22 Novembre 2024

Fonte: La Stampa

di Paolo Baroni

Lungo vertice nella notte. Previsti due miliardi di tagli per ciascuno dei due interventi

Il governo tiene ferme le previsioni del deficit al 2,04%, “perché più giù non si può andare” continuano a ripetere i due vicepremier, ma i risparmi sulle due misure bandiera del governo gialloverde, il reddito di cittadinanza su cui puntano i 5 Stelle e la riforma della legge Fornero con l’introduzione di quota 100 che sta tanto a cuore della Lega, salgono a quota 4 miliardi. Due miliardi per ognuno dei due interventi. Di più non si può limare, anche se ieri è circolata anche la voce che si potesse arrivare anche a quota 2,5, in tutto 5 miliardi. Poi tra accelerazione della spending review, dismissione degli immobili ed altri «risparmietti» individuati «nelle pieghe del bilancio» verranno raggranellati altri 3 miliardi, in modo tale da raggiungere l’obiettivo finale e magari ridurre anche il disavanzo strutturale come chiede Bruxelles.
Queste conclusioni a cui dovrebbe approdare l’ennesimo vertice notturno a Palazzo Chigi durato quattro ore, dove ieri si sono riuniti il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, i due vicepremier, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, il ministro dell’Economia Giovanni Tria e quello dei Rapporti col Parlamento Riccardo Fraccaro ed i due vice del Mef, Massimo Garavaglia(Lega) e Laura Castelli (M5s).

Scambio alla pari
Sul tavolo anche tutta una serie di questioni che negli ultimi giorni avevano visto la maggioranza dividersi, come l’ecotassa e l’intervento sulle pensioni d’oro, misure volute dai 5 Stelle ma avversate dalla Lega. Alla fine, anche su questi punti, si profilerebbe una scelta salomonica: nessun nuovo prelievo sulle nuove auto, in modo da far contento Salvini, ma pure via libera al taglio degli assegni sopra i 4.500 euro come chiede invece da tempo Di Maio.

Tagli e nuovi calcoli
Dai quasi 16 miliardi messi a bilancio in un primo momento per finanziare reddito di cittadinanza e quota 100, che assorbivano rispettivamente 9 e 6,7 miliardi di euro, affinando meglio le stime e introducendo una serie di paletti (dalle finestre d’uscita sfalsate tra privati e pubblici al divieto di cumulo sopra i 5 mila euro per le pensioni, dalla partenza ritardata ad aprile allo scorporo del valore della casa per i sussidi a favore dei più poveri) il conto in questi ultimi giorni è sceso a quota 11,8 miliardi. Di questi 4,7 servono a finanziare l’uscita anticipata verso la pensione (con un risparmio di 2 miliardi rispetto alle prime stime), mentre i restanti 7,1 vanno al reddito di cittadinanza. E ieri, con una nota informale, Palazzo Chigi è tornato a spiegare che nonostante questa limatura quest’ultimo intervento non verrà per nulla snaturato: tant’è che resta confermata sia la platea dei potenziali beneficiari (5 milioni di persone), sia il contributo che al massimo sarà di 780 euro.

I risparmi arriveranno dallo slittamento a fine marzo dell’erogazione degli assegni, operazione che già riduce i costi di un quarto (a 6,75 miliardi) e da un aggiustamento statistico basato sulle esperienze passate in virtù del quale, visto che non tutti gli aventi diritti poi finiscono per fare domanda di questi sussidi, la spesa può scendere di un altro 10% a quota 6,1 miliardi. Se a questo importo si somma il miliardo destinato ai centri per l’impiego si ottiene un costo finale di 7,1. Considerando che circa 2 miliardi verranno attinti dai fondi che oggi sono destinati al Rei alla fine occorrerà reperire all’incirca 5 miliardi. Più o meno lo stesso importo destinato a Quota 100. Con buona pace dei due alleati di governo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *