16 Settembre 2024

Entra nella manovra la proposta di FI per un codice identificativo nazionale per gli affitti brevi. Confermato l’aumento al 26% dell’aliquota dalla seconda alla quarta casa messa in affitto fino a 30 giorni, specificando che per la prima resta al 21%

Le risorse sono poche. E tempo da perdere non ce n’è. Con questo imperativo Giorgia Meloni chiude l’intesa con gli alleati sulla manovra che, dopo la firma del capo dello Stato e la bollinatura della Ragioneria generale dello Stato (sono 109 articoli), arrivate in tarda serata, sbarca in Parlamento, a 15 giorni dal varo, con pochi ritocchi rispetto alle intenzioni iniziali. Modifiche che però placano, almeno per il momento, Lega e Forza Italia che possono rivendicare il mantenimento di quota 103, sorvolando sulle forti penalizzazioni, e le precisazioni sulla cedolare per gli affitti brevi. Che comunque aumenta dalla seconda casa in poi ma accompagnata da un codice anti-sommerso che consentirebbe, nei primi calcoli, di portare fino a un miliardo in più al taglio delle tasse. «Le forze di maggioranza hanno confermato la volontà di procedere speditamente all’approvazione della Legge di Bilancio, senza pertanto presentare emendamenti. Il governo terrà conto con grande attenzione del dibattito parlamentare e delle considerazioni delle forze di maggioranza ed opposizione». Così Palazzo Chigi in una nota dopo il vertice dei leader di maggioranza con Giorgia Meloni.

Palazzo Chigi: giù la pressione fiscale sul ceto medio-basso
«Dall’incontro è emersa la grande compattezza e determinazione delle forze di maggioranza che ha consentito di varare una manovra finanziaria improntata alla serietà e alla solidità dei conti pubblici, che nonostante il contesto difficile riesce a ridurre la pressione fiscale sul ceto medio-basso, a sostenere le famiglie e i lavoratori» continua la diffusa al termine della riunione di maggioranza «presieduta dal Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, alla quale hanno partecipato i ministri e vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, il ministro Giancarlo Giorgetti, il viceministro Maurizio Leo, i sottosegretari Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari, l’on. Lorenzo Cesa dell’Unione di Centro e l’on. Maurizio Lupi di Noi Moderati».

Intesa sugli affitti brevi, passa il codice identificativo
Entra nella manovra la proposta di FI per un codice identificativo nazionale per gli affitti brevi. Lo apprende l’Ansa da fonti di maggioranza e di governo al termine del vertice sulla manovra che ha confermato l’aumento al 26% dell’aliquota dalla seconda alla quarta casa messa in affitto fino a 30 giorni, specificando che per la prima resta al 21%. C’è l’impegno di destinare il gettito derivante – circa un miliardo di euro secondo stime circolate nella riunione – alla riduzione delle tasse sulla casa.
Niente Iva al 22% per i pannolini, dal 2024 sarà al 10%.
Niente Iva al 22% per i pannolini per i bambini: il prossimo anno l’aliquota salirà dall’attuale 5% ma si fermerà al 10%. Lo prevede una misura della manovra, nella  versione bollinata dalla Ragioneria, che reinserisce i pannolini tra i prodotti con l’Iva agevolata. Nelle prime stesure della legge di bilancio questi prodotti erano stati cancellati, insieme al latte in polvere e agli assorbenti femminili, dall’elenco di quelli con Iva al 5%: ma mentre il latte in polvere e gli assorbenti erano stati inseriti nell’elenco dei prodotti al 10%, i pannolini erano rimasti fuori e dal prossimo anno sarebbero tornati con l’Iva al 22%. Aumento pieno fino al 22% solo per i seggiolini auto.

Pensioni, quota 103 con penalizzazioni.
Torna a quota 103 la possibilità di pensione anticipata con 62 anni di età e 41 di contributi ma l’assegno sarà calcolato secondo le regole del sistema contributivo, secondo le norme in tema di pensioni contenute nel testo definitivo. Si allungano anche i tempi per le finestre di uscita: 7 mesi per i lavoratori privati e 9 mesi per i dipendenti pubblici. In ogni caso, si legge, l’assegno mensile riconosciuto non potrà essere maggiore di quattro volte il trattamento minimo previsto a legislazione vigente.

Rivalutazione pensioni
Rivalutazione piena per le pensioni fino a 2mila euro al mese, 4 volte il minimo; resta all’85% per quelle tra 4 e 5 volte il minimo, 2mila e 2.627 lordi 500 euro e scende al 22%, dal precedente 32%, per quelle oltre 10 volte il minimo, dai 5mila euro in su’. Viene confermata al 53% per gli assegni pari a 5-6 volte il minimo, al 47% per quelli tra 6 e 8 volte e al 37% per quelli tra 8 e 10 volte.

In tre anni circa 2,5 miliardi di tagli ai ministeri
Da 1 miliardo a poco più di due miliardi e mezzo in tre anni: a tanto ammontano i tagli ai ministeri indicati negli allegati alla manovra, bollinata dalla Ragioneria. Il contributo maggiore alla spending review arriverà dal Mef, che da solo si accollerà oltre un miliardo di riduzione del budget. Segue la Difesa con 200 milioni, il Mimit che dovrà sforbiciarne 197, gli Esteri 167, il Lavoro 150. Università e ricerca 129 milioni, le Infrastrutture 126, l’Interno 121, l’Istruzione 100 milioni. La Cultura dovrà tagliare 71 milioni, la Giustizia 55, la Salute 54, l’Agricoltura quasi 33, l’Ambiente 27 e il Turismo solo 11.

Nessun emendamento della maggioranza
La premier Meloni vuole essere sicura che non ci saranno altri distinguo prima di inviare il testo al Senato, dove la manovra inizierà il suo iter parlamentare. Concede poco, e ottiene in cambio la rassicurazione che la maggioranza non presenterà emendamenti (e non alimenterà altre polemiche). Un unicum, negli anni più recenti. Fatta eccezione per l’ultima manovra del governo Berlusconi, nel 2011. Se ci saranno da fare altri aggiustamenti, è il ragionamento che si fa al tavolo, si cercherà di trovare spazio in altri provvedimenti. Lo stesso codice anti-evasione per fare emergere chi affitta in nero le case per pochi giorni ai turisti andrà nel decreto Anticipi collegato alla manovra.

Le possibile modifiche
Bisogna evitare il classico assalto alla diligenza, che comunque non avrebbe molte chance visto che a disposizione, per le modifiche, ci saranno solo 100 milioni per il 2024 e altrettanti per il 2025. Magari serviranno per assicurare alla Rai finanziamenti sufficienti a evitare di fare troppa concorrenza a Mediaset sul mercato pubblicitario. Non si è parlato del tetto agli spot, assicura Maurizio Lupi, ma c’è l’intenzione del governo di farsi carico della questione, per sostenere il piano industriale e consentire alla tv di Stato di continuare a esercitare il suo ruolo di servizio pubblico.

Gli attacchi dell’opposizione
Ora la parola passerà comunque al Parlamento, dove le opposizioni annunciano battaglia, stigmatizzando il “bullismo” istituzionale dello stop agli emendamenti imposto alla maggioranza (copyright dell’ex presidente della Camera Roberto Fico). Il Pd denuncia che si tratti di un “bavaglio che altera l’equilibrio tra poteri” e nel frattempo comincia un ciclo di contro audizioni alle quali dovrebbe partecipare anche la segretaria Elly Schlein. Il governo, in ogni caso, potrebbe presentare un mini-pacchetto di modifiche, facendosi carico delle istanze di maggioranza e opposizione. Per ora comunque, non solo Fdi ma anche Lega e Forza Italia assicurano di essere pronti a rispettare l’ordine di scuderia, professandosi tutti “soddisfatti”, a partire da Antonio Tajani, di quanto ottenuto in queste due settimane di trattative.

Commissione Bilancio convocata il 31 ottobre
In attesa che il governo invii la manovra alle Camere, è già stata convocata in via preventiva la commissione Bilancio del Senato, da dove comincerà l’iter parlamentare. La prima seduta è prevista per martedì 31 ottobre alle 13.30. Al momento viene indicato come unico relatore il presidente della commissione, il senatore di FdI Nicola Calandrini, per la fase relativa al parere da inviare al presidente del Senato Ignazio La Russa. Una volta aperta la sessione di bilancio il relatore potrebbe cambiare, anche se in ambienti di maggioranza circola la convinzione che Calandrini manterrà il ruolo e che successivamente possa aumentare il numero dei relatori. Per la manovra dell’anno scorso, la prima del governo Meloni, erano tre, in rappresentanza di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia.

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