Il rischio, per i vertici europei, è che la riunione si trasformi in un tutti contro tutti non solo sui migranti ma anche sull’altro tema caldo del momento, quello degli aiuti di Stato
Rilanciare la strategia dei rimpatri, e mettere l’Unione europea nelle condizioni di intervenire direttamente nella gestione dei flussi migratori. Al Consiglio europeo in agenda questa settimana, il 9 e 10 febbraio a Bruxelles, sarà un po’ questa la formula su cui si punterà per evitare strappi tra i governi Ue sul dossier dei migranti. Un tema particolarmente divisivo. Sull’incremento dell’azione esterna per la difesa dei confini Ue, in particolare, ha posto l’accento l’ultima bozza delle conclusioni del summit dei leader.
Consiglio europeo straordinario
Sarà un Consiglio europeo straordinario, a cui non seguirà, quindi, un testo legislativo. Il rischio è che la riunione si trasformi in un tutti contro tutti non solo sui migranti ma anche sull’altro tema caldo del momento, quello degli aiuti di Stato. La premier Giorgia Meloni ha iniziato il suo mini-tour a Stoccolma e Berlino rinfrancata dal linguaggio contenuto nell’ultima bozza sul dossier migrazione.
Azione rapida per assicurare rimpatri effettivi
«È necessaria un’azione rapida per assicurare rimpatri effettivi, dall’Ue e dai Paesi terzi lungo le rotte, verso i Paesi di origine, utilizzando come leva tutte le politiche, gli strumenti e i mezzi pertinenti», si legge nel testo. L’elenco degli strumenti è nutrito: si va dalla più classica azione diplomatica alla cooperazione commerciale.
La collaborazione con i paesi di origine e di transito
Ed è su questo punto che l’Ue potrebbe fare breccia con gli interlocutori africani: condizionando il cosiddetto Sistema di Preferenze Generalizzate (Spg) – che fornisce agevolazioni tariffarie per incoraggiare l’export di uno Stato in via di sviluppo – alla cooperazione sui migranti da parte di un determinato Paese d’origine. Con le capitali “amiche” potrebbe anche aumentare l’apertura sulle quote di immigrazione legale. Il tema è stato citato anche da Meloni dopo l’incontro con il cancelliere tedesco Olaf Scholz. «Sono disponibile ad aprire i consolati in Africa per far fare domande regolari e poi distribuire chi può entrare», ha spiegato la presidente del Consiglio.
Nella bozza riferimenti minimi a ricollocamenti e movimenti secondari
Di solidarietà e responsabilità, al Consiglio europeo, sarà difficile che non se ne parli. Ma il riferimento alla dimensione interna – ricollocamenti e movimenti secondari, tanto per fare un esempio – nella bozza delle conclusioni è minimo e relegato alla riforma del Patto di Migrazione e Asilo, i cui tempi restano lunghissimi.
La consegna di una motovedetta ai libici
Intanto lunedì 6 febbraio ad Adria (RO), presso il Cantiere navale Vittoria, è in programma una cerimonia di consegna alle autorità libiche di una motovedetta classe 300 di nuova fabbricazione, nell’ambito del progetto europeo Sibmmil. Partecipano il ministro degli Affari esteri Antonio Tajani, la ministra degli Esteri libica, Najila El Mangoush, e il Commissario europeo per l’allargamento e la politica di vicinato, Olivér Várhelyi.
L’altro dossier: il piano industriale von der Leyen
Il Consiglio europeo, salvo indicazioni dell’ultim’ora, durerà due giorni proprio come un summit ordinario. L’impressione è che, più che sui migranti, i leader si soffermeranno sul Piano industriale targato von der Leyen. I punti caldi, nel breve periodo sono due: l’uso delle risorse già disponibili (da Recovery Fund, RepowerEu e programma InvestEu) e il nuovo regime semplificato di aiuti di Stato. Il riferimento contenuto nella bozza di conclusioni alla tutela del mercato unico è un punto a favore di chi, come l’Italia, non vuole una corsa alle sovvenzioni che avvantaggi solo Francia e Germania. E in questa partita Roma trova una sponda proprio nei Paesi “frugali” del Nord, attenti a non danneggiare i pilastri della concorrenza. Non a caso la presidenza svedese si è detta cauta sul tema degli aiuti di Stato. «Scelte sbagliate possono avere effetti sulla nostra competitività per diversi anni», è stato spiegato. L’ipotesi di utilizzare Sure nel breve termine non è contemplata nelle conclusioni del summit. C’è, però, il riferimento alla flessibilità nell’uso dei fondi esistenti. È a questo, più che a nuovo debito, che punta per ora l’Italia.
Aiuti di Stato, missione negli Usa di Francia e Germania
Intanto proprio sul tema degli aiuti di Stato Parigi e Berlino scaldano i motori e, incassato il favore del primo disegno del piano industriale Ue, lanciano l’offensiva al maxi-pacchetto da 370 miliardi di dollari di sussidi pubblici “green” messi a disposizione dagli Stati Uniti. Rischiando però di creare il vuoto dietro di loro e di lasciare indietro chi invece – come Roma – deve fare i conti con i limiti imposti dagli elevati livelli di debito pubblico. il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, “offre vantaggi competitivi che, insieme ai prezzi dell’energia molto bassi negli Usa, rappresentano un rischio per le industrie europee” e per l’intero tessuto imprenditoriale che potrebbe traslocare oltreoceano. Martedì 7 febbraio il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire e il suo omologo tedesco Robert Habeck raggiungeranno a Washington, decisi a chiedere “trasparenza” all’amministrazione di Joe Biden per scongiurare una guerra commerciale transatlantica dai pericolosi contorni.