22 Novembre 2024

Fonte: La Stampa

di Marco Bresolin

Se le gare di appalto non partiranno entro fine marzo l’Alta velocità perderà 300 milioni di euro


«Questi continui rinvii hanno un prezzo perché ormai il tassametro è partito», allarga le braccia un funzionario europeo. Il riferimento è ai fondi Ue che sono stati stanziati per finanziare la Tav che ora rischiano di essere dirottati su altri progetti. L’insofferenza di Bruxelles per i continui tentennamenti italiani, e soprattutto per la mancanza di chiarezza, è palpabile. Ma la Commissione europea ha rinunciato al pressing sul governo italiano, visto che ogni parola di troppo rischia di essere non solo inutile ma anche dannosa. La commissaria Violeta Bulc (Trasporti), per esempio, da tempo ha deciso di mantenere la linea del silenzio.

La notizia della mozione di maggioranza per prendere ulteriore tempo è arrivata a Bruxelles a mezzo stampa, non c’è stata alcuna comunicazione ufficiale
La notizia della mozione di maggioranza per prendere ulteriore tempo è arrivata a Bruxelles a mezzo stampa, non c’è stata alcuna comunicazione ufficiale. Né sono in programma nuovi incontri per far luce sugli scenari futuri. L’Ue in questo momento non può far altro che stare alla finestra, in attesa che Roma prenda una decisione. Le parole pronunciate ieri da Jean-Claude Juncker sono la conferma che in questa fase la Commissione vuole tenersi fuori dalla mischia: «È una decisione che devono prendere i due Paesi – dice il lussemburghese –. Vediamo alla fine chi la spunterà».

Il numero uno dell’esecutivo Ue ha voluto sottolineare un aspetto molto importante: la Tav è un progetto frutto di un accordo bilaterale tra Francia e Italia
Il numero uno dell’esecutivo Ue ha voluto sottolineare un aspetto molto importante: la Tav è un progetto frutto di un accordo bilaterale tra Francia e Italia. L’Ue, come ha ricordato recentemente la commissaria Bulc rispondendo a un’interrogazione all’Europarlamento, considera la Torino-Lione «uno dei progetti più importanti sul corridoio Mediterraneo». Però l’Ue è un attore «esterno», il suo ruolo è soltanto quello di «finanziatore». Dunque non può opporsi a un’eventuale decisione italiana di congelare, rivedere o fermare definitivamente l’opera. L’unica cosa che può fare, e che eventualmente farà, è presentare il conto. Sia in caso di cancellazione dell’opera, sia in caso di ritardi.
Nell’attuale bilancio Ue (2014-2020) sono stati stanziati 813,7 milioni di euro: 451,2 sono destinati all’Italia e 362 alla Francia. Si tratta di fondi «condizionati ai progressi nella costruzione dell’opera» secondo il principio “use it or lose it”: se non vengono utilizzati, si perdono. E il periodo a disposizione per spenderli non è illimitato, visto che nell’accordo di finanziamento le scadenze sono molto chiare. «Già oggi la tabella di marcia non è pienamente rispettata», fanno sapere dalla Commissione.

Il 26 e il 27 marzo è in programma una riunione dei ministri dei Trasporti Ue a Bucarest alla quale è atteso Danilo Toninelli
Di questi 813,7 milioni, 120 sono già stati sborsati (ma l’Italia, in caso di inadempienze, potrebbe essere chiamata a restituirli). Dei restanti 693, quasi la metà rischiano di essere presto dirottati verso altri progetti. L’Agenzia esecutiva per l’innovazione e le reti (Inea) – che si occupa di gestire i programmi per trasporti, energia e telecomunicazioni della Commissione – ha fissato una data e una somma ben precisa: se le gare d’appalto non dovessero partire entro fine marzo, la Tav perderà 300 milioni di euro. Il 26 e il 27 marzo è in programma una riunione dei ministri dei Trasporti Ue a Bucarest alla quale è atteso Danilo Toninelli: potrebbe essere l’occasione per un confronto con la commissaria Bulc e con la collega francese Elisabeth Borne. Anche se forse saremo già fuori tempo massimo.

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