POLITICA
Fonte: La StampaGiovane ma politicamente astutissimo, Renzi non ha mancato di far sapere a Berlusconi che lui resta fedele ai patti, non ha la minima intenzione di «tradirlo» con Grillo del quale zero si fida. Si può immaginare un via vai di sms tranquillizzanti con Verdini, il quale ha questo filo diretto col premier. E la versione che filtra da Palazzo Chigi accredita la versione fatta recapitare a Silvio: Matteo non è così ingenuo da farsi incastrare dai Cinque Stelle, gli accordi del Nazareno restano tutti in piedi, a cominciare dall’«Italicum».
Caso chiuso, dunque? Niente affatto. Perché, confessava Oscar Wilde, «a tutto io so resistere tranne che alle tentazioni». E quella agitata da Grillo sotto il naso di Renzi è un’esca particolarmente ghiotta. Consiste difatti in un’apertura sul doppio turno, con tanto di premio per chi vince. In altre parole M5S mette da parte l’impianto rigidamente proporzionale del «Toninellum» (dal nome del suo proponente), e aderisce alla tesi che chi vince va messo nella condizione di governare. Già non sarebbe poco, anzi tantissimo.
Ma c’è dell’altro. M5S accompagna la svolta con una proposta di quelle quasi impossibili da rifiutare: il premio non già alla coalizione vincente, come prevede la legge approvata alla Camera, ma al partito che arriva primo nel ballottaggio. In base ai risultati delle scorse europee, a sfidarsi la prossima volta sarebbero Renzi (forte del suo 41 per cento) e Grillo (sulla carta, quasi 20 punti indietro). Se viceversa restasse l’«Italicum» così com’è, i due contendenti sarebbero probabilmente Renzi e lo sfidante di centrodestra che, mettendo insieme le diverse anime, nonostante la crisi di Forza Italia ancora supera il 30 per cento.
Oltre che fidarsi di Renzi, l’ex Cavaliere che cosa potrebbe fare? Molto poco. E’ sotto schiaffo. Casomai mandasse per aria i patti, e votasse contro la riforma del Senato, il premier ci metterebbe un minuto a vendicarsi sulla riforma elettorale. Nel modo più crudele.