Attese nelle commissioni Bilancio anche Corte conti e Istat. Tra scioperi e richieste governo al lavoro per alcuni correttivi mirati
«Nelle nostre valutazioni le misure espansive» della manovra «ammonterebbero a 7 miliardi nel 2023, 34,7 nel 2024, 20,9 nel 2025 e 17,8 nel 2026; le coperture sarebbero pari a 3,9 miliardi nell’anno in corso, 19,0 nel 2024, 16,3 nel 2025 e 21,6 nel 2026». Lo ha detto il vice capo dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia Andrea Brandolini in audizione alle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato sulla manovra.
«Concorrono alla definizione della manovra complessiva, oltre al disegno di legge di bilancio, anche gli interventi contenuti nel dl Anticipi e nei due schemi di decreto legislativo attuativi della delega sulla riforma fiscale deliberati in via preliminare dal cdm lo scorso 16 ottobre», ha aggiunto.
Bankitalia: con nuova Irpef reddito famiglie +1,5% nel 2024
Brandolini ha detto che «le modifiche alle aliquote contributive e all’Irpef comporterebbero un incremento del reddito disponibile familiare rispetto alla legislazione vigente dell’1,5% in media nel 2024 (circa 600 euro annui). Quasi tre famiglie su quattro ne trarrebbero benefici; gli altri nuclei non subirebbero variazioni significative di reddito».
Su cuneo serve orientamento, rischio scostamenti
Secondo il vice capo dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia «lo sgravio contributivo, la voce che assorbe più risorse nell’attuale manovra, ha natura transitoria, come nello scorso biennio, con un impatto limitato al prossimo anno. Per evitare di dover ricorrere tra un anno a bruschi aumenti delle aliquote contributive o a nuovi scostamenti di bilancio, sembra opportuno definire nei prossimi mesi l’orientamento per il medio termine».
Debito crea vulnerabilità, riduce spazi se shock
Brandolini ha ricordato che «la decisione di attuare una manovra espansiva, associata a un piano di privatizzazioni, implica che il rapporto tra il debito pubblico e il Pil scenda solo marginalmente nel prossimo triennio. L’elevato livello del rapporto è un elemento di vulnerabilità per il Paese; riduce gli spazi di manovra per fronteggiare eventuali shock avversi e alza il costo del debito anche per i prenditori privati, con effetti negativi sulla competitività dell’intera economia italiana».
Verso una sintesi del Governo
È l’ultima tornata di audizioni davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato. Dopo Confindustria e Bankitalia, lunedì 13 novembre sarà la volta della Corte dei conti e dell’Istat; martedì 14 novembre sarà la volta dell’Ufficio parlamentare di Bilancio e per chiudere del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.
Dopodiché toccherà al governo fare una sintesi delle richieste emerse e mettere mano ad uno stringato pacchetto di emendamenti. La raffica di scioperi e manifestazioni in arrivo spingerebbero a dei ritocchi in particolare alla stretta alle pensioni degli statali, norma tra le più contestate.
Il nodo pensioni
Il governo, come anticipato nei giorni scorsi sul Sole24Ore, starebbe valutando dei ritocchi alla norma che, che ricalcolando l’assegno, colpirebbe una platea complessiva di 732mila dipendenti pubblici, di cui 150mila medici e infermi. La pista più accreditata al momento per arginare le proteste, ma anche la più complicata per le coperture da trovare, è quella di colpire con i tagli soltanto i sanitari e gli altri dipendenti pubblici – tra i quali i più numerosi sono i lavoratori degli enti locali – che decideranno di andare in pensione in anticipo. Chi invece dovesse raggiungere la pensione di vecchiaia non dovrebbe subire nessuna riduzione dell’assegno pensionistico. La seconda via su cui spinge soprattutto la Lega (ma non solo) è quella di rinviare il taglio di almeno un paio di anni, anche perché i risparmi della misura all’inizio saranno ridotti: nel 2024 a esempio si stimano soltanto 11,5 milioni di minore spesa per le casse dello Stato, ma fino al 2043 la misura pesa per ben 2,3 miliardi.
Tra scioperi e richieste
E che il tema pensioni (ma non solo) scaldi i sindacati lo si è visto dalla raffica di scioperi territoriali in agenda. Cgil e Uil hanno annunciato astensioni di 8 ore tra venerdì 17 novembre e il primo dicembre, mentre la Cisl manifesterà il 25 novembre a Roma. Anche i sindacati dei medici hanno annunciato uno stop per il 5 dicembre contro la stretta all calcolo delle pensioni prevista dalla manovra. Rilievi alla manovra arrivano anche dal mondo dell’industria che pur ritenendo la ex Finanziaria “ragionevole”, ha detto nei giorni scorsi il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, spinge per misure in favore degli investimenti al momento dirottate nella revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (e comunque i 5 miliardi per il piano Industria 5.0 non sono risorse sufficienti).
I giudizi internazionali
Intanto vanno avanti gli “esami” per la manovra italiana. Incassata la conferma del rating sul debito pubblico da parte di S&P e dalla consorella Usa Fitch, il governo attende settimana prossima il giudizio di Moody’s, poi il 21 novembre ci sarà il verdetto sulla legge di Bilancio della Commissione Ue. E se sulla scena interna si registrano le fibrillazioni delle piazze, sul fronte europeo non regna certo la calma. Le trattative per la riforma del Patto di Stabilità sul compromesso presentato dalla presidenza spagnola di turno dell’Ue vanno avanti. Se si trovasse un consenso Madrid convocherebbe una riunione straordinaria dei ministri delle Finanze Ue a novembre per consentire il via libera dei leader al Consiglio di dicembre e scongiurare il ritorno delle vecchie regole di Maastricht dal primo gennaio. Ma la strada (anche qui) è ancora in salita.