Due miliardi stanziati nel 2025 sulla produzione, senza aiuti pubblici. Garantiti 6 miliardi di forniture all’indotto italiano
Per i lavoratori “interamente contributivi” sarà possibile accedere al canale di pensionamento anticipato con almeno 64 anni di età grazie a un “ponte” con la previdenza integrativa. Allo stesso tempo però la soglia di contributi richiesti salirà, dal primo gennaio, da 20 anni a 25 per poi lievitare ulteriormente a 30 anni di versamenti dal 2o30. Nel rush finale sulla manovra la commissione Bilancio della Camera ha approvato un emendamento promosso dalla Lega (a firma Tiziana Nisini), in versione riformulata, che consente a chi ha cominciato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995 di utilizzare l’eventuale rendita della pensione complementare per raggiungere la soglia di importo minimo del trattamento, pari a 3 volte l’assegno sociale, con “sconti” per le lavoratrici con figli, richiesta per accedere a questo tipo di anticipo. Per i lavoratori totalmente contributivi che non utilizzeranno il ponte con l’integrativa, l’accesso con questo anticipo rimarrà con 64 anni e 20 di contributi.
L’annuncio di Durigon: sì all’emendamento sulla flessibilità in uscita
A dare l’annuncio del via libera della Commissione al ritocco è stato il sottosegretario al Lavoro, e vicesegretario del Carroccio, Claudio Durigon. Un emendamento che, ha detto Durigon, «premia la flessibilità in uscita. Per la prima volta nella previdenza italiana – ha aggiunto – si potranno cumulare la previdenza obbligatoria e quella complementare per raggiungere un assegno pensionistico pari a tre volte il minimo, riuscendo ad anticipare la pensione a 64 anni». Il sottosegretario al Lavoro ha poi affermato che «con il provvedimento si interviene in tema pensionistico affrontando concretamente il problema delle pensioni povere, destinate ad aumentare a fronte di un sistema contributivo che sarà più prevalente».
Che cosa cambia per l’anticipo a 64 anni
Attualmente per accedere al pensionamento anticipato con 64 anni d’età e 20 di versamenti, che è totalmente in regime contributivo, è necessario che l’importo del trattamento sia pari ad almeno 3 volte l’assegno sociale (534,41 euro mensili). La soglia è salita quest’anno: precedentemente era di 2,8 volte l’assegno sociale. Con i correttivi alla manovra, chi opterà per l’uso dell’eventuale rendita integrativa, potrà utilizzarla per raggiungere la soglia di tre volte l’assegno sociale. In questo caso però il requisito di contribuzione richiesto salirà nel 2025 da 20 a 25 anni, e dal 2030 a 30 anni.
L’obiettivo della Lega
Il Carroccio punta ad allargare con la prossima legge di bilancio (quella per il 2026) il bacino di questa norma, attualmente prevista solo per i lavoratori interamente contributivi (chi è in attività dal 1° gennaio 1996). L’obiettivo della Lega è estendere dal 2026 questa misura anche ai lavoratori in attività prima di questa data (quelli in regime “misto”): un’opportunità che potrebbe potenzialmente consentire a circa 80mila persone di utilizzare questo canale di pensionamento anticipato, con un costo però che rischierebbe di essere anche superare a 1 miliardo.