LEGGE ELETTORALE/DONNE
Fonte: La StampaL’ok definitivo slitta alla prossima settimana. Fronte trasversale per garantire l’elezione del 50 per cento di donne
Slitta a lunedì il proseguo della discussione sulla legge elettorale alla Camera: ieri, dopo che i voti sono andati avanti fino a mezzanotte, si è deciso a maggioranza di rinviare il confronto in Aula alla settimana prossima – con il parere contrario del Pd – per consentire ai parlamentari di Fratelli d’Italia di partecipare nel weekend al proprio congresso. «Confidiamo di chiudere lunedì, ma se il dibattito parlamentare dovesse necessitare di altro tempo non sarebbe un problema», spiega il portavoce della segreteria, fedelissimo di Renzi, Lorenzo Guerini.
Soddisfatto di come sta andando il cammino della legge: «In alcuni passaggi su temi delicati come quello delle soglie, che è politicamente impegnativo, c’è stato qualche voto in meno, ma in linea con quanto prevedibile. Il percorso sta confermando la tenuta dell’accordo». Un percorso che dovrebbe concludersi quindi lunedì o martedì, per poi passare al Senato: solo dopo l’approvazione, ricorda il capo dello Stato Napolitano a tutti quanti gli chiedono in maniera «fuorviante» di intervenire o pronunciarsi oggi, potrà promulgarla «previo attento esame». Per ora, non può che auspicare «la conclusione positiva su basi di adeguato consenso parlamentare» dell’agognata legge.
L’accordo stretto tra le forze politiche per ora tiene, nonostante maldipancia su alcuni punti. Sulle soglie di sbarramento, che i partiti minori vorrebbero abbassare, così come sulla questione della parità di genere: così com’è il testo della legge garantisce il 50% delle donne in lista, ma non di elette, cosa che un fronte trasversale di deputate sta cercando di modificare, anche ricorrendo a una lettera-appello al premier Renzi. Anche la presidente della Camera, Laura Boldrini, dopo averne incontrate alcune, ha raccomandato che «il rispetto della parità di genere è una causa che riguarda tutti e che si deve tradurre in azioni concrete».
Tre emendamenti sull’argomento sono stati accantonati, così come quelli relativi al cosiddetto “Salva Lega”, che derogano alla soglia del 4,5% per forze politiche che ottengano un alto consenso in un certo numero di regioni. E in serata non passa per soli 40 voti un emendamento che ripristina le preferenze. Alcune correzioni potrebbero però essere adottate nel passaggio successivo, al Senato.