19 Settembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Guido Olimpo

L’autore del massacro non solo si è preparato in modo meticoloso, ma è riuscito a passare sotto i radar della sicurezza. Lo avevano inquadrato come un tipo pericoloso nel 2013 e 2014, indagato. Eppure è riuscito comunque a concludere l’attacco

Omar Mateen è l’assassino che ogni fazione estremista desidera. Il militante perfetto. Nato negli USA, la possibilità di vivere tra le sue future vittime, un lavoro che gli ha permesso di addestrarsi a sparare e di comprare le armi necessarie per consumare il Bataclan della Florida. Sarà l’inchiesta ad accertare che tipo di legame c’è tra il terrorista della porta accanto e l’Isis. Intano c’è una rivendicazione mentre le informazioni parlano del padre filo-talebano e della sua dichiarazione di fedeltà al Califfato. Esattamente come fecero i killer di San Bernardino poco prima di tirare a raffica sui colleghi di lavoro. Comportamento che semplifica il compito quando si è lontani dalla casa madre, si è da soli e il rapporto con i referenti è puramente ideologico.
L’autore del massacro non solo si è preparato in modo meticoloso, ma è riuscito a passare sotto i radar della sicurezza. Lo avevano inquadrato come un tipo pericoloso nel 2013 e 2014, indagato. Eppure — come è avvenuto in Francia e Belgio — è riuscito comunque a concludere l’attacco imitando il modus operandi dei mujaheddin in Medio Oriente. Così simile ad altri, con problemi personali mescolati probabilmente ad aspetti politici, non uno «pulito», ma con un profilo che finisce per ingannare chi deve sorvegliare. E non è caso che abbia usato un fucile e una pistola: negli Stati Uniti sono letteralmente alla portata di mano e Omar — buco clamoroso — ha potuto comprarle nonostante le segnalazioni. Esattamente come predicava uno dei primi americani finiti agli ordini di Bin Laden, uno dei fautori dell’atto individuale in Europa.
I tempi scelti per l’assalto sembrano, poi, rispondere al momento. Il portavoce dello Stato Islamico al Adnani, il 23 maggio, aveva auspicato azioni nel mese del Ramadan, «il mese della Jihad», e si era rivolto proprio ai simpatizzanti che vivono in Occidente. Una risposta operativa all’impossibilità di raggiungere la Siria o l’Iraq. Un’indicazione e non un ordine — che può essere intercettato — a colpire i civili «perché non esistono innocenti nel cuore della terra dei Crociati». E con il consiglio ai cosiddetti lupi solitari a non essere troppo esigenti nel prepararsi alla strage: «La vostra più piccola azione è la più cara nei nostri cuori». Di nuovo, vedremo se gli inquirenti scoveranno un coordinamento ampio, ma quello che conta è il risultato. Al Qaeda e l’Isis in questo sono uguali, è stata la prima a tracciare il sentiero poi allargato dai seguaci di al Baghdadi. Perché si applica tanto a chi si auto-radicalizza, da solo, tra le pareti di casa, come all’estremista affiliato, parte di un network.
Infine il target. Un locale pubblico frequentato da gay che agli occhi dell’assassino è simbolo di vita e di «perdizione». Un odio condiviso talvolta da estremisti neonazi finiti anche loro nella lista dei possibili sospetti. Non solo. Quanto avvenuto nella notte a Orlando si trasforma in un modello se qualcuno vorrà emulare il gesto criminale di Omar costringendo le forze di sicurezza ad allungare le linee — già esili — per parare la minaccia. Basta vedere l’allarme di queste ore, da Washington fino alla California, nel timore che accada ancora. E non necessariamente per mano di un radicale jihadista. L’uomo fermato con un arsenale a Los Angeles ne è la prova.
Le polizie sono costrette a inseguire, a presidiare, a controllare posti di divertimento tramutati in bersagli. Il ristorante, il salone per i concerti, il semplice pub, lo stadio. Uno sforzo immane che non garantisce la difesa assoluta. Il nostro scudo è corto per la semplice ragione che è impossibile vegliare su ogni aspetto della nostra esistenza. I terroristi lo sanno ed hanno il vantaggio di potere scegliere dove affondare la loro lancia, felici di uccidere, fieri di spargere il panico.

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