Fonte: La Stampa
di Alessandro Barbera e Marco Bresolin
Dura lettera di Bruxelles contro Roma. La bocciatura può slittare dopo il giudizio delle agenzie di rating. Draghi: minare le norme comporta costi per tutti
C’è una ragione precisa dietro la scelta della Commissione europea di scrivere nero su bianco che lo sforamento della manovra italiana «non ha precedenti nella storia del Patto di Stabilità». Il passaggio, inserito della lettera che Pierre Moscovici ha consegnato ieri a Giovanni Tria, non è casuale. Perché la prossima settimana andrà giustificata una decisione «senza precedenti nella storia del Patto di Stabilità»: la Commissione dovrà respingere al mittente la bozza di bilancio e chiedere al governo di riscriverla. Cosa mai accaduta finora.
Per evitare questo scenario, l’Italia ha tempo fino a lunedì a mezzogiorno. Ma non si vede nessuna traccia di ravvedimento. Per ora c’è solo un ruvido muro contro muro. Matteo Salvini e il M5S insistono: la manovra non si cambia. Anche se Tria e Conte, le due figure a contatto diretto con le istituzioni europee, studiano soluzioni creative.
Il premier ci ha provato anche ieri durante il primo confronto con i colleghi, ma è stato un buco nell’acqua. Si è presentato dicendo che «la manovra è molto bella». E le delegazioni si sono subito precipitate a consultare i traduttori per capire se intendeva dire «buona». E invece no, sgranando gli occhi, un piccolo gruppo di diplomatici commentava: «Ha proprio detto così: bella, ‘beautiful’». Un flop anche il primo bilaterale: l’olandese Mark Rutte si è presentato con un dossier sulla sostenibilità del debito. «Se non fate attenzione il vostro debito esploderà».
L’olandese è stato il primo a reagire al tavolo dell’Eurosummit, quando Conte ha preso la parola per illustrare la Manovra del Popolo. Il primo, ma non l’unico. Tra gli interventi degni di nota anche quello del finlandese Juha Sipila e di Emmanuel Macron. Nessuno, confermano diverse fonti, è intervenuto per difendere la posizione italiana, contrariamente a quanto accadeva in passato. Né gli storici alleati mediterranei («Il Portogallo ha dimostrato che per superare l’austerità bisogna rispettare le regole») né tanto meno i nuovi alleati sovranisti di Salvini. Come Sebastian Kurz, che in Austria guida una coalizione con l’estrema destra della Fpo. «Non abbiamo nessuna compassione per le politiche di bilancio italiane e non saremo certo noi a pagare per le promesse elettorali e populiste degli altri». Un isolamento che «non ha precedenti nella storia del Patto di Stabilità».
Ha chiuso il cerchio Mario Draghi: «Mettere in discussione le regole europee può portare a un peggioramento delle condizioni del settore finanziario e comporta un costo per tutti». Angela Merkel è rimasta dietro le quinte, ma ha dato carta bianca a Jean-Claude Juncker. E il sostegno è stato unanime: «Mi hanno chiesto di non aggiungere flessibilità alla flessibilità» ha spiegato il lussemburghese.
Nella lettera, la Commissione punta il dito anche sulla bocciatura del Documento di economia e finanza da parte dell’Ufficio parlamentare di bilancio. E preannuncia un nuovo rapporto sul debito che aprirebbe la strada a una procedura. Sarebbe inevitabile nel caso in cui l’Italia non modificasse la manovra. Martedì si riunirà il collegio dei commissari, l’organo che formalmente deve emettere l’opinione negativa. Il timing però non è stato ancora fissato. La decisione potrebbe rimanere nel congelatore per qualche giorno, in attesa del giudizio delle agenzie di rating (sono attese Standard and Poor’s e Moody’s) per essere poi adottata con procedura scritta verso la fine della prossima settimana, comunque entro il 29 di ottobre. Dopodiché l’Italia avrà tre settimane di tempo per presentare una nuova manovra. «La Commissione non è contro l’Italia, non è un avversario. È l’arbitro sul campo, la persona che fa rispettare le regole», dice Moscovici in missione a Roma per smussare gli angoli. La Commissione tratta il caso italiano con ineluttabile durezza. Non potendo evitare il no, cercherà di non infierire: lo ha ribadito in privato sia a Mattarella che a Tria. «Cercherò di avvicinare le posizioni ma partiamo da posizioni diverse». Il ministro ha promesso che la manovra in Parlamento potrà migliorare senza peggiorare i saldi, ma finché Salvini e di Maio continueranno con le bordate verso l’Unione, è difficile venga preso sul serio. In un giorno di mezza crisi i vicepremier si sono trovati uniti solo su questo: «Moscovici lo vado a prendere col mio amico tassinaro e gli faccio vedere le bellezze di Roma: c’è bisogno di spendere per l’Italia». E l’altro: «La Commissione si è allontanata dalla realtà. Sono in campagna elettorale».