22 Novembre 2024

Fonte: La Stampa

di Valentina Gentili

L’Italia è il paese delle disuguaglianze nell’opinione degli under 35: è quanto emerge dalla ricerca Oxfam-Demopolis, nell’ambito del progetto “People Have the Power, attivarsi contro la disuguaglianza”. Il 75% degli intervistati pensa che negli ultimi cinque anni le disparità in Italia siano aumentate

Non è un Paese per giovani. E non lo è da troppo tempo. Almeno da due generazioni, lontane anni luce dalle promesse di benessere e stabilità raggiunte dai loro genitori baby boomers. Una situazione chiara ai suoi protagonisti: dall’indagine condotta dall’Istituto Demopolis per Oxfam Italia su un campione di italiani tra i 18 e i 34 anni, due giovani su tre ritengono che chi oggi studia o sta iniziando a lavorare in futuro occuperà una posizione sociale ed economica peggiore rispetto alle generazioni precedenti.

IL PAESE DELLE DISUGUAGLIANZE
L’Italia quindi, e la cosa in verità non ci sorprende, è il Paese delle disuguaglianze. Generazionali, sicuramente. Ma anche geografiche, con un divario fortissimo tra le varie regioni di provenienza. E poi sociali e di genere. In questo quadro l’accesso al mondo del lavoro è di per sé già un privilegio.
La ricerca Oxfam-Demopolis, condotta in collaborazione con Opinion Lab nell’ambito del progetto “People Have The Power, attivarsi contro la disuguaglianza”, racconta di una generazione cosciente, con l’80% degli intervistati preoccupati per la disuguaglianza generazionale. Per il 78% le maggiori penalizzazioni sono nella precarietà di un lavoro che, quando c’è, ha tutele contrattuali sempre minori.
Il 75% indica l’incertezza sul futuro al primo posto nella classifica della disuguaglianza: è la convinzione di non poter contare in prospettiva sulle stesse certezze di cui ha goduto la generazione dei propri genitori. Ben 7 su 10 segnalano la retribuzione bassa e inadeguata, due terzi manifestano preoccupazioni fondate per il loro futuro previdenziale, il 63% indica nella difficoltà di accesso al mercato del lavoro una ulteriore ragione di penalizzazione rispetto alla precedente generazione.
Dati che dicono molto sulla situazione sociale e economica nel nostro Paese. Le disparità sono vissute in prima persona dalla maggior parte dei giovani intervistati. Un ascensore sociale guasto, fermo da anni. E non è una percezione.

DIVARIO AUMENTATO NEGLI ULTIMI CINQUE ANNI
Un ruolo importante, emerge dallo studio, è assegnato all’orientamento; il 40% dei giovani intervistati ammette di non possedere molte informazioni sul mondo del lavoro, necessarie per scelte consapevoli. Solo poco più di un terzo dichiara di aver avuto un percorso formativo che gli ha fornito indicazioni adeguate per scegliere consapevolmente un percorso di studio o un lavoro.
Le disuguaglianze più forti sono nella distribuzione del reddito per l’82% degli intervistati e nelle opportunità di accesso al mercato del lavoro per il 70%, con la consapevolezza del divario tra le diverse aree del Paese. Due giovani su tre vorrebbero, in questo scenario, che nell’agenda di Governo ci fossero come priorità delle politiche concrete, mirate a ridurre le disuguaglianze.
Interessanti anche le possibili contromisure da adottare per cambiare la situazione: il 70% chiede più attenzione alla lotta contro evasione fiscale e corruzione, mentre la maggioranza auspica ancora una volta politiche attive del lavoro e di orientamento più efficienti, insieme al salario minimo orario e maggiori tutele contrattuali.
Di sicuro c’è che il 75% degli italiani tra i 18 e i 34 anni pensa che negli ultimi cinque anni le disuguaglianze in Italia siano aumentate. Una percentuale su cui riflettere non è più sufficiente. Occorre agire.

UNA BOMBA SOCIALE DA DISINNESCARE
Le statistiche offrono la misura di un sentire comune che in questo caso non è solo percezione, ma consapevolezza. Le disuguaglianze generazionali, geografiche e sociali, in Italia sono innegabili, lo studio di Oxfam-Demopolis dimostra quanto sia urgente affrontarle.
Quello che le statistiche non dicono, e che non possono raccontare, è il vissuto di giovani e meno giovani che di queste disuguaglianze fanno quotidianamente esperienza.
A dimostrazione dell’attendibilità delle opinioni degli intervistati, c’è l’ultima indagine di Bankitalia sui bilanci delle famiglie italiane, da cui risulta aumentata la disuguaglianza nella distribuzione dei redditi, insieme al numero di individui a rischio povertà, ovvero quelli che dispongono di un reddito equivalente inferiore al 60% rispetto a quello medio.
Ed è una condizione che, nell’analisi comparativa 2006-2016, è aumentata nei segmenti di popolazione under 35 e under 45.
C’è poi la questione del divario previdenziale, ulteriormente approfondita da un’analisi su dati Istat effettuata da Censis e Confcooperative, Millenials, lavoro povero e pensioni: quale futuro?, che annuncia una “bomba sociale da disinnescare con urgenza”. Basta un esempio banale e sotto gli occhi di tutti: il confronto tra la pensione di un padre e quella ipotizzabile di un figlio a parità di prestazioni, segnala una decisa divaricazione.
Ci sono anche altre fragilità a caratterizzare il nostro Paese in questo momento: esistono oltre 3 milioni di Neet tra i 18 e 34 anni, giovani che hanno rinunciato a qualsiasi prospettiva lavorativa o di apprendimento. A questi numeri sconfortanti si aggiungono i milioni di giovani che un lavoro lo hanno, ma con un rendimento economico troppo ridotto, e con formule contrattuali lontane dal lavoro standard.
Studiare le percezioni delle disuguaglianze fra i giovani ha consentito all’Istituto Demopolis di verificare le conseguenze delle trasformazioni degli ultimi vent’anni sulle dinamiche di transizione alla vita adulta e di ingresso nel mondo del lavoro.
Il quadro attuale è quello di una generazione che tra molte incertezze e poche tutele sociali, è indotta a vivere nel presente, in bilico tra tendenza alla difesa e capacità di adattamento. In attesa che qualcuno ripari l’ascensore.

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