21 Novembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

 

di Massimo Nava

Tutto sotto il controllo del presidente: sconsigliate dichiarazioni off the record a ministri e alti funzionari, tecnocrati piazzati nelle segreterie dei ministri, perché l’azione del governo sia monitorata, cellulari spenti in Consiglio dei ministri


Zittito e pubblicamente umiliato dal presidente alla vigilia della sfilata militare, il capo di Stato maggiore Pierre de Villiers non poteva fare altro che dimettersi, pur ribadendo il giudizio negativo sulla riorganizzazione delle forze armate francesi. Lo scontro è clamoroso, non solo per la caratura dei protagonisti, ma perché evidenzia, fin dalle prime battute del mandato, la concezione del potere di Emmanuel Macron e l’obiettivo — culturale e ideologico — di restaurare fondamentali della Repubblica presidenziale, anche per rimediare a deviazioni e disinvolture dei predecessori.
La costituzione francese dà al presidente poteri d’indirizzo e nomina come in nessun’altra democrazia e assegna un ruolo esecutivo alle più alte cariche, primo ministro compreso. Un assetto che nel mandato di Macron è legittimato da una straordinaria maggioranza parlamentare. Il giovane presidente lo ha tradotto in regole e comportamenti che non ammettono deroghe. «Tiene le redini corte», si sente dire.
La comunicazione di ministri e alti funzionari è sotto controllo, sconsigliate dichiarazioni off the record. Tecnocrati di stretta osservanza sono piazzati nelle segreterie dei ministri, perché l’azione del governo sia monitorata. Cellulari spenti in Consiglio dei ministri. Dipende direttamente dall’Eliseo il coordinamento antiterrorismo.
C’è infine il «cerchio magico» di amici e consiglieri — banchieri, intellettuali, giornalisti, economisti — al cui interno si muove la moglie Brigitte, un giorno first lady e il giorno dopo immersa nella «sala delle idee», il gruppetto di giovani leoni che hanno coordinato la macchina elettorale e che hanno il filo diretto con il presidente.
Le avvisaglie del metodo Macron si erano avvertite all’indomani della salita al trono, con la sostituzione/ defenestrazione di ministri appena nominati. La decapitazione del capo di Stato maggiore è una conferma. E non sarà l’ultima. I sospetti di autoritarismo/bonapartismo lasciano il tempo che trovano. Siamo in Francia. È il sistema che lo permette. Nell’epoca in cui le masse se la prendono con le élite o con le minoranze, il metodo Macron potrebbe essere il più praticabile per fare funzionare una democrazia. Con buona pace di quanti, fuori dalla Francia, sognano governabilità e stabilità.

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