Fonte: La Stampa
di Emanuele Bonini
Le stime di crescita dell’Ue per l’Italia rischiano di essere tagliate, e di tanto. Domani la Commissione europea pubblicherà le previsioni economiche d’inverno, con le attese per l’anno in corso, e per il Prodotto interno lordo (Pil) nazionale il dato potrebbe essere +0,2%, al netto degli effetti della manovra del popolo, che prevedeva una crescita all’1%.
Solo tre mesi fa, in occasione della pubblicazione delle previsioni di novembre, il dato dell’esecutivo comunitario era +1,2%, tagliato dal Fondo monetario internazionale allo 0,6% due settimane fa. A livello internazionale la fiducia sulla solidità del sistema Italia dunque scricchiola.
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A onor del vero il commissario per gli Affari economici, Pierre Moscovici, subito dopo il taglio di stime da parte del Fmi aveva annunciato che anche Bruxelles avrebbe rivisto tutti i numeri al ribasso, e per tutti gli Stati membri. Non c’è solo un problema italiano, dunque. E’ solo che l’Italia sembra essere il paziente più grave del reparto degenza. Scendere dall’1,2% di novembre allo 0,2% su cui sta ragionando la Commissione non è propriamente una performance da prendere a modello.
Va anche ricordato che solitamente le previsioni dell’esecutivo comunitario rispondono a criteri ‘prudenziali’. Vuol dire che nel dubbio si concede qualcosa in meno, però nell’ordine di un decimo di punto percentuale. Anche se uno 0,2% di crescita volesse dire in realtà 0,3%, comunque il taglio sarebbe importante. Resta da capire se a Bruxelles si è più preoccupati per una situazione generale non facile – recessione – o per una cura di governo che di fronte al peggioramento dei fondamentali viene ritenuta poco efficace. L’anno scorso si chiese continuità delle politiche economiche, e domani nuovi richiami non mancheranno.