Il ministro dell’Agricoltura: i diritti? Si parla con i governi riconosciuti e lì è andata l’Europa
Essere dipinto come il «cognato d’Italia» non gli fa piacere, eppure Francesco Lollobrigida ci scherza su: «Spero che non la smettano — esordisce il ministro dell’Agricoltura — Voglio rimanere cognato a lungo e lo dico per mia moglie Arianna, più che per Giorgia».
Il presidente Saied ha detto che la Tunisia non farà la «guardia di frontiera». La missione di Meloni e Von der Leyen non è andata come la premier sperava?
«Non credo proprio. Oggi l’Europa passa per l’Italia per trattare con l’Africa e l’Africa passa per l’Italia per trattare con l’Europa. In otto mesi il governo ha riassunto un ruolo strategico nel Mediterraneo, che ci viene riconosciuto dall’Europa. La missione di Von der Leyen e Rutte, mediata da Meloni, assegna all’Italia una centralità nelle dinamiche europee. L’incontro è andato ottimamente».
Vantaggi per l’Italia?
«Con l’accordo tra Ue e Tunisia, la nazione nordafricana può finalmente vedere delle prospettive. L’Unione dà fiducia alla Tunisia e garantisce un piano di investimenti. È un rapporto bilaterale che permette a entrambi di trarne vantaggio, per la Tunisia sviluppo e per noi un freno all’immigrazione illegale».
I fondi stanziati dalla Ue sono scarsi e, con l’estate, si teme un nuovo boom di sbarchi. Non è stato un vertice interlocutorio?
«No, il governo italiano è riuscito a coinvolgere la Commissione Ue, che ora lavora sul tema immigrazione con una sintonia che non registravamo da un decennio».
Intanto Saied calpesta la democrazia, reprime migranti, arresta oppositori.
«Bisogna essere pragmatici. Noi abbiamo il dovere di interloquire con i governi riconosciuti ed è una opinione condivisa dal massimo vertice Ue. Bisogna prendere atto che i Paesi africani si fidano dell’Italia e di Giorgia Meloni».
Lei paventò la sostituzione etnica e Saied parla di un piano criminale per cambiare la composizione demografica della Tunisia. Similitudine corretta?
«No, in queste ore a Tunisi c’è andata l’Europa, non Giorgia Meloni. Qualcuno mette in discussione Ursula? Siamo certi che Von der Leyen riporterà all’interno del consesso Ue anche il tema dei diritti, ma ora abbiamo un’emergenza che riguarda tutti gli Stati che considerano prioritario salvare vite umane».
Anche la missione a Tunisi si è svolta senza contatto con i giornalisti. La premier ha paura delle domande?
«Credo che Giorgia stia dando tante risposte nei fatti, con trasparenza e senza sfuggire al confronto».
Serve un nuovo decreto flussi, come propone Lupi?
«Il governo ha iniziato a pianificare decreti flussi triennali per rispondere, con immigrati regolari, alle esigenze delle aziende. Ho incontrato l’ambasciatore del Bangladesh per concordare un tavolo, il piano è formare in patria un flusso di immigrati che verranno a lavorare in Italia. Di contro abbiamo chiesto al Bangladesh di facilitare i rimpatri di chi commette crimini o sceglie l’immigrazione clandestina».
Sbaglia chi teme una piega autoritaria del governo? «Si nota il contrasto con quel che accade nei fatti. La sintonia con Von der Leyen e Biden è evidente, eppure in Italia si discute di ipotetiche limitazione dei diritti che non risultano in nessuna legge, in nessuna azione».
Limitare i poteri della Corte dei Conti, indebolire il Parlamento, togliere il patrocinio al Gay Pride…
«Si è tenuta tranquillamente una manifestazione con migliaia di persone, molto dura nei confronti del governo. Tutte le dinamiche democratiche si svolgono in modo sereno. Il tema esiste solo nella comunicazione di alcune forze politiche prive di argomenti, che tentano di esacerbare il clima. Noi non ci prestiamo alla lotta nel fango».
Come risponde a Prodi, che accusa il governo di usare il Mes per ricattare la Ue sul patto di stabilità?
«Credo sia legittimo attendere la redifinizione del Patto di stabilità, ragionando in una logica di pacchetto. Il professor Prodi non è un esempio di trattative riuscite per l’Italia».
Le Europee porteranno altre tensioni con Salvini?
«La Lega fa parte di un governo in Italia con popolari e conservatori, in Europa invece ci sono forze non compatibili con questo modello. Ma è presto per immaginare cosa accadrà nel 2024».
L’alluvione ha devastato la Romagna anche sul piano agricolo. Perché non vi sta bene Bonaccini come commissario alla ricostruzione?
«Quando in una seconda fase si parlerà di ricostruzione ragioneremo della figura più idonea, ma non è detto che il commissario debba essere il presidente della Regione. Vuole un esempio eclatante? Dopo il terremoto dell’Aquila fu nominato Legnini, che qualche mese prima era stato sconfitto alle elezioni per la presidenza dell’Abruzzo».
Il 24 giugno sarà a New York, con quale obiettivo?
«Dopo le missioni in Gran Bretagna, Emirati Arabi, Spagna, Tunisia, Egitto, Serbia e Albania, questa settimana sarò in Svezia, al G20 in India poi a New York, per promuovere i prodotti agroalimentari e la cucina italiana. Stiamo lavorando anche molto con l’Africa , a cominciare dall’Algeria. Il continente ha il 60% dei terreni arabili del pianeta, ma non le conoscenze per renderli produttivi».