19 Settembre 2024

Fonte: La Stampa

di Francesca Schianchi

I primi exit poll diffusi dalla Rai confermano le previsioni della vigilia di Matteo Salvini

Alla chiusura dei seggi, le prime proiezioni delle elezioni regionali in Umbria diffuse dalla Rai confermano le previsioni della vigilia di Matteo Salvini e schiantano le speranze di Pd e Cinque stelle: Donatella Tesei, la senatrice della Lega sostenuta anche da Fratelli d’Italia e Forza Italia, viaggia sul 58,3 per cento, mentre lo sfidante civico scelto da Zingaretti e Di Maio, l’imprenditore di Norcia Vincenzo Bianconi, arranca al 36,5 per cento.
Così hanno scelto gli umbri, chiamati al voto anticipato dopo le dimissioni della governatrice dem Catiuscia Marini, travolta da un’inchiesta sulla sanità regionale, e accorsi in massa alle urne: l’affluenza si è assestata al 64,7 per cento, quasi dieci punti più del 2015.
Se i numeri saranno confermati dallo spoglio definitivo, si tratta di una débâcle per la coalizione di governo, l’alleanza giallorossa al debutto in una competizione elettorale, e un trionfo per il centrodestra e in particolare per l’ex ministro dell’Interno, che, dopo i rovesci di agosto al governo, cercava la rivincita nelle elezioni. Fiducioso nella vittoria e nella sua personale affermazione, in serata si è presentato a Perugia, pronto al bagno di folla tra i sostenitori: «Aspettiamo i dati veri, a occhio abbiamo fatto un’impresa storica», mentre su Facebook posta una foto con la neo-presidente Tesei, «stiamo scrivendo una pagina di Storia: grazie». Secondo le prime proiezioni Rai, con però una copertura ancora limitata, le percentuali della Lega sarebbero stellari: 37,2 per cento. Seguito da un notevole 10 per cento di Fratelli d’Italia: «Espugnata la roccaforte della sinistra: ora liberiamo l’Italia», posta su Facebook entusiasta Giorgia Meloni. Forza Italia è data al 5,6 per cento.
Sotto i colpi di Salvini si sgretola così uno degli storici feudi rossi: dopo aver perso la guida delle città, sia Perugia che Terni, dopo aver subito il sorpasso del Carroccio già alle Europee dello scorso maggio, il centrosinistra assiste al cambio di direzione anche della Regione. Si ferma al 21,3 per cento il Pd (era al 24 alle Europee di maggio), crolla sotto la doppia cifra il M5S, dato appena al 7,6 (era al 14,6 cinque mesi fa). «L’esperimento non ha funzionato», ammettono i Cinque stelle in una nota nella notte, «questa esperienza testimonia che potremo davvero rappresentare la terza via solo guardando oltre i due poli contrapposti». Ammette la sconfitta «netta» anche il leader dem Nicola Zingaretti: «Rifletteremo molto su questo voto e le scelte da fare», dichiara.
Perché di scelte da fare ce ne sono parecchie, e bisogna farle presto: a breve si voterà in Calabria e, cruciale per il centrosinistra, in Emilia-Romagna. E anche qui si sta discutendo se sia il caso di bissare l’alleanza dem-grillini. «Mi auguro che il Pd discuta meglio con i territori se sia il caso o meno di presentarsi in coalizione», mette già in guardia il capogruppo al Senato Andrea Marcucci.
L’onda lunga di questa sconfitta avrà ripercussioni sulle decisioni nelle altre Regioni. Ma nel Pd si teme che arrivi anche a lambire Palazzo Chigi: dall’opposizione già si levano voci che chiedono le dimissioni del premier Conte. E i dem temono che il risultato grillino – addirittura sotto il 10 per cento – apra rese dei conti e discussioni capaci di avere ripercussioni nazionali.

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