19 Settembre 2024
Famiglia

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18app raddoppiata sotto i 35 mila euro
Per il 2023, il bonus cultura resta com’è: destinato ai 18enni nati nel 2004, sarà di 500 euro che serviranno per l’acquisto di libri, biglietti di teatri, concerti, cinema e altri prodotti culturali. Dopo lo stop della Ragioneria di Stato alla riforma del bonus nato nel 2016 con il governo Renzi proposta dal governo Meloni per mancanza di coperture, la nuova versione di 18app partirà nel 2024. Lo ha chiarito il sottosegretario all’Economia Federico Freni spiegando che il rilievo della Ragioneria «riguarda una procedura squisitamente contabile» e quindi il bonus del 2023 «sarà pagato con le regole previgenti». Nel 2024 il contributo, raddoppierà e passerà a 1.000 euro, ma sarà legato a due requisiti: i 500 euro della «Carta cultura giovani» andranno a tutti i 18enni residenti in Italia che appartengono a nuclei familiari con un Isee sotto i 35 mila euro; la «Carta del merito» — sempre da 500 euro — andrà invece ai neodiplomati che abbiano ottenuto 100 centesimi all’esame di maturità. Le misure sono cumulabili. La novità è stata molto contestata, sia dalle opposizioni, Italia viva e il suo leader Matteo Renzi su tutti, ma anche da tutte le associazioni di categoria che temono «un indebolimento della misura» e chiedono un tavolo di confronto con il governo.

Cartelle, lo stralcio dipende dai Comuni
Cambia la norma sullo stralcio automatico delle cartelle sotto i mille euro relative al periodo 2000-2015. Un emendamento stabilisce che la cancellazione slitta di due mesi, dal 31 gennaio al 31 marzo. Un’ulteriore modifica prevede che dalla cancellazione automatica siano escluse le sanzioni amministrative, comprese le multe. Inoltre, altro dettaglio cruciale, i Comuni possono riservarsi di non applicare la norma.

Intercettazioni costi a carico del Mef
Nuove regole per le intercettazioni legate all’attività di intelligence. Gli 007 potranno effettuarle al massimo per 40 giorni, le proroghe saranno di 20 giorni in 20 giorni. I dati dovranno essere distrutti entro sei mesi e il procuratore generale della Corte d’Appello di Roma potrà disporne la conservazione per non più di due anni. I costi per l’attività di intelligence non saranno più a carico del ministero della Giustizia, ma direttamente del Mef.

Sport, i versamenti pagabili in 60 rate
In ballo ci sono 889 milioni di euro di mancati versamenti. Sono i pagamenti che il mondo dello sport non ha effettuato durante la pandemia saltando le scadenze per le ritenute alla fonte, comprensive di addizionali regionali e comunali e dell’Iva. Una norma cosidetta «salva-sport» stabilisce la possibilità per federazioni sportive nazionali, enti di promozione sportiva, associazioni, società professionistiche e dilettantistiche di pagare in 60 rate, con la maggiorazione del 3%, i versamenti sospesi durante la pandemia. Sul totale di 889 milioni di euro circa 500 milioni sono riconducibili ai club di Serie A del calcio. Le mancate entrate per lo Stato saranno, dunque, recuperate dal 2023 al 2027, con una maggiorazione del 3% che vale 26,67 milioni di euro. La norma ha avuto un percorso travagliato: inizialmente la misura era stata presentata come emendamento al decreto Aiuti quater, salvo poi essere stralciata perché ritenuta favorevole alle società del campionato di Serie A di calcio. Ma durante l’iter autorizzativo del disegno di legge di Bilancio, malgrado le riserve del ministero dell’Economia, ha prevalso la decisione di ripresentare l’intervento in favore di tutte le società sportive. Il mancato pagamento di una rata fa decadere il beneficio.

Bollette calmierate fino a fine marzo
Il rincaro dei beni energetici è il fattore che più ha condizionato la legge di Bilancio. A dirlo è l’entità dello stanziamento previsto in manovra per fare fronte al caro bollette di famiglie e imprese: il governo ha infatti destinato 21 miliardi di euro, su un totale di 35 miliardi, per mitigare gli effetti dei rincari di luce e gas. Per i soggetti più fragili, per esempio, ci sono 2,5 miliardi di euro attraverso il bonus sociale che prevede uno sconto automatico per le utenze di gas e luce dei nuclei familiari con Isee fino a 15 mila euro annui. Ulteriori risorse per l’azzeramento degli oneri di sistema in bolletta e il taglio dell’Iva sul gas al 5% assorbono 3,8 miliardi, mentre l’azzeramento degli oneri di sistema dell’energia elettrica vale 963 milioni di euro. Con la manovra viene rifinanziato fino al prossimo 30 marzo 2023 il credito d’imposta relativo alle bollette elettriche e alle utenze gas per bar, ristoranti e attività commerciali, in particolare il beneficio fiscale rispetto ai precedenti decreti Aiuti salirà dal 30 al 35%. Un meccanismo analogo è previsto anche per le imprese cosidette energivore e gasivore: in questo caso il credito d’imposta per l’acquisto di energia elettrica e gas viene fissato al 45%, mentre in precedenza era previsto al 40%.

Da 65 a 85 mila euro c’è la flat tax al 15%
Confermata la misura bandiera della Lega che allarga il regime forfettario al 15% per professionisti e partite Iva: sale da 65 mila a 85 mila euro la soglia dei ricavi o compensi per avere diritto all’agevolazione. Fino a 100 mila euro viene applicata la flat tax incrementale del 15% sulla differenza tra l’incremento e il reddito più alto dell’ultimo triennio. Per quanto riguarda i lavoratori dipendenti, il cuneo fiscale del 3% si allarga per i redditi fino ai 25 mila euro. Fino a 35 mila resta al 2%.

Minime a 600 euro per gli over75
Confermato l’innalzamento delle pensioni minime che negli anni 2023 e 2024 saranno rivalutate. Ma per gli over 75 l’assegno minimo – solo nel 2023 -arriverà fino a 600 euro, come richiesto da Forza Italia che promette di arrivare a 1.000 euro entro la fine della legislatura. Per le altre l’indicizzazione è diversa a seconda dell’assegno. Fino all’85% per gli assegni tra 4 e 5 volte il minimo (2.000- 2.500 euro lordi), a scendere per tutti gli altri. Per il 2023 l’adeguamento all’inflazione è fissato al 7,3%. Solo nel 2023, in attesa della riforma delle pensioni, è previsto anche l’anticipo pensionistico con Quota 103: 62 anni di età e 41 di contributi. Per chi decide di restare può approfittare del cosiddetto Bonus Maroni che prevede la rinuncia al pagamento di tutti i contributi da parte del datore di lavoro per avere la stessa cifra direttamente in busta paga, senza però concorrere al computo della pensione finale.Prevista invece una stretta per Opzione donna, per le lavoratrici dipendenti che vogliano lasciare il lavoro in anticipo: sale a 60 anni l’età pensionabile, ma solo per caregiver, invalide dal 75% o disoccupate. Scende a 59 anni se madri di un figlio, 58 dal secondo figlio in poi. L’assegno viene decurtato fino al 30%.

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