Fonte: La Repubblica
di Giuliano Balestreri
I listini devono ancora recuperare buona parte delle perdite cumulate dopo l’uscita della Gran Bretagna dalla Ue. Attesa per l’Eurogruppo che dovrà decidere le sanzioni nei confronti di Spagna e Portogallo per l’eccesso di deficit. Faro sulle banche italiane
Tra il rischio di una crisi bancaria in Italia (con il bail-in che ormai sta stretto anche Berlino, come dimostrato dalla vicenda della Landesbank di Brema) e le riunioni di Eurogruppo ed Ecofin in agenda, la settimana dei mercati di preannuncia faticosa a prescindere dalle incertezze legate alla Brexit: l’uscita della Gra Bretagna dall’Unione europea sembra quasi passata in secondo piano, ma dal giorno del referendum i mercati sono ancora in rosso per 850 miliardi di dollari. Dopo aver bruciato 3mila miliardi nelle prime due sedute dopo il voto, i listini hanno parzialmente recuperato le perdite ma per tornare ai livelli del 23 giugno mancano ancora 850 miliardi.
Dal punto di vista politico, la questione più delicata della settimana riguarda lo sforamento del deficit commesso da Spagna e Portogallo. Se i due paesi iberici venissero sanzionati, le forze centrifughe che stanno squassando l’Europa acquisterebbero ulteriore forza, se si decidesse per la linea morbida (già applicata in passato con la Francia), i fronti di discussione e le richieste di deroga si moltiplicherebbero in automatico.
Intanto a Londra si cerca di studiare un futuro fuori dall’Europa. Come al solito, mentre la politica tentenna in attesa di un nuovo inquilino a Downing Street dopo l’annuncio delle dimissioni da parte di David Cameron, il cerino resta in mano alla banca centrale, chiamata giovedì a decidere come estendere gli stimoli monetari per adattarsi ai nuovi scenari. Giovedì scorso, ma Commissione Ue ha formalmente avviato la procedura nei confronti di Spagna e Portogallo per il mancato rispetto degli obiettivi programmatici sui saldi di finanza pubblica e per non aver adottato misure efficaci. Le sanzioni potrebbero arrivare fino allo 0,2% del Pil e nel contempo potrebbe essere sospesa almeno in parte l’erogazione di fondi strutturali. Preoccupata del delicato contesto politico e della crescente disaffezione nei confronti dell’Europa, però, la Commissione ha lasciato intendere che le sanzioni potrebbero essere simboliche.
Sul fronte macroeconomico, i dati più importanti arriveranno dalla Cina, che rivelerà i numeri sul Pil del secondo trimestre, le vendite al dettaglio, la bilancia commerciale e la produzione industriale. Attesi inoltre lunedì dall’Istat i dati sulla produzione industriale italiana. Lo stesso giorno partirà infine a Wall Street la tornata di bilanci del secondo trimestre aperta, come di consueto, dai conti di Alcoa. Cresce anche l’attesa per la prossima riunione della Federal Reserve in agenda a fine luglio: gli addetti ai lavori sono convinti che Janet Yellen non toccherà il costo del denaro fino alla fine dell’anno – secondo i Fed Funds la prima stretta potrebbe arrivare addirittura nel 2017 -, gli ultimi dati sull’occupazione Usa mostrano un Paese in salute.
Lunedì.
Italia: produzione industriale, maggio
Eurogruppo su banche italiane, Grecia, Spagna e Portogallo
Martedì.
Germania: inflazione e prezzi all’ingrosso a giugno.
Usa: scorte e vendite all’ingrosso di maggio
Mercoledì.
Inflazione: Francia, Spagna e Italia
Eurozona: produzione industriale a maggio
Usa: scorte di greggio; pubblicazione beige book
Giovedì.
Gran Bretagna: la Bank of England decide su tassi e ‘Qe’
Usa: nuove richieste disoccupazione, settimanali
Venerdì.
Cina: produzione industriale, giugno; vendite al dettaglio, giugno; Pil secondo trimestre
Italia: bilancia commerciale, maggio
Eurozona: bilancia commerciale, maggio; inflazione giugno
Usa: vendite al dettaglio, giugno; inflazione, giugno; produzione industriale, giugno; fiducia consumatori lugli