In Sudafrica si celebra la giornata dedicata al grande leader e primo presidente di colore, che ha lasciato grandi aspettative. Non è facile, ma il seme del cambiamento ormai ha attecchito
Un giorno per ricordarlo. Per ripartire da dove era arrivato. Forse troppo avanti. Lui che aveva avuto la pazienza di aspettare ventisette anni prima di uscire dal carcere di Robben Island. Oggi, 18 luglio, si festeggia il Mandela Day. A nessun leader politico è mai stato attribuito un onore simile. Ma cosa lascia in eredità l’ex presidente sudafricano? Un fardello pesante di promesse.
Con lui è come se il Sudafrica avesse deciso di partire dal tetto per ricostruire una nuova casa. Le fondamenta non sono ancora state gettate. Mancano i muri maestri e il giardino davanti è pieno di sterpaglie. La sua scommessa di un Paese arricchito dalle diversità, la Rainbow Nation sembra sgretolarsi davanti alla corruzione e al malgoverno. La rassegnazione di non poter invertire la rotta è il sentimento che prevale in questa parte dell’Africa con numeri da potenza economica.
Eppure la sfida da vincere adesso è persino più facile di quella che affrontò Nelson Mandela. Basta leggere cosa scrivevano politologi e analisti il giorno che divenne presidente. Anche chi stava ideologicamente dalla sua parte, lasciava trapelare sfiducia e scetticismo. I padroni bianchi non avrebbero mai accettato di farsi governare da un nero. I neri erano troppo arrabbiati per accontentarsi solo di guidare il Paese. Il destino del Sudafrica era segnato. La resa dei conti sarebbe arrivata. Inesorabile.
Il Mandela Day è qui a dimostrare che, in questi anni, ci sono state cadute, passi indietro ma che una nuova strada è già tracciata. Diversa da quella di un fato ineluttabile che impregna quasi tutta l’Africa. Il Paese del dopo Mandela fa parte dei Brics. In politica estera dice la sua. A volte male. Prende sbandate che lo mandano fuori strada. Di sicuro Mandela non avrebbe dialogato con la Russia. Ma il germe del cambiamento ormai è attecchito. E la tenacia di celebrare ogni anno, testardamente, un giorno per Madiba vuol dire tanto. Forse persino tutto. Non solo per il Sudafrica.