Fonte: La Stampa
Barriera alta 4 metri e lunga un chilometro: costerà 2,7 milioni di euro. Pronta entro l’anno
Un altro muro sta per spuntare sulle strade d’Europa per provare a fermare i migranti: questa volta in terra di Francia e per volere della Gran Bretagna, nel cuore di quell’Occidente che, a parole, tanto aveva criticato iniziative analoghe partorite ai confini sud-orientali del continente, dall’Ungheria in su.
I lavori entro fine anno
Già soprannominata la «grande muraglia di Calais», la barriera sarà alta 4 metri lambirà per un chilometro entrambi i lati della strada principale che porta alla città nel nord della Francia. I lavori inizieranno questo mese e si prevede che termineranno entro la fine dell’anno per un costo di circa 2,7 milioni di euro. A finanziarli il governo di Londra, come previsto da un accordo raggiunto con la Francia a marzo. È nel pieno interesse dei britannici infatti sostenere il difficile compito dei francesi che gestiscono le migliaia di migranti al campo Giungla, non lontano dalla più importante arteria stradale che conduce al porto e agli imbarchi per l’Inghilterra. A decine ogni giorno tentano di salire sui tir diretti a Dover, spesso incolonnati in attesa di raggiungere i ferry, causando forti disagi, regolarmente messi in evidenza dalla stampa del Regno.
Il sottosegretario: “Sicurezza intensificata”
La Bbc conferma la notizia e cita il sottosegretario per l’immigrazione Robert Goodwill che ha sottolineato come la sicurezza intorno al porto sia stata «intensificata ricorrendo ad attrezzature migliori».
Le proteste
L’iniziativa ha raccolto forti critiche. Non tanto da parte di associazioni umanitarie bensì proprio da parte dei diretti interessati, gli autotrasportatori britannici. Una della loro associazioni, la Road Haulage Association, ha parlato di «spreco di denaro pubblico» e chiesto che invece i fondi vengano usati per migliorare la sicurezza e i controlli direttamente sulle strade, potenziando la presenza della polizia e anche usando l’esercito. «Io non giudico le misure di altri governi, penso però che non andiamo da nessuna parte in questo modo», ha commentato il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. «Dobbiamo renderci conto – ha detto – che la soluzione è investire in Africa, risolvere crisi come quella siriana e condividere il peso dell’immigrazione a livello europeo. Se pensiamo invece ciascuno ad alzare il proprio recinto penso che non arriviamo a nulla».
Se Londra si prepara a costruire il «grande muro di Calais», Vienna lancia invece la «Notverordnung», l’ordinanza d’emergenza nei confronti dei migranti che avrà una durata di sei mesi ma potrà essere prolungata tre volte. Non è ancora chiaro – stando alla stampa austriaca – se entrerà in vigore quando sarà raggiunto il tetto delle 37.500 richieste di asilo o addirittura prima.
L’Unhcr teme che «altri Paesi europei possano seguire l’esempio e che persone in fuga da guerre e persecuzioni sempre più difficilmente troveranno protezione in Europa». Mentre Amnesty International lancia un appello allarmante: il timore è che ci sia «una nuova Idomeni» al valico austro-ungherese.