Fonte: La Stampa
di Andrea Carugati
Il ministro della Salute si concede un piccolo spot elettorale: «Per chi vota a Roma centro, io sono capolista e Paolo è candidato all’uninominale. Per votare lui basta scegliere noi…»
Dal palco del Tempio di Adriano le parole di Paolo Gentiloni sono carezze per gli alleati di Civica popolare, la lista centrista guidata da Beatrice Lorenzin: «La stagione delle riforme dei governi a guida Pd senza di voi non sarebbe stata possibile. Senza il vostro contributo una nuova stagione delle riforme non potrà svilupparsi. Siete una forza moderata che non è venuta a patti con l’estremismo». C’erano una volta, a inizio legislatura, le larghe intese tra il Pd e il centrodestra, un esecutivo di emergenza tra forze assai distanti. Ora, quella parte di ex Pdl che ha scelto di restare al governo fa parte integrante del centrosinistra, e Gentiloni sottolinea a più riprese la «sintonia di governo» tra lui e la lista alleata, non solo sulle cose fatte, ma sulle «scelte culturali di fondo». E Lorenzo Dellai, uno dei promotori, si entusiasma: «È il nostro presidente e speriamo lo sia anche in futuro». Lorenzin, colpita da una forte bronchite («Anche i ministri della Salute si ammalano…») si concede un piccolo spot elettorale: «Per chi vota a Roma centro basta barrare il nostro simbolo, io sono capolista e Paolo è candidato all’uninominale. Per votare lui basta scegliere noi…».
«L’Italia non ha alternative a una seconda stagione di riforme guidata dalla nostra credibile alleanza: il rischio è sprofondare nella crisi», spiega il premier. Parla per mezz’ora e non alza mai i toni, tranne quando stigmatizza i «comportamenti meschini e irresponsabili di chi soffia sulle paure», come la Lega sul caso di Macerata. Spiega che «la sfida del lavoro non è vinta», che i numeri del Pil non hanno riportato benessere nelle famiglie, e che il «bisogno di sicurezza» degli italiani non è un’invenzione delle forze populiste. «È un bisogno autentico, ci sono sempre più anziani soli e la solitudine alimenta la richiesta di sicurezza. Rassicurare i più deboli fa parte del nostro dna». Anche Lorenzin assicura di volersi muovere sul fronte della giustizia sociale: «La crisi ha creato disuguaglianze enormi, ora dobbiamo metterci con ago e filo per ricucire queste ferite. E io vi assicuro che i bottoni li so cucire…».
Gentiloni trova anche nell’europeismo un legame con la lista Lorenzin: «Ora, superata la crisi che è esplosa con Brexit, serve maggiore ambizione europea. E c’è bisogno dell’Italia». «Voi avete avuto coraggio», dice agli alleati, tra cui spiccano Pierferdinando Casini, il ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti, Dellai e Ignazio Messina, erede dell’Italia dei Valori. «Se foste andati dall’altra parte avreste dovuto venire a patti con l’estremismo antieuropeo. E invece con noi siete a posto con la coscienza». E infatti per i centristi lo spauracchio di Salvini è piuttosto motivante per stare alla larga da Berlusconi: «Chi vota Fi o i nostri amici (ex alfaniani passati con il centrodestra, ndr) vota Lega», dice Casini. «La Lega e il M5S sono una miscela di arroganza e incompetenza, noi siamo quei moderati che hanno consentito che al ministero dell’Interno ci sia Minniti piuttosto che Salvini». Dellai è ancora più esplicito: “C’è chi dice gli immigrati non vanno uccisi, però…”, a quei moderati di centrodestra dico che De Gasperi si rivolta nella tomba».
E tuttavia non è stata per tutti una scelta facile, quella di schierarsi col centrosinistra. I posti sicuri per i centristi sono pochi, persino Casini a Bologna rischia di non essere eletto al Senato per la concorrenza di un big della Ditta come Vasco Errani. Lorenzin dal palco racconta questi tormenti con un aneddoto sul padre: «Mi ha detto “quanto è bella la flat tax proposta dal centrodestra”. Io gli ho risposto che con una tassa unica al 15% lui si sarebbe scordato la pensione, la scuola e la sanità gratuite per tutti».
Dal liberismo al welfare, il percorso presenta dunque parecchi ostacoli. La ministra della Salute, candidata al collegio di Modena, appare folgorata dal modello emiliano: «Ho visto come funzionano i distretti produttivi in quelle zone, bisogna esportarli anche a Napoli e qui nel Lazio!». Finisce con una foto di gruppo, tutti sorridono, Lorenzin stampa un bacio sulla guancia del premier. Lui prova a caricare la truppa: «I sondaggi ci danno dietro il centrodestra, ma voglio rassicurare chi tra noi ha dei dubbi: io ci credo, possiamo recuperare, la sfida è aperta».