10 Novembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Mario Sensini

Hanno ragione Giuseppe Conte e Roberto Gualtieri, quando sostengono che con la manovra la pressione fiscale del 2020 diminuirà di quasi 16 miliardi di euro. Ma hanno ragione anche le imprese ed i consumatori, quando dicono che la stessa manovra farà aumentare le tasse di oltre 7 miliardi rispetto a quest’anno. Sembra una contraddizione ma non lo è, e la causa è sempre quella: l’aumento dell’Iva che incombe sui nostri conti dal 2012, ma che viene sistematicamente rinviato. Una clausola che blinda il bilancio, ma che lo rende pure poco veritiero, e soprattutto confonde le idee ai cittadini. Proprio come sta accadendo adesso, con il governo orgoglioso della «più grande operazione di riduzione delle tasse mai fatta i Italia», e gli altri che parlano di stangate fiscali in serie.

Illusione Iva
La verità è che quasi tutto il taglio fiscale di cui parla il governo è sulla carta, ha solo un effetto contabile. E nessuno sulle tasche dei cittadini, almeno rispetto ad oggi. L’Iva sarebbe cresciuta a gennaio, ed il gettito (23 miliardi nel 2020) era già conteggiato nel bilancio. Rinviare gli aumenti, per lo Stato, vuol dire rinunciare a quei 23 miliardi (e ridurre la pressione fiscale). Ma per i contribuenti l’effetto è nullo: rispetto ad oggi l’Iva non cambierà. Quindi, per loro, non è una riduzione effettiva delle imposte.

Il quadro
E se si fanno i conti della manovra al netto dell’operazione Iva, tutto cambia. L’effetto combinato della Legge di Bilancio e del decreto fiscale, con il rinvio degli aumenti Iva, è quello di ridurre le entrate di 15,5 miliardi euro nel 2020, di 2,2 miliardi nel 2021, e di aumentarle di 1,5 miliardi nel 2022. Se non si tiene conto della spesa per sterilizzare l’Iva del 2020 e ridurre gli aumenti previsti nei due anni successivi, il quadro è molto diverso. Le entrate aumentano complessivamente di 7,5 miliardi nel 2020, di 7,6 miliardi nel 2021 e di 4,4 miliardi l’anno successivo.

Cuneo e cedolare
Il bilancio è dunque negativo, anche contando il taglio del cuneo fiscale, che vale 3 miliardi l’anno prossimo e 5 miliardi a regime, e che rappresenta lo sgravio più importante previsto dalla manovra (sempre dopo l’Iva, naturalmente). L’unica altra riduzione di imposta è anche questa “intangibile”, come la sterilizzazione Iva: la cedolare secca sugli affitti a canone concordato resterà al 10% e non aumenterà, ma per i contribuenti non cambia nulla.

Nuovi tributi
Con la cedolare sugli affitti finiscono i tagli fiscali della manovra. Che in compenso prevede un bel pacchetto di nuovi tributi e aggravi di imposta. La tassa sulla plastica (1 miliardo di gettito nel 2020), quella sulle bevande zuccherate (200 milioni), l’aumento di quelle sui giochi e le lotterie (900 milioni nel 2020, il doppio a regime), sulle auto aziendali (300 milioni l’anno) e sul tabacco e gli accessori (100 milioni). Poi la stretta sulle compensazioni tra crediti e debiti fiscali, che vale un miliardo, l’abrogazione del secondo modulo e i ritocchi al regime della flat tax, che valgono 200 milioni nel 2020, ma 1,7 miliardi nel 2021, la tracciabilità delle detrazioni fiscali (800 milioni dal 2021).

Chi paga
Altri aggravi di imposta riguardano più direttamente le imprese, come il regime della rivalutazione di terreni e partecipazioni (800 milioni), la revisione dell’Ace e della Mini Ires, le ritenute sulla manodopera negli appalti (500 milioni a regime), il differimento delle deduzioni (1,3 miliardi). E sempre sulle imprese, che in compenso nel 2020 risparmieranno 500 milioni con la nuova web tax, impatta il pacchetto di misure antievasione nel settore dei carburanti e dell’energia, che porta 6-700 milioni di maggior gettito.

Dipendenti e autonomi
Per i lavoratori dipendenti, gli autonomi, le partite Iva, gli aggravi fiscali della manovra valgono 3,7 miliardi. Gli sgravi, essenzialmente il taglio del cuneo fiscale, ne valgono 3. Al netto della sterilizzazione degli aumenti dell’Iva e della cedolare sugli affitti (che hanno effetto contabile, ma non incidono direttamente sulle nostre tasche), per questi contribuenti la manovra costa nel 2020 circa 700 milioni di maggiori imposte. Che diventano 2,7 miliardi nel 2021 e 1,5 miliardi nel 2022. Molto più oneroso il conto a carico delle aziende. La Legge di Bilancio ed il decreto fiscale, per le imprese piccole e grandi, comportano maggiori tasse per almeno 3,9 miliardi di euro nel 2020 e altri 3,7 nel 2021.

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