Fonte: La Repubblica
di Paolo Gallori e Katia Riccardi
Fermate tre persone, la polizia: “Resti del terrorista tra le vittime dell’esplosione all’Arena dopo il concerto. Era solo, con un ordigno improvvisato”. Stato islamico: “Ordigni esplosivi nel raduno di crociati”. Una ragazza di 18 anni la prima vittima identificata, la più giovane ne aveva otto
Ad uccidere 22 persone nella Manchester Arena, per lo più ragazzi e bambini, è stato Salman Abedi, 23enne britannico di origini libiche già noto alle autorità. È lui l’autore dell’attentato che nella serata di domenica ha seminato morte subito dopo il concerto della popstar statunitense Ariana Grande.
Il capo della polizia di Manchester, Ian Hopkins, ha confermato la sua identità e sciolto la riserva sulla dinamica: mentre il pubblico composto soprattutto di teenager lasciava l’Arena, impianto da 21mila posti, il giovane ha azionato l’ordigno tra la folla che usciva: 22 i morti, 59 i feriti, tra questi almeno 12 sono bambini sotto i 16 anni, e sono gravi. Il numero dei morti include lo stesso attentatore, è “morto sulla scena” ha detto il capo della polizia. “Ha agito da solo – ha spiegato Hopkins – Riteniamo fosse in possesso di un ordigno improvvisato, che ha azionato causando questa atrocità”.
Tra le tre persone sotto arresto, potrebbe esserci anche il fratello di Abedi. La polizia ha fermato un uomo a Whalley Range, nell’area metropolitana della città, e una seconda persona a Fallowfield, quartiere a circa quattro chilometri dal centro di Manchester. Qui gli agenti hanno causato un’esplosione controllata. Poche ore prima era stato arrestato un 23enne a sud della città. Prima degli arresti, il capo della polizia Hopkins aveva esortato la stampa a non “fare speculazioni sull’identità dell’attentatore o fare circolare nomi. Questa è un’inchiesta complessa e ampia ancora in corso. Perché resta da capire se l’attentatore avesse complici o fosse parte di una rete”.
Gran Bretagna alza livello di allerta
Downing street, sede della premier britannica May, non sta a guardare in queste ore e si prepara a fronteggiare ulteriori emergenze. “Non possiamo ignorare la possibilità che ci sia un gruppo di individui responsabili dell’attacco di Manchester. Il livello di allerta sarà alzato da ‘grave’ a ‘critico’, il che significa che altri attacchi possono essere imminenti”. La premier ha anche fatto sapere che è possibile che Londra decida di schierare soldati per la sicurezza ad eventi pubblici, come i concerti.
Dopo aver presieduto la riunione del Cobra, il comitato per le emergenze, la premier britannica Theresa May ha parlato alla nazione da Downing Street, prima di recarsi a Manchester nel pomeriggio a visitare i malati negli ospedali. “Molti sono in condizioni disperate e stanno lottando tra la vita e la morte. È stato l’attacco più disgustoso e vigliacco, contro persone innocenti e giovani indifesi. Avremo giorni difficili davanti a noi. Ma a Manchester, assieme al peggio, l’umanità ha mostrato anche il suo meglio. I terroristi non vinceranno mai. I nostri valori prevarranno sempre”. Il livello della minaccia terroristica nel Regno Unito rimane alto, “equivale a dire che un altro attacco è molto probabile”, ha aggiunto May.
Chi è l’attentatore
Secondo quanto riferito dal Telegraph, Salman Abedi è nato a Manchester nel 1994 ed è il terzo di quattro figli di una coppia di rifugiati libici scappati in Gran Bretagna durante il regime di Gheddafi. La madre, Samia Tabbal, 50 anni, e il padre, Ramadan Abedi, agente di sicurezza, sono nati in Libia e, una volta emigrati in Gran Bretagna, hanno vissuto prima a Londra, prima di trasferirsi nell’area di Fallowfield, a sud di Manchester, dove vivevano da almeno 10 anni.
“Un paio di mesi fa – racconta una vicina di Manchester al Daily Mail – Salman ha iniziato a recitare delle preghiere islamiche ad alta voce in strada. Parlava arabo”. Era “una famiglia libica, si comportavano molto stranamente”. Il giovane Salman risultava comunque iscritto all’università, la Salford University, così come ha scritto lo stesso ateneo nel suo sito, offrendo subito collaborazione agli inquirenti.
Una figlia della coppia, Jomana, 18 anni, ha frequentato il liceo di Whalley Range, prima di lavorare nella moschea di Didsbury, nel 2013. Nata a Manchester, ha due profili Facebook e nel suo status afferma di essere di Tripoli e di avere molti legami con la Libia. Nel suo profilo appaiono anche esortazioni a indossare il velo islamico. Abedi è cresciuto nell’area di Whalley Range. Secondo notizie non confermate, i genitori e i due figli più grandi sono tornati in Libia.
La rivendicazione dell’Isis
Lo Stato Islamico ha rivendicato la strage nella tarda mattinata prima che il nome di Abedi fosse diramato. Il comunicato è stato diffuso dall’agenzia di stampa fiancheggiatrice Amaq, ripreso da SITE: “Uno dei soldati del Califfato – si legge – è riuscito a posizionare ordigni esplosivi in mezzo a un raduno di crociati nella città britannica di Manchester, dove è avvenuta l’esplosione nell’edificio Arena. Per chi venera la Croce e i loro alleati il peggio deve ancora venire. Sia lode al Signore”. I siti jihadisti festeggiavano da ore: “Le bombe dell’aviazione britannica sui bambini di Mosul e Racca sono tornate al mittente”.
Le vittime
La prima vittima identificata aveva solo 18 anni. Il suo nome, Georgina Bethany Callander, lo riporta l’Independent, assieme a una foto tratta dal profilo Instagram che la ritrae assieme alla sua beniamina Ariana Grande. Era stata scattata nel backstage di un concerto di due anni fa. La più giovane finora identificata aveva appena 8 anni, Saffie Rose Roussos di Leyland, nel Lancashire, riferisce la Bbc. Era nella lista dei dispersi. La Greater Manchester Police ha identificato una terza vittima della strage al concerto. Si chiamava John Atkinson, 26 anni, di Radcliffe in Bury. Nei corpi delle vittime sono stati trovati i bulloni di metallo con cui era stato riempito l’ordigno esploso.
La Regina Elisabetta II si è rivolta al popolo del Regno Unito per condannare “un atto barbaro” ed esprimere la sua “più profonda solidarietà” a quanti ne sono stati colpiti: “L’intera nazione è scioccata dalla morte e dalle ferite arrecate a così tante persone, adulti e bambini, la notte scorsa a Manchester”. Ventidue vite, anche giovanissime, spezzate da una bomba “sporca”, imbottita di chiodi e schegge metalliche. Un attacco così crudele da indurre persino l’MI5, il servizio d’intelligence domestico, a esprimere disgusto in una rara nota: “Siamo tutti nauseati” ha scritto il direttore generale Andrew Parker.
Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha telefonato alla premier britannica May. In seguito, dopo il ministro degli Esteri Angelino Alfano, ha confermato che “al momento non risultano cittadini italiani coinvolti ma l’unità di crisi della Farnesina sta continuando il lavoro di verifica”. Al concerto erano presenti però Cristina Serra, moglie dell’allenatore del Manchester City, Pep Guardiola, che aveva accompagnato le figlie, Valentina e Maria. Tutte e tre sono in buone condizioni anche se ancora sotto shock.
Il ministro dell’Interno Marco Minniti ha convocato una riunione straordinaria del Comitato di analisi strategica antiterrorismo (Casa). Presenti i vertici delle forze di polizia e dei servizi di intelligence, in contatto dalla scorsa notte con i colleghi britannici. Intanto sui pennoni di Palazzo Chigi una Union Jack sventola a mezz’asta accanto al tricolore e alla bandiera dell’Unione europea.
Manchester è una città blindata
La presenza dei 400 agenti di polizia schierati d’urgenza si nota dalla stazione ferroviaria di Piccadilly ad altri luoghi sensibili a mano a mano che ci si avvicina alla zona della Manchester Arena, tuttora transennata e in parte inaccessibile. Colpisce la presenza di tiratori scelti in mimetica nera che imbracciano armi automatiche, alcuni a volto coperto.
A Manchester l’allarme è scattato ancora al centro commerciale Arndale. La polizia non ha precisato la natura della minaccia, limitandosi a far uscire i clienti del centro commerciale. Secondo alcune testimonianze, sarebbe stato udito un “boato”. Sky News ha riportato la notizia dell’arresto e di persone in fuga “terrorizzate”. Successivamente il centro commerciale è stato riaperto. La polizia su Twitter ha precisato che l’arresto non è in connessione con l’attacco terroristico.
Al mattino, diverse ore dopo l’attentato, in molte famiglie resta l’incertezza e per la sorte dei loro cari. “Olivia campbell manca ancora all’appello” scrive @beingsunny8, con un appello rilanciato in diretta dalla Bbc. C’è anche chi, come @paul91801331, pubblica la foto del fratello, “disperso”. Infine c’è chi prova a mettere insieme nomi e circostanze, invitando gli internauti a condividere informazioni. Come @haley_stewartt, che sempre via Twitter pubblica foto e aggiornamenti: sul volto di chi è stato ritrovato c’è scritto “found”: come dire, ritorvato, “salvo”. Alcuni dei genitori rimasti feriti rifiutano di essere curati prima di conoscere il destino dei figli dei quali non hanno notizie.
Su Twitter rimbalzano anche segnalazioni di messaggi che avrebbero anticipato quanto sarebbe accaduto a Manchester, la cui autenticità è tutta da verificare. In particolare quello a cui dà spazio nel suo profilo dall’editorialista americano Andre Walker.
Il Regno Unito si risveglia così nuovamente nella morsa del terrorismo registrando l’attentato più grave dalle bombe alla metropolitana del 2005 e solo due mesi dopo Westminster. Proprio a Londra, dove il sindaco Sadiq Khan ha confermato l’innalzamento delle misure di sicurezza dopo Manchester, la stazione degli autobus di Victoria, in pieno centro, è stata evacuata e isolata dalla polizia a seguito del ritrovamento di un pacco sospetto, poi rivelatosi non pericoloso.
Andy Burnham è sindaco di Manchester da pochissimi giorni, eletto nelle amministrative di metà maggio. Il 7 luglio di 12 anni fa, quando negli attentati di Londra del post 11 Settembre persero la vita 52 persone, lavorava nella capitale, al Ministero dell’Interno. Nel nuovo giorno di dolore ha voluto ricordare “come si sentiva Londra in quei giorni” per infondere coraggio alla sua Manchester, colpita al cuore da un “atto malvagio” che ha strappato “bambini e giovani alle loro famiglie”: “Torneremo alla vita normale il più presto possibile. La città ha già dovuto affrontare momenti difficili nel passato, lo faremo anche stavolta”.