22 Novembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Antonio Polito

Colpisce che i protagonisti di quella che dovrebbe essere un’Unione tra pari, proiettata al futuro, non sappiano invece fare di meglio che riferirsi al passato, in cerca di riscosse nazionali


Se continua così, non possiamo escludere che si arrivi alla caccia alle streghe. La progressiva ma costante regressione dell’Unione Europea ai miti e ai simboli del Medioevo comincia a farsi preoccupante. L’ultima arrivata è la cosiddetta Lega Anseatica, alleanza di dieci paesi del Nord (Danimarca, Estonia, Finlandia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Svezia, Olanda, Slovacchia e Repubblica Ceca), che ovviamente c’è l’ha con noi, e vorrebbe che affondassimo senza aiuti, nel caso di una crisi prodotta dal nostro deficit eccessivo. Anseatica come la Lega delle cento città mercantili che da Lubecca ad Amburgo monopolizzò i traffici nel Mar Baltico a partire dal XII secolo (Hanse in tedesco erano le società tra mercanti). A un evento medievale si riferisce pure un’altra associazione di Stati non propriamente amici dell’Italia, nonostante i corteggiamenti di Salvini: il Gruppo di Visegrad. I quattro paesi che vi appartengono, vera e propria spina nel fianco dell’Unione, hanno infatti simbolicamente scelto come luogo di nascita della loro associazione la cittadina ungherese dove nel 1335 si tenne lo storico congresso tra i re di Ungheria, Polonia e Boemia, culmine di un sogno di gloria.
Non che in paesi più europeisti si ricorra meno alla retorica medievale. La Francia, fin dai tempi di de Gaulle, sogna un’«Europa carolingia», che si ispiri cioè all’impero di Carlo Magno, re dei Franchi, re dei Longobardi, e incoronato la notte di Natale dell’800 «imperatore dei Romani»: quanto di più franco-tedesco si possa immaginare (sul tema bisogna leggere Medioevo militante, un bel saggio dello storico Tommaso di Carpegna Falconieri). Colpisce che i protagonisti di quella che dovrebbe essere un’Unione tra pari, proiettata al futuro, non sappiano invece fare di meglio che riferirsi al passato, in cerca di riscosse nazionali. Quanto a noi, meglio stare alla larga da questa regressione. Il più grande italiano del Medioevo, Dante Alighieri, giudicava così l’Italia frammentata e litigiosa della sua epoca: «Nave senza nocchiere in gran tempesta / non donna di province, ma bordello».

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