22 Novembre 2024

Fonte: La Stampa

AP - La Stampa

di Marco Bresolin

Migliorano le stime del Pil per l’Eurozona, ma secondo Bruxelles un voto anticipato nel nostro Paese potrebbe mettere a rischio gli impegni presi sulla correzione dei conti

Migliorano le stime di crescita del 2017 per l’Eurozona (1,6% del Pil anziché l’1,5% annunciato a novembre), ma non per l’Italia, che rimane ferma allo 0,9% previsto in autunno. Ma il dato più significativo delle previsioni economiche diffuse questa mattina dalla Commissione europea, come anticipato da La Stampa in edicola il 13 febbraio, è che Bruxelles rileva un “rischio” dovuto alla “incertezza politica”, oltre che al “lento aggiustamento del settore bancario”.
L’Ue teme che un eventuale voto anticipato possa danneggiare il percorso di crescita dei conti italiani. Discorso simile, anche se in contesto diverso, anche per gli altri Paesi che andranno alle urne nel 2017: “Le numerose elezioni che si terranno in Europa quest’anno”, al pari dei “negoziati per la Brexit” e delle “intenzioni della nuova amministrazione Usa” alimentano quelle “incertezze” che rappresentano “rischi eccezionali”.
Tornando all’Italia, un voto anticipato potrebbe mettere a rischio gli impegni presi dal governo in merito alla richiesta di correzione dei conti pubblici. Su questo punto, la Commissione scrive che ha “preso nota positivamente” degli “impegni presi pubblicamente dal governo” relativi a un aggiustamento strutturale dello 0,2% del Pil. Misure che “saranno prese in considerazione non appena ci saranno sufficienti dettagli”. Bene le promesse di Padoan, dunque, ma guai a invertire la rotta.
Del resto i numeri dicono che la crescita italiana ha registrato un miglioramento nel 2016 (0,9% anziché 0,7% previsto a novembre), ma per ora non ci sono segnali positivi per il 2017 (rimane ferma al 2017). Anzi, “l’incertezza politica” potrebbe addirittura mettere a rischio quel numero. Resta inchiodato al 2,4% del Pil il deficit nominale, che nel 2018 potrebbe addirittura schizzare al 2,6% a politiche invariate. Mentre quello strutturale viene portato al 2% per il 2017 (era il 2,2% a novembre). In crescita anche il debito pubblico: dal 133,1% di novembre, il valore atteso per il 2017 è pari a 133,3% a causa degli interventi a sostengo del settore bancario.
Per quanto riguarda la disoccupazione, il tasso resta oltre quota 11% (11,6% per il 2017), mentre l’inflazione 2017 dovrebbe andare a quota 1,4%.

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