Fonte: La Stampa
di Marco Bressolin
L’impegno del Tesoro sulla correzione da 10 miliardi (0,6%) per il 2018
Difficile potesse andare meglio la due giorni a Malta per Pier Carlo Padoan. Non solo venerdì il ministro ha incassato da Bruxelles la possibilità di estendere (con una deroga di altri tre anni) il meccanismo dello split payment, la misura anti-evasione che regola il pagamento dell’Iva per le amministrazioni pubbliche. Ieri è infatti arrivato l’endorsement «politico» della Commissione al suo progetto di manovra correttiva da 3,4 miliardi di euro. «Le misure sono in linea con le nostre raccomandazioni» ha assicurato il vicepresidente Valdis Dombrovskis. Il quale, però, in cambio ha ottenuto da Padoan la rassicurazione che con la manovra d’autunno il governo non uscirà dalla traiettoria per l’aggiustamento dei conti: c’è intesa su una correzione pari «almeno allo 0,6% del Pil», che equivale a più di dieci miliardi di euro.
C’è stato un lungo faccia a faccia tra i due nelle stanze del Gran Master’s Palace de La Valletta. Dombrovskis rappresenta l’ala più «rigorosa» della Commissione, dunque quella più difficile da «convincere». E invece tutto è filato liscio. Il ministro gli ha spiegato come intende intervenire e l’ex premier lettone gli ha assicurato pieno sostegno. Con queste premesse, lo spettro di una procedura per deficit eccessivo è destinato a sparire dall’orizzonte. Ma Dombrovskis ha lanciato un’avvertenza: «Prima vogliamo vedere il decreto». Bruxelles attende il Consiglio dei ministri della prossima settimana perché sa – per esperienza consolidata – che con l’Italia non si può mai dare nulla per scontato.
Si tratta di una posizione che comunque dà forza a Padoan nella sua battaglia sul fronte interno per far «digerire» la mini-manovra a quella parte (considerevole) del partito democratico che punta i piedi e si oppone ad alcuni provvedimenti. Troppo presto per cantare vittoria, quindi, anche per questo ieri il ministro non ha voluto sbilanciarsi. Ha detto soltanto che nel corso della trattativa sono state esaminate «diverse opzioni». Ora serve solo il via libera politico.
Al di là delle resistenze sulla manovra correttiva del 2017, è probabile che il partito chieda conto al ministro dell’intesa raggiunta con Dombrovskis sulla correzione per il prossimo anno. Su come cioè intenderà recuperare quei dieci miliardi necessari a rimanere nella traiettoria di aggiustamento dei conti pubblici per ridurre il deficit strutturale.
Alcune risposte saranno scritte nel Def, dove finalmente si avrà chiarezza anche sul capitolo privatizzazioni. Padoan ieri non ha smentito le indiscrezioni che prevedono la cessione delle quote di alcune società pubbliche alla Cassa depositi e presiti, una sorta di «escamotage» che permetterebbe di farle uscire dal bilancio dello Stato. Interpellato sulla questione, ha spiegato che il governo sta «studiando altre misure di gestione del patrimonio pubblico che permettono di raggiungere gli obbiettivi molteplici delle privatizzazioni». Non è proprio una conferma nella forma, ma nella sostanza sì.
All’Ecofin si è parlato anche di banche e una sessione è stata dedicata ai crediti deteriorati. Tramontata l’idea di una bad bank europea, resta aperto il discorso per istituirle a livello nazionale. Anche se, come ha ammesso Padoan, «siamo ancora molto lontani». Il ministro si è invece detto «moderatamente ottimista» su un accordo con Bce e Commissione per Mps.