Nel suo discorso, Macron propone di estendere la dissuasione nucleare francese all’Unione Europea e di offrire supporto militare all’Ucraina, mentre cerca di convincere gli Stati Uniti a revocare i dazi imposti
«La nostra generazione non godrà più del dividendo della pace». È tranchant, Emmanuel Macron, nel suo discorso alla Francia sulla situazione internazionale. Un discorso che riconosce la nuova realtà, un’«era di guerra», di fronte all’Europa e tenta di trarne le conseguenze, senza escludere il dispiegamento – «forse» – di truppe europee in Ucraine né l’estensione della dissuasione nucleare francese all’intera Unione. I dazi di Trump, ha aggiunto, «sono incomprensibili», ma il presidente spera di poter convincere il presidente Usa a cambiare idea.
«Chi può credere oggi che la Russia si fermerà all’Ucraina?»
Il mondo è cambiato, e anche l’Europa deve farlo. «Voglio credere che gli Stati Uniti resteranno al nostro fianco – ha detto il presidente annunciando una riunione la prossima settimana dei capi di stato maggiore dei Paesi desiderosi di collaborare – ma dobbiamo essere pronti se questo non dovesse accadere». Sul fronte opposto, quello orientale, «chi può credere oggi che la Russia si fermerà all’Ucraina? La Russia è diventata, nel momento in cui vi parlo, e per gli anni a venire, una minaccia per la Francia e per l’Europa. Me ne dispiace molto profondamente e sono convinto che a lungo termine si farà la pace con una Russia ridiventata serena e pacifica». Ora però occorre «far fronte a questo mondo di pericoli: restare spettatori sarebbe una follia». Soprattutto, bisogna rinforzare l’indipendenza dell’Europa: «L’avvenire dell’Europa non si decide né a Washington né a Mosca. Sì, la minaccia torna da Est e, in un certo senso, l’innocenza degli ultimi trent’anni dalla caduta del muro di Berlino è ormai finita».
Occorrerà «forse» dispiegare truppe europee
È una grande strategia – tema sul quale Macron è sempre stato efficace – quella che il presidente francese disegna. L’idea è quella di continuare ad aiutare gli ucraini, in modo che possano negoziare una pace solida, diversa dal cessate il fuoco definito con gli accordi di Minsk poi violato da Mosca. «Non si può più credere alla Russia sulla parola», ha detto Macron. Il presidente ha allora preparato i francesi alla nuova politica estera: un impegno che potrebbe «forse» portare al dispiegamento di forze europee in Ucraina, tema questo su cui non si è dilungato ma che ripropone quella ambiguità strategica giudicata importante per affrontare le frizioni militari.
Scudo nucleare allargato agli alleati europei
Macron vuole anche mettere a disposizione degli «alleati europei» la forza di dissuasione nucleare francese. Il presidente tiene conto delle perplessità della destra radicale del Rassemblement national: «Qualunque cosa accada – ha detto – la decisione è sempre stata e resterà nelle mani del Presidente della Repubblica, Capo delle Forze Armate». Macron ha però «deciso di avviare il dibattito strategico sulla protezione dei nostri alleati del continente europeo attraverso la nostra forza di deterrenza». «Dobbiamo prendere in mano il nostro destino – ha poi aggiunto – e diventare più indipendenti: per farlo, dobbiamo agire sia sul piano militare sia su quello economico: l’indipendenza economica, tecnologica, industriale e finanziaria è una necessità». Occorreranno più spese, e il governo cercerà di mobilitare investimenti privati e pubblici, «senza aumentare le imposte».
Dazi incomprensibili
I dazi imposti dagli Stati Uniti sono «incomprensibili», ha poi aggiunto Macron, aggiungendo di sperare di «convincere» Donald Trump a rinunciarvi. «Spero – ha detto il capo dell’Eliseo – di convincere e dissuadere il presidente degli Stati Uniti» a non imporre quei dazi.
Volontà di pace e di libertà
Non mancano, in un discorso dedicato alla nazione, richiami patriottici. «La Francia non seguirà che un’unica rotta: quella della volontà di pace e di libertà, in linea con la propria storia e i propri princìpi. Sì, è in questo che crediamo per la nostra sicurezza, ed è in questo che crediamo anche per difendere la democrazia: un certo concetto di verità, un certo concetto di ricerca libera, di rispetto nelle nostre società, un certo concetto di libertà di espressione che non significa il ritorno dei discorsi d’odio. In fondo, è un certo concetto di umanesimo ciò che sosteniamo».
Finiti i «dividenti della pace»
Macron lega sempre Francia ed Europa. «Se la nostra Europa possiede la forza economica, la potenza e i talenti per essere all’altezza di quest’epoca, se ci confrontiamo con gli Stati Uniti e con la Russia, sappiamo di avere i mezzi necessari. Dobbiamo dunque agire da europei uniti e con determinazione. È per questo che la Patria ha bisogno di voi, del vostro impegno». «La nostra generazione – ha concluso – non riceverà più i “dividendi della pace”. Sta a noi fare in modo che i nostri figli possano beneficiare domani dei dividendi del nostro impegno. Quindi affronteremo la situazione».