18 Ottobre 2024

Il governo accelera l’iter della legge di bilancio, che a sorpresa sarà già oggi già all’esame del Consiglio dei ministri, assieme al documento di programmazione e al Dl anticipi con misure urgenti in materia economica e fiscale 

La corsa della manovra 2025
Il Consiglio dei ministri, convocato per stasera alle 20, potrebbe anche approvare la Legge di Bilancio 2025, che pure quest’anno sarà preceduta da un decreto legge con il quale il governo anticiperà subito parte delle spese previste per il 2025, dall’adeguamento delle pensioni, ai fondi per i dipendenti del pubblico impiego, al Bonus Natale destinato alle famiglie meno abbienti. Nella manovra per il 2025 sono confermati i maggiori tagli alla spesa dei ministeri e degli enti locali.
Ancora aperta, invece, la partita con le banche sul «contributo» che il governo ha chiesto per sostenere l’economia. Il confronto informale tra il Tesoro e l’Associazione bancaria è in corso e «andrà avanti ad oltranza» dicono fonti del ministero dell’Economia. Non si esclude che le misure possano prendere forma più avanti, e che siano inserite nella Legge di Bilancio nel corso dell’esame del Parlamento. Non trova conferme, invece, l’idea di una manovra più ampia, che porti ad un aumento temporaneo dell’Ires per alcuni settori di attività (come assicurazioni ed energia). Non ci sarà un aumento delle tasse per le persone e per le aziende ribadiscono al Mef.
Il decreto “anticipi” sarebbe comunque meno sostanzioso di quello del 2023, che comportò una spesa di 3,2 miliardi di euro in deficit, dopo l’autorizzazione del Parlamento. Quest’anno invece il governo utilizzerà una parte dell’extra gettito fiscale per un decreto che potrebbe valere tra 1 e 1,5 miliardi di euro.
All’ordine del giorno della riunione di governo c’è l’informativa del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, sul Documento programmatico di bilancio, con le linee guida della manovra, che deve essere inviato a Bruxelles entro questa sera. In programma, però, c’è anche l’esame dello «schema di decreto fiscale» e dello «schema del Disegno di Legge di Bilancio», che secondo il calendario europeo dovrebbe essere approvata entro il 20 ottobre. Palazzo Chigi ha fatto capire che i due provvedimenti, decreto e manovra, potrebbero anche essere approvati nella riunione di stasera.

Gli sgravi ai lavoratori
Il piatto forte della manovra sarà la conferma degli sgravi ai lavoratori dipendenti, che potrebbe avere una forma diversa dal taglio dei contributi previdenziali, della riduzione a tre delle aliquote Irpef e delle misure a favore delle mamme lavoratrici, che potrebbe essere estesa alle partite Iva, per un costo complessivo di circa 15 miliardi di euro. Ci saranno anche i fondi per i contratti del pubblico impiego e le pensioni (a saldo di quanto arriverà col decreto anticipi). Lo sconto sui contributi, che oggi riguarda i lavoratori dipendenti fino a 35 mila euro, potrebbe essere mantenuto per le fasce di reddito più basse, ma sostituito da una nuova detrazione Irpef per quelli più elevati. In ogni caso il bonus sarà strutturale, e non sarà più coperto dalla riduzione dei contributi, che rischia di squilibrare il sistema previdenziale. Si studia anche un meccanismo per evitare che il bonus sparisca al superamento della soglia dei 35 mila euro, con una sorta di riduzione progressiva fino ai 40 mila euro di reddito.
Per recuperare risorse, assicura il Mef, le entrate arriveranno soprattutto da tagli e razionalizzazione delle spese. Ci saranno i tagli ai ministeri, ma il governo punta soprattutto sulla riduzione delle detrazioni fiscali. Oltre al taglio delle mini agevolazioni, che porterà appena 400 milioni, si pensa ad un tetto onnicomprensivo alle detrazioni (monetario o in percentuale) in funzione del reddito, mentre per i bonus edilizi si profila lo stop per le seconde case (ma la detrazione potrebbe restare al 50% per le prime). Altre risorse verranno dal concordato biennale per gli autonomi che si chiude a fine mese.

Retribuzioni
Con la manovra per il 2025 diventeranno «strutturali», dice il governo, il taglio del cuneo sulle retribuzioni fino a 35 mila euro lordi e l’alleggerimento dell’Irpef con la riduzione delle aliquote da 4 a 3 partita nel 2024. Significa che i circa 100 euro netti in più in busta paga diventeranno permanenti. Con due accortezze: attenuare lo «scalone» tra chi guadagna un euro meno di 35mila e chi ne prende uno in più; evitare un taglio definitivo dei contributi all’Inps. La riduzione del cuneo è infatti avvenuta con la riduzione dei contributi (fino a 7 punti) all’istituto di previdenza (sostituiti da trasferimenti dal bilancio), operazione criticata da Bankitalia perché metta a rischio l’equilibrio fra contributi e prestazioni.

La spesa
Alla vigilia dell’approvazione del Documento programmatico di bilancio il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha chiesto un nuovo giro di vite sulla spesa e 3 miliardi di ulteriori risparmi ai ministeri. Una cifra ambiziosa che alimenta più di una resistenza (Salvini nella sua veste di ministro delle Infrastrutture ha detto testuale :«Difenderò il mio budget»), anche perché l’ulteriore stretta va a sommarsi alla spending già predisposta nel 2022 che prevede per il 2025 un taglio di 1,5 miliardi (già calcolato nei conti tendenziali ). Il ministero che concorrere di più al taglio delle spese è quello del Tesoro, con circa 800 milioni di risparmi nel 2025. A seguire c’è il ministero di Salvini con 150 milioni.

Statali
Ci saranno più soldi per il rinnovo dei contratti dei 3,2 milioni di dipendenti pubblici. Si sta chiudendo la tornata dei rinnovi per il triennio 2022-24 e il governo sta valutando di inserire nella legge di Bilancio un primo stanziamento, ancora da definire, per la tornata 2025-27, allo scopo di realizzare una «continuità contrattuale». In alternativa, dovrà essere finanziata l’«indennità di vacanza contrattuale», trovando almeno 800 milioni.
Più in generale, per sostenere le retribuzioni, il governo dovrebbe rifinanziare la tassazione agevolata sul welfare aziendale: nel 2024 aliquota del 5% fino a 3 mila euro annui e detassazione sui fringe benefit fino a 2 mila euro (mille per i lavoratori senza figli a carico).

Sanità
Il governo assicura che metterà più risorse sulla Sanità. Si parla di poco più di 3 miliardi che porterebbero il Fondo sanitario a 138 miliardi nel 2025. Tra le misure allo studio, la flat tax sull’«indennità di specificità medica», oggi tassata normalmente al 43%. L’operazione, secondo le ultime indiscrezioni, dovrebbe avvenire in due tempi: nel 2025 l’aliquota dovrebbe essere del 30% e nel 2026 scenderebbe al 15% con un aumento in busta paga di circa 250 euro mensili. Previsto anche un piano triennale di 30mila assunzioni: 20mila medici e 10mila infermieri. Per contrastare la denatalità, si parla del rafforzamento dell’assegno unico per i figli e dell’estensione del bonus mamma anche alle lavoratrici autonome.

Ristrutturazioni
Nella manovra potrebbe figurare una conferma del bonus al 50% sui lavori di ristrutturazione. Una norma prevede che dal 2025 scenda al 36%, ma il viceministro Leo ha annunciato l’intenzione di lasciare il beneficio fiscale al 50%, limitandolo soltanto alle prime case. L’altro tema su cui i tecnici del Tesoro stanno lavorando è quello delle tax expenditures, ossia le 625 agevolazioni e detrazioni fiscali in favore di famiglie e imprese che si traduce in 105 miliardi di mancato gettito. L’operazione di sfoltimento è possibile su 412 detrazioni (le altre non sono comprimibili) è complicata e costosa in termini di consenso politico, ma potrebbe consentire di recuperare circa un miliardo.

Fisco
la tassa sugli extra profitti delle banche è quella che fa più bisticciare gli alleati di governo, in particolare Lega (Salvini è favorevole) e Forza Italia (Tajani la considera una «roba da Unione Sovietica»). Resta che il Tesoro è a caccia di risorse e la possibilità di un intervento per ottenere un gettito extra dalle banche è probabile. Tra le ipotesi figurano sia un intervento sulle stock option, sia l’idea di iniettare liquidità allo Stato attraverso le imposte differite attive (Dta), cioè delle imposte che saranno pagate in futuro e sono generate da differenze temporanee che rinviano la tassazione. Altra ipotesi riguarda un contributo volontario non solo delle banche, ma anche da parte di assicurazioni e settore energetico.

Autonomi
È una delle richieste principali della Lega, ma resterà in discussione fino all’ultimo momento: l’aumento della flat tax, ovvero l’aliquota sostitutiva del 15%, sulle partite Iva. Finora per accedere a questo regime forfettario, scelto già da 1,8 milioni di professionisti e lavoratori autonomi, bisogna avere ricavi annui non superiori a 85mila euro e per il 2024 è stabilito che chi supera gli 85mila euro ma non i 100mila possa beneficiare della tassa piatta al 15% ma solo per un anno, per confluire nel regime ordinario dal secondo anno. Il Carroccio chiede invece di stabilizzare la flat tax al 15% per i ricavi fino a 100mila euro. L’operazione potrebbe costare tra i 500 milioni e il miliardo di euro, secondo il numero di adesioni.

Previdenza
Non è stato trovato ancora un completo assestamento nemmeno sulle misure del capitolo pensioni. Il governo è intenzionato sia a confermare per il 2025 gli attuali canali straordinari di pensionamento anticipato (Quota 103, Ape sociale, Opzione donna) con i requisiti stringenti introdotti dal 2024 sia a garantire l’adeguamento pieno delle pensioni all’inflazione (nel 2024 è stato assicurato solo alle pensioni di importo fino a 4 volte il minimo, circa 2.460 euro lordi al mese) sia un piccolo aumento per le minime. Ma per ogni 10 euro in più al mese, considerando che gli assegni integrati al minimo (615 euro al mese) sono circa 2,5 milioni, servirebbero circa 300 milioni di euro in più.

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