19 Settembre 2024
meloni 4

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Nell’incontro con i capigruppo della maggioranza esalta la compattezza del governo, ma avverte: “Niente misure a effetto”

Brindano alla «compattezza» del governo, denunciano il «sabotaggio» di chi rema contro e ogni giorno descrive la destra come divisa, lacerata, litigiosa: i colpevoli sono sempre loro, i media – alcuni media – «che ci descrivono come intenti a litigare, mentre tra noi va tutto bene». Giorgia Meloni accoglie a Palazzo Chigi i capigruppo di maggioranza, assieme al suo braccio destro Giovanbattista Fazzolari. Per far capire che non c’è tempo o voglia di accettare distinguo in vista della manovra, esalta la concordia interna e scarica sui nemici esterni gli screzi che in realtà vengono alimentati quotidianamente da Matteo Salvini. Poi però lascia cadere una frase che sembra un avvertimento ai suoi due vicepremier e a chi dovesse provare a smarcarsi: «Magari sentiamoci prima di fare una proposta e farla uscire sui giornali. Parliamoci, telefoniamoci…».
Il messaggio politico, comunque, è chiaro: «Sarà una Finanziaria complessa, anzi un anno complesso. Ma la scriveremo sapendo che governeremo per altri quattro anni. E quindi, vogliamo impostare soluzioni di lungo respiro, non trovare misure a effetto per prendere un voto in più alle Europee». Anche un modo per dire alle forze di maggioranza: dimenticate l’assalto alla diligenza, le risorse sono limitate e dovremo fare scelte a volte dolorose. «Servirà un maggiore coordinamento tra ministeri – e tra noi e i parlamentari – per evitare misure dell’ultimo minuto che fanno lievitare la spesa, come accaduto l’anno scorso». La premier ricorda bene, perché nel 2022 la legge di bilancio diventò più pesante durante l’esame delle Camere.

Le priorità della premier
Non è il contesto giusto per litigare, ci sarà tempo per farlo in Parlamento e tra alleati. Non c’è neanche Giancarlo Giorgetti, circostanza in effetti degna di nota visto che si parla di manovra. «Non doveva venire perché mancano ancora le stime macro», taglia corto Meloni. Parteciperà al prossimo vertice, la settimana prossima e comunque prima del via libera alla Nadef. È invece il momento giusto per ragionare dei punti su cui è possibile trovare un accordo. Parla quasi solo lei. E indica le priorità: cuneo fiscale e sanità (anche se una prima quantificazione delle risorse da stanziare per gli ospedali, due miliardi, è ben sotto le richieste del ministero). E ancora lotta alla denatalità, pensioni minime e per i giovani, per i quali varrà soltanto il sistema contributivo. È un progetto che potrebbe diventare slogan pre-elettorale, ma che sembra anche voler stroncare le speranze di chi, Salvini in testa, spinge invece per dirottare almeno un paio di miliardi su Quota 41. Tocca invece a Fazzolari e al ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani chiedere ai gruppi di «quantificare bene le proposte sul fronte della spesa» e fare attenzione al calendario dei prossimi tre mesi, inevitabilmente ingolfato dalla manovra. Che dovrà comunque incastrare un’agenda fin troppo fitta: «Puntiamo sulla delega fiscale, l’autonomia differenziata, la riforma della giustizia e quella costituzionale, che nelle prossime settimane arriverà a definizione».
Ma non basta. A un certo punto Meloni vira verso la politica. E se la prende con chi avrebbe messo in giro la notizia sulla volontà della destra di abbassare lo sbarramento per le Europee al 3%. In effetti, è un’indiscrezione che circola da settimane, alimentata da dirigenti di peso di FdI e FI. «Non ci abbiamo mai pensato», giura la premier. «Forse c’è stato un difetto di comunicazione, forse è una notizia fatta uscire da Renzi». Semmai, è la tesi, la soglia andrebbe alzata al 5%, anche perché non conviene a Fratelli d’Italia aiutare le ambizioni dei partitini alla sua destra. Soprattutto dopo il caso Vannacci e dopo che le schegge sovraniste si stanno riorganizzando.
Concordia, come detto, è lo slogan che deve trapelare. Poi, certo, dieci minuti prima di partecipare al vertice di maggioranza Salvini attacca Paolo Gentiloni, accusandolo sostanzialmente di remare contro l’Italia. Sono sospetti che in privato circolano anche a Palazzo Chigi, ma che certo non aiutano il dialogo tra Roma e Bruxelles su dossier delicatissimi come il Patto di Stabilità, la manovra economica e la prossima rata del Pnrr. A proposito di sabotare.

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