dipenderà tra l’altro dalle modalità con cui verranno effettuati i risparmi di spesa». «Sarà cruciale l’effetto sulla fiducia di famiglie e imprese, che può essere rilevante se le misure adottate saranno percepite come un orientamento duraturo di politica economica».

 

Luce verde anche per il nuovo regime fiscale agevolato (l’imposta è al 15%) per i lavoratori autonomi e gli imprenditori persone fisiche i cui ricavi siano inferiori a determinate soglie anticipa l’attuazione della legge delega per la riforma del sistema fiscale, sostituendo i regimi esistenti anche se «le misure potrebbero accrescere l’incentivo a occultare parte dei ricavi al fine di rimanere entro le soglie stabilite per accedere al regime, possibilità rafforzata dal fatto che gli strumenti di accertamento induttivo del reddito – quali studi di settore e parametri – non si applicherebbero a questi soggetti».

Va inoltre sottolineato – spiega Via Nazionale – che l’irrilevanza dei costi nella determinazione del reddito potrebbe favorire indirettamente fenomeni di evasione tra i fornitori dei contribuenti minimi, in quanto questi ultimi non avrebbero più interesse a richiedere la documentazione delle spese sostenute.

 

Secondo il presidente dell’Istat, Giorgio Alleva, «nel 2015 e nel 2016 la crescita economica reale beneficerebbe in modo marginale delle manovre espansive, rimanendo sostanzialmente invariata rispetto al quadro tendenziale». Da considerare che «le simulazioni dell’Istituto non considerano gli effetti delle riforme strutturali». Sempre secondo il numero uno dell’Istituto «gli ultimi dati Istat mostrano alcuni segnali positivi che, tuttavia, sono ancora eccessivamente frammentati e instabili per indicare con chiarezza una conclusione della lunga fase recessiva».

 

A proposito di recessione l’Istat ha diffuso le previsioni sul Pil che per quest’anno prevede una diminuzione pari allo 0,3% in termini reali, seguita da una crescita dello 0,5% nel 2015 e dell’1,0% nel 2016. Nel 2014 – ha evidenziato l’Istat – la domanda interna al netto delle scorte contribuirà negativamente alla crescita del Pil per 0,3 punti percentuali, mentre la domanda estera netta registrerà una variazione positiva pari a 0,1 punti percentuali. Nel 2015 la domanda interna al netto delle scorte è attesa supportare l’aumento del Pil (+0,5 punti percentuali) mentre il contributo della domanda estera netta risulterà contenuto (+0,1 punti percentuali). Nel 2016 l’apporto della domanda interna al netto delle scorte è previsto in ulteriore rafforzamento.

 

Secondo la Corte dei Conti, invece, dopo la manovra c’è «il rischio che regioni ed enti locali siano indotti a compensare l’ulteriore riduzione dei trasferimenti recata dalla legge di stabilità con un aumento dell’imposizione decentrata».

 

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