Fonte: Huffington Post
di Angela Mauro
Incontro tra Alfano e Gentiloni a Palazzo Chigi: parlano anche di ius soli. Il ministro: “Nessuna pregiudiziale ma bisogna rivedere il testo”
“Qui ognuno va per sé, la campagna elettorale ormai è iniziata…”. Il tam tam di giornata tra Nazareno e Palazzo Chigi fa scattare più di un campanello di allarme. Tanto che nel pomeriggio il premier Paolo Gentiloni riceve a Palazzo Chigi Angelino Alfano, leader di maggioranza e soprattutto leader del partito più interessato agli smottamenti pre-voto: Ncd, a rischio emorragia verso Forza Italia. Eppure né Gentiloni, né lo stesso Alfano drammatizzano. Calma e gesso. La maggioranza è sfibrata, ma il governo non rischia. Almeno per ora, anche se sulla manovra economica in autunno ogni partito farà il suo gioco e già si stanno predisponendo le pedine.
Tanto per iniziare a Enrico Costa, ministro per gli Affari regionali, nessuno ha chiesto di dimettersi. Né Gentiloni, né Alfano. Eppure è in odore di passare a Forza Italia. Ne ha messo al corrente lo stesso ministro degli Esteri, da tempo. E oggi la sua posizione è diventata esplicita. Un ministro che passa all’opposizione. Ma nessuno gli chiede di fare il passo indietro. Con Alfano pare non abbia nemmeno parlato. Ma si sente tranquillo. Chi lo ha sentito dice che per difendersi usa il paragone con il Guardasigilli: “Orlando va in piazza con tutte le sinistre del mondo e io non posso dire che bisogna costruire qualcosa col centrodestra?”. E’ in una botte di ferro, in un governo claudicante che però non cade.
A Palazzo Chigi si pongono comunque il problema di affrontare l’ultima ‘nottata’ di questa dannata legislatura. A partire da settembre. Gentiloni per dire vorrebbe ripescare il tema dello ius soli. Oggi ne ha parlato anche con Alfano. Lo ha informato della volontà di provarci dopo l’estate. E Alfano da parte sua ha ribadito che non ci sono pregiudiziali, ma il testo va migliorato. Chissà.
Il punto vero è la manovra economica, la cui approvazione è obbligatoria: terreno ghiotto per le strategie pre-elettorali di ogni partito. Sia di maggioranza che di governo. Tutti si scateneranno. Oggi l’annuncio di Alfano sulla Stampa di aver ormai “concluso l’esperienza col Pd” ha messo in azione tutti gli schemi. “La maggioranza è affaticata…”, è l’eufemismo usato da Ettore Rosato, capogruppo del Pd alla Camera. Ma la preoccupazione c’è: ed è quella di difendersi dalla concorrenza.
Dunque il Pd sta predisponendo il seguente schema: nessuna concessione a Forza Italia sulla manovra economica. “Se vogliono la votino, ma tanto non lo faranno: nessuno capirebbe perché Forza Italia debba votare con il Pd a due mesi dalle elezioni”, dice Rosato.
La palla dunque è nelle mani di Mdp, che minaccia di far mancare i numeri alla maggioranza e chiede la reintroduzione della tassa sulla prima casa per chi ha redditi alti (né Padoan, né il Pd hanno intenzione di dar corso a questa richiesta). “Se non ci sono i numeri, andiamo in esercizio provvisorio…”, dicono dal Pd, puntando a dimostrare l’irresponsabilità dei pisapiani e bersaniani. Si faranno incastrare su questo?
Alfano invece punta solo a frenare l’esodo dei suoi verso casa Berlusconi, per garantire la maggioranza al governo. “Al netto del dissenso sullo Ius soli è sbagliato rappresentare la situazione generale come se fosse allo sbando. C’è un Governo, c’è una maggioranza che sostiene il Governo e una serie di provvedimenti che, in una situazione assai difficile, hanno favorito una ripresa economica, insufficiente ma significativa”, dice Fabrizio Cicchitto di Alternativa Popolare-Ncd, esprimendo le sensazioni dell’ala più filo-governativa degli alfaniani.
Quanto a Renzi punta a ottenere da Gentiloni e da Padoan una legge di stabilità espansiva, per potersela spendere in campagna elettorale. “Dobbiamo ottenere la manovra migliore possibile”, dicono i suoi oggi. Il resto lo ricaverà dalla diatriba con Mdp, con cui il Pd inevitabilmente si divide pezzi di elettorato. Si può dire che i veri duellanti della campagna elettorale, a insistere su uno stesso elettorato, sono loro: Pd ed ex Pd con i pisapiani. Soprattutto ora che Berlusconi è tornato all’attività politica, con l’intento di costruire una coalizione di centrodestra.
A Renzi non resta altro che schierarsi tout court con Gentiloni: “Noi difendiamo il governo”. Tramontato il sogno delle elezioni anticipate, resta però l’amarezza di aver previsto lo smottamento di Ncd e di Ala, preziosi per la maggioranza. “Puntando al voto anticipato, volevamo anticipare anche questo smottamento”, dice una fonte renziana. E invece ora tocca affrontare anche l’onta di non essere più centro catalizzatore della politica. Anzi forse siamo al ‘si salvi chi può, via da Renzi’. Anche se questo significa tornare da Berlusconi, che per gli alfaniani è tutta un’incognita: non è detto che li accetti, non tutti.