Fonte: La Repubblica
di Andrea Bonanni
«L’Italia deve essere preparata ». Il commissario europeo all’immigrazione, Dimitris Avramopoulos sarà oggi a Catania per inaugurare, insieme con il ministro Alfano, la nuova sede della Task force di Frontex che dovrà affrontare la nuova emergenza migranti. E in questa intervista a Repubblica lancia un appello perchè il nostro Paese si prepari ad affrontare una nuova emergenza migratoria.
Commissario, gli accordi con la Turchia hanno ridotto i flussi sulla rotta balcanica, c’è un rischio che adesso i profughi imbocchino la rotta mediterranea verso l’Italia?
«Non c’è una frammentazione della rotta. I migranti che arrivano in Italia non sono gli stessi che partono dalla Turchia. Arrivano principalmente dal Nord Africa e dall’Africa Occidentale attraverso la Libia. Recentemente abbiamo notato un aumento degli arrivi dall’Egitto».
Ma il flusso è in aumento?
«Dall’inizio dell’anno il numero degli arrivi in Italia ha ripreso a salire. Da gennaio, sappiamo approssimativamente di 25 mila sbarchi. Questo significa che dobbiamo essere preparati. L’Italia deve assicurarsi che tutti gli hotspots siano funzionanti a pieno regime il prima possibile, che tutti gli arrivi siano registrati e che vengano prese le impronte digitali. Occorre che tutti i centri di accoglienza, compresi i centri di detenzione, siano operativi e che il rimpatrio di coloro che non hanno diritto a restare venga accelerato. A questo proposito, l’Italia deve riavviare il suo vasto programma di rimpatrio volontario».
Intanto però l’Austria si prepara a chiudere il Brennero per timore di un’ondata incontrollata di migranti provenienti dall’Italia. Che cosa intendete fare?
«Ho chiesto chiarimenti al ministro austriaco appena ricevuta la notizia. Poi ho domandato ulteriori chiarimenti sui dettagli. La mia posizione è nota: i muri non sono una soluzione, al loro posto dovremmo costruire ponti. I controlli alle frontiere devono essere proporzionati e ovviamente temporanei. La libera circolazione è la più grande conquista dell’Unione europea e sono ben determinato a difenderla e a rafforzarla, come lo è del resto tutta la Commissione ».
Ma questi timori sono giustificati? L’Italia sta facendo il necessario per controllare i migranti e impedire loro di passare in altri Paesi?
«L’Italia ha fatto progressi incredibili nel far fronte alla sua parte di responsabilità in questa crisi. Con gli hotspots in funzione in Italia e Grecia quasi il cento per cento degli arrivi viene registrato. Ma bisogna schedare i nuovi arrivi anche al di fuori degli hotspots. E poi occorre ampliare le capacità di accoglimento e di detenzione, e la Commissione è impegnata a sostenere l’Italia in questo compito».
E la riforma degli accordi di Dublino?
«Per ora, gli accordi di Dublino restano validi. Anche mentre pianifichiamo la riforma di Dublino, resta comunque il principio che non si può scegliere il Paese in cui si fa la domanda di asilo. Quello che vogliamo cambiare è ottenere una più equa e più automatica redistribuzione dei rifugiati, e anche dissuadere la gente dallo spostarsi da un Paese ad un altro».
La settimana scorsa il Consiglio ha approvato la proposta della Commissione per la costituzione di una Guardia di frontiera e una guardia costiera europea. Quali saranno le sue competenze? Il nuovo organismo si farà anche carico dei rimpatri?
«L’accordo del Consiglio è un passo importante per avviare rapidamente i negoziati con il Parlamento europeo. Se manteniamo questo ritmo, penso che la proposta possa essere definitivamente approvata già in giugno. Quando c’è una pressione migratoria improvvisa sui nostri confini esterni è chiaro che nessun Paese può affrontarla da solo. Ma la Guardia di frontiera europea non sostituirà mai la sovranità nazionale: servirà a rafforzare la capacità di uno stato nazionale di sorvegliare la propria frontiera esterna, che è anche una frontiera europea, ma senza sostituirla».
Il principale problema dell’Italia sembra sia quello di gestire, finanziare e organizzare i rimpatrii dei migranti irregolari. In che misura l’Europa condividerà questo onere?
«La Guardia europea di frontiera aiuterà gli stati membri in prima linea da un punto di vista sia finanziario sia operativo. Con il nuovo mandato, potrà avviare e finanziare operazioni di rimpatrio congiunte. Comunque gli Stati membri continueranno ad avere la responsabilità di valutare le domande di asilo, di adottare le decisioni di rimpatrio e anche di metterle in pratica. La Ue già fornisce supporto finanziario e logistico attraverso diverse strutture, e l’Italia ne è uno dei maggiori beneficiari. Dal 2014 ha già ricevuto 22 milioni di euro di finanziamenti di emergenza che vanno ad aggiungersi ai 600 milioni per far fronte alle sfide migratorie stanziati per il periodo 2014-2020. Con questi soldi l’Italia deve riavviare urgentemente il suo vasto programma di rimpatrio volontario e aumentare le sue capacità di ottenere i documenti per la riammissione nei Paesi terzi».