19 Settembre 2024

Gli studenti hanno già abbastanza pressioni, non carichiamoli anche di quelle politiche

L’idea di nazione non può essere disgiunta dalla libertà e dall’umanità; soltanto così non diventa oppressione su altri popoli. La prima cosa ce l’ha insegnata Cavour; la seconda Mazzini. Non so se sia di destra e di sinistra; è un utile ripasso per i nostri figli e nipoti.  Non è vero che i temi della maturità siano la prima prova dell’era sovranista. Al contrario; non sono poi così male.
I n ogni caso, non dovrebbero essere il pretesto per riaprire la discussione su quanto ci fosse di conformismo di regime negli Indifferenti di Moravia, o su quanto l’idea di nazione di Federico Chabod somigli a quella di Fratelli d’Italia.
La lunga citazione dello storico rende semmai giustizia a Giuseppe Mazzini, frettolosamente indicato anche da esponenti politici e culturali dell’attuale maggioranza come padre della triade Dio patria famiglia. Mazzini era certo un patriota, ma includerlo nel campo conservatore è una forzatura, e non perché ci sia qualcosa di male nell’essere conservatore; al contrario, perché quel campo è già così nutrito che non occorre costringervi spiriti che sentivano diversamente.
Se all’idea di nazione si accompagna quella di libertà e quella di umanità, allora la si rende incompatibile con i totalitarismi; questo intendeva dire Chabod, riallacciando la nazione italiana al Risorgimento, e liberandola dalle incrostazioni del fascismo che si basava sull’idea della disuguaglianza tra le nazioni, le razze, le religioni, le persone.
Per il resto, acchiappare i grandi e rinchiuderli nelle nostre categorie è molto difficile. Cavour fu un esponente della Destra storica; ma il «connubio» con Urbano Rattazzi venne definito «centrosinistro», al maschile, e tagliava fuori le ali estreme, quella austriacante e quella repubblicana.
Questo non significa che destra e sinistra non esistano; ma che non sono la misura di tutte le cose, e di tutte le persone. Suona a maggior ragione vacua la discussione sulla presenza di Oriana Fallaci in quota destra. Certo, è stata soprattutto la destra a difendere la Fallaci della rabbia e dell’orgoglio dopo l’11 settembre, forse l’articolo più letto e commentato nella storia del giornalismo italiano. Ma prima era stata soprattutto la sinistra a infervorarsi in difesa dell’Oriana che dal Vietnam denunciava le atrocità della guerra americana, e da Città del Messico documentava la repressione della protesta dei giovani. È ovvio, ma all’evidenza ancora utile, ricordare che certe personalità — compreso un altro grande giornalista come Piero Angela — appartengono a tutti i loro lettori. Sono patrimonio del Paese, o se preferite della nazione; non di una fazione.
Gli studenti hanno già abbastanza pressioni; non carichiamoli anche di quelle politiche. Non leggiamo pure i temi della maturità alla luce delle diatribe tra i partiti. Tanto la traccia sulla storia non la fa mai nessuno, e quasi tutti avranno scelto il tema — pure quello niente male — sull’attesa al tempo di whatsApp.

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